Sanremo: Irama, arte è sincerità, se no è altra cosa

A suon di record di vendite, di sold out e di visualizzazioni streaming (con Mediterranea incoronato da Spotify come brano più ascoltato dell’estate e, a dicembre, come la canzone più ascoltata dell’anno), Irama si è guadagnato il terzo lasciapassare al festival di Sanremo con “La Genesi del tuo colore”, dopo aver partecipato nel 2016 con “Cosa resterà” nella sezione nuove proposte e nel 2019 con il brano “La ragazza con il cuore di latta”.
“Sono orgoglioso dei miei risultati – spiega il cantautore 25enne, passato anche per i banchi di Amici di Maria De Filippi -, li ho ottenuti rimboccandomi le maniche, lavorando sodo e tenendo i piedi per terra. So che non si può piacere a tutti, ma so anche che quello che determina un artista è la solidità della sua carriera. E io mi sto impegnando per far sì che questo avvenga”.
    Il brano che porta al festival, un uptempo che farà ballare ma con una venatura malinconica, che per il momento è solo il primo capitolo di un progetto che verrà (magari prima dei due palazzetti in programma a ottobre a Roma e Milano), “rappresenta un inno alla vita, anche nei momenti di sofferenza”. “Quando rischiamo di perdere tutto – spiega Irama (Filippo Maria Fanti, all’anagrafe), nasce qualcosa dentro di noi che fa scoppiare il colore e fa tornare a scorrere la vita. Il colore per me rappresenta la vita, con le sue tante e diverse sfumature che scorrono dentro di noi come il sangue nelle vene”. Il testo è nato dopo aver visto un video in cui un uomo abbracciava la sua ragazza che si rasava i capelli per un tumore. “Il flusso artistico può arrivare da qualsiasi cosa. E’ incontrollabile.
    L’arte è sincera, altrimenti non è più arte. Le immagini mi hanno scosso a tal punto da voler raccontare l’emozione in un brano. Ma non è così diretto: rispetto ad altri miei brani, è una canzone più eterea e spirituale, con un testo volutamente non schietto. Ma la bellezza della musica non è fare sempre le stesse cose”. Per la musica, che mescola elettronica e mondo orchestrale, ha chiamato a collaborare l’immancabile Dardust e Giulio Nenna. Irama rivendica, rispetto alla prima partecipazione al Festival, una maggiore consapevolezza. “La piuma che porto sempre con me, rimane al suo posto in segno di continuità, però sono cresciuto non solo anagraficamente, ma anche artisticamente. Il mio essere – dice – gravita molto intorno alla musica. Quando decidi di affrontare una passione con rispetto devi sacrificare la tua vita. Per me l’arte non è solo bellezza, ma sofferenza e sacrificio, La mia quotidianità è l’arte, non c’è altro”. E giura di non aver mai pensato di fermarsi, anche in un anno complicato come quello che abbiamo vissuto. “Non lo penserò mai e finché non sarò catalogabile o ripetitivo in quello che faccio – e allora si tratterebbe di imprenditoria e non di musica -, continuerò per la mia strada.
    La grandezza di un artista è morire provandoci”.
    Per la serata cover ha scelto “un artista con cui sono cresciuto e un brano che per me è molto importante”.
    L’ufficialità manca, ma tutto fa pensare a Francesco Guccini, di cui Irama si è sempre detto grande fan, e alla sua Cirano.
    Accanto a sé potrebbe avere Massimo Ranieri, con il quale ha già duettato.

Claudia Fascia, ANSA

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