LO SPORT IN RAI NON DECOLLA: UN PROBLEMA DI IMPOSTAZIONE

Da «Calcio Champagne» a «90° minuto» sembra sempre che qualcosa non funzioni. Ma la delusione più grande arriva da «La domenica sportiva»

90-minutoHo atteso 4 giornate di campionato prima di parlare dei programmi sportivi della Rai. Che sono un disastro, inutile girarci attorno. Potranno migliorare, potranno evitare certi vistosi difetti, ma è l’impostazione di fondo che non convince. Prendiamo «Calcio Champagne» del sabato, condotto da Marco «Gino» Lollobrigida (Raidue, seconda serata). La prima puntata era da arresto immediato, un bar sport che nemmeno a Caracas.
Poi qualcosa è stato fatto, ma resta sempre un prodotto da tv locale, un imbarazzante raduno di tifo e nerd. Prendiamo «90° minuto» con Paola Ferrari e Alberto Rimedio (Raidue, domenica, tardo pomeriggio). Nonostante le domande social è un programma irrimediabilmente vecchio. Sembra che il tempo si sia fermato nel rimpianto del teatrino di Paolo Valenti. Per fortuna ci sono i riassuntini delle partite. Ma la delusione più grande arriva da «La domenica sportiva» (Raidue). Con tutti i proclami del direttore Gabriele Romagnoli (la narrazione, l’autorevolezza, i nuovi modi di raccontare…), ci troviamo ad assistere a uno scontro di idee fra Marco Tardelli (e passi) e Ivan Zazzaroni! Alessandro Antinelli è un ansiogeno che non sta stare al suo posto, Paolo Tramezzani è meglio che faccia il secondo di De Biasi sulla panchina della Nazionale albanese. L’unica sorpresa piacevole è quella di Giorgia Cardinaletti che avrebbe la capacità di condurre da sola con maggior profitto.
La sola trovata, peraltro molto retrò, è di riproporre i gol con le voci di «Tutto il calcio minuto per minuto». Il problema dei problemi (ontologico? antropologico?) è questo: colpa di Romagnoli o colpa del mondo Rai Sport che negli anni si è andato sfaldando? Le idee ci sono ma mancano gli uomini e le donne per realizzarle? Forse le colpe vanno divise a metà (Romagnoli ha pur fatto delle scelte!), forse bisognerebbe avere l’umiltà di ricominciare tutto da capo.

di Aldo Grasso, Corriere della Sera

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