De Angelis tra cinema e tv “Il successo? Fa anche paura”

Ancora più bella di persona che sullo schermo, Matilda De Angelis, ex cantante e ora attrice nata a Bologna nel 1995, ha un cuore sanamente disinvolto che non si cura, se è il caso, di togliersi le scarpe troppo alte, e sicuramente molto scomode, alla cena di gala a Palazzo Reale a Napoli. Questo dopo aver ricevuto il Nastro d’argento per la performance internazionale dell’anno grazie alla sua interpretazione in THE UNDOING – LE VERITÀ NON DETTE alla prima edizione dei Nastri d’Argento Grandi Serie Internazionali, evento realizzato dei Giornalisti Cinematografici con la Film Commission Regione Campania. “In questi giorni sono a Torino sul set di una serie, prodotta da Netflix Groenlandia in cui interpreto LIDIA POÓT, la prima donna avvocato d’Italia nel 1880 con la regia di Matteo Rovere con cui torno a lavorare insieme dopo VELOCE COME IL VENTO.
 Lidia era una donna laureata, una aveva studiato latino da sola ed era assolutamente controcorrente. Pagò lo scotto di essere all’avanguardia tanto da metterci ben 37 anni per essere accettata dall’ordine degli Avvocati. Alla fine ce l’ha fatta, ma a sessant’anni”.
Donne e premi? “È un discorso sicuramente delicato. La meritocrazia deve esistere – dice l’attrice – e questo è la cosa più importante che va salvaguardata. Ovvero uguale trattamento per tutti e le quote rosa non devono essere una moda e dire questo premio va dato a una donna perché ora si fa così. Questo è sbagliato perché così si ridicolizza il problema e perché cercando la parità si lascia presupporre un’inferiorità femminile e questo è altrettanto sbagliato”.
Tra i suoi film in uscita c’è poi IL MATERIALE EMOTIVO di Sergio Castellitto, film che andrà al Bif&st di Bari e un altro film girato per Netflix quest’inverno, ROBBING MUSSOLINI con la regia di Renato de Maria.
Cosa cambia lavorare all’estero? “Quello che cambia davvero in una produzione americana è il tempo che viene dedicato a una singola scena. C’è più attenzione perché il cinema viene percepito come un’industria vera e propria”. Il successo? “È un premio, ma anche una cosa che spaventa” 

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