Kit Harington: «Perché ho paura di Jon Snow»

I fan di Giffoni lo hanno accolto al grido di «The King in the North». Paura di rimanere per sempre il Jon Snow del «Trono di spade»? Un po’. «Ma se tornassi indietro come potrei rifiutare un’occasione del genere?»

A distanza di qualche mese, Kit Harington è tornato in Campania. Prima a Napoli, nel marzo scorso, dove l’attore ha girato il nuovo spot di Dolce & Gabbana di cui è testimonial. Adesso a Giffoni. L’esperienza a Napoli, dice, lo ha colpito. «C’erano attori, comparse e un sacco di gente normale. E le signore anziane che volevano toccarmi la faccia. Continuavano a ripetere “babà”. E quando lo dicevo io (pronuncia: babai, ndr), ridevano forte e mi chiedevano di dirlo di nuovo. Ero sincero quando ho detto che è stata la campagna pubblicitaria più divertente che mi sia mai capitata». A Giffoni, invece, la maggior parte dei fan (alcuni dei quali hanno dormito nei sacchi a pelo per essere in prima fila durante il blue carpet) lo ha accolto come Jon Snow «The King In The North» del Trono di spade di cui è appena partita la settima stagione su Sky Atlantic HD. «Di Jon ammiro la fermezza quando si tratta dei suoi principi morali. Tutti facciamo concessioni, compromessi, ma lui no. Se gli manca qualcosa, è il senso dell’umorismo», ha scherzato. «Ricordo quando lessi il copione dell’episodio pilota, ormai otto anni fa. Leggo e non capisco, rileggo e continuo a non capire. Al che ho pensato: “Se ho bisogno di leggerlo due volte, vuol dire che c’è qualcosa in questa storia”. Non avevo idea che sarebbe diventato un successo del genere, ma è vero anche che, all’epoca, non ero in grado di fare lo schizzinoso quando si trattava di lavorare. Guadagnavo 500 sterline alla settimana che non sono abbastanza per vivere a Londra. Nel Trono di spade non ci sono molti effetti speciali, nel senso che la maggior parte di quello che si vede nello show è reale, costruito apposta o e credo che questo abbia un effetto positivo sulla recitazione – recitare in una scatola verde con pupazzi verdi al posto delle persone vere è davvero difficile – e, quindi, sul modo in cui il pubblico risponde allo show. Ho paura di essere ricordato per sempre come Jon Snow? Il rischio quando diventi popolare per un personaggio particolare c’è e può essere difficile uscirne. Lo scoprirò presto e un po’ mi preoccupa. Ma se tornassi indietro rinuncerei? Evidentemente no». Due i momenti delle precedenti stagioni sui quali si è soffermato. «La battaglia dei bastardi (nella sesta stagione, ndr) è stata durissima dal punto fisico, uno dei momenti più difficili, forse, di tutta la mia vita. Una settimana di prove e tre di girato. Ma poi vedi l’operatore che fa tutto quello che stai facendo tu con addosso la telecamera e ti senti già meglio».

E, ovviamente, la fine della quinta stagione dove Jon Snow muore. «Sono arrivato alla fine del copione e ho scoperto che era morto. Per settimane nessuno della produzione mi ha detto niente. Un giorno, ero sul set, i produttori mi si sono avvicinati e mi hanno detto: “Possiamo parlare un attimo?”. Sapevo che c’erano solo due possibilità. O stavano per dirmi: “È stato bello, grazie per questi anni di lavoro, addio”, oppure “Non sei morto”. Ho cercato di stare calmo, essere cool ma quando mi hanno spiegato che sarei tornato nella sesta stagione ho fatto un salto per aria». Sul suo prossimo film, The Death and Life of John F. Donovan di Xavier Dolan non ha potuto o voluto raccontare molto. «È difficile dire di che cosa si tratta perché è un insieme di cose. Xavier è sempre così pieno di idee ed energia. Interpreto una star della Tv che viene coinvolta in uno scandalo che ha a che fare col fatto che è gay». Restio da sempre a parlare del suo privato (non a caso si è presentato da solo mentre la sua fidanzata, Rose Leslie, è rimasta in hotel), ha scherzato sulle origini nobili della sua famiglia, discendente alla lontana da un re d’Inghilterra. «Ho un albero genealogico piuttosto affascinante ma temo che molto di quello che dicono non sia vero e comunque in quasi qualunque famiglia inglese, se vai molto indietro, trovi un lontano discendente che faceva parte della famiglia reale. La verità è che non vengo da una famiglia ricca. Però è vero anche che i miei genitori mi hanno incoraggiato e supportato in tutti i modi, anche economicamente quando era possibile. Penso di essere sempre stato un attore, nel senso che fin da piccolo avevo quello strano desiderio di avere un pubblico e di mettermi in mostra. Ma il successo non è quello che ti aspetti quando inizi a recitare. La maggior parte degli attori non sono famosi. Talvolta accade e mentirei se dicessi che non mi fa piacere. Detto questo, tengo i piedi per terra dicendo a me stesso che la fama deriva dal fatto di essere parte di una grande serie Tv, non da me». Alla domanda se ha mai dovuto fare cose come attore che avrebbe preferito evitare, ha risposto: «Sì, tantissime volte ma se dicessi che cosa finirei per offendere qualcuno. Quello che posso dire è che qualche volta non vorrei dover passare così tanto tempo lontano da casa».

Enrica Brocardo, Vanity Fair

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