Baglioni commenta l’eccezionale risultato di Sanremo: “Una gran bella cosa, che non si dimentica”

“Gli innocenti non sapevano che la cosa era impossibile e per questo la fecero”. Rubo questa frase a un grande pensatore del Novecento perché, in qualche modo, è andata davvero così. Parlo del Festival. E, con innocenti, intendo, naturalmente, ingenui. Perché questo è ciò che siamo stati: ingenui. Così tanto da non renderci conto a cosa andavamo incontro e, dunque, da andarci. Perfino adesso penso sia stata una pazzia. Provare a riportare la musica e le parole al centro. Musica e parole come meta e luogo dell’appuntamento. E una pazzia è stata. Pazzesco assecondarla, pazzesco quanto è successo lì e ancora più pazzesco quanto è successo tutt’intorno a noi.
Ancora oggi sogno le riunioni con gli autori e le prove con i conduttori, i musicisti e gli ospiti. E ancora oggi avverto un brivido corrermi lungo la schiena, l’istante prima di andare in scena, al pensiero di non aver messo bene a fuoco questo o quel momento o di non aver avuto il tempo di provare quanto avremmo dovuto quel pezzo o quel duetto. Ormai non c’è più tempo, però: la regìa sta chiamando il tempo. Pochi secondi e parte la diretta. Ma quando mi trovo nel mezzo del palco e tutto sta per cominciare, mi sveglio, apro gli occhi, in un silenzio immobile e irreale, e il respiro sonnacchioso della città dietro ai vetri, mi ricorda non solo che è tutto finito, ma che è andata: al di là di ogni aspettativa. Missione compiuta. Volevamo sorprendere Sanremo portando l’immaginazione al Festival, ma il Festival ha sorpreso noi, regalandoci un’esperienza al di là di ogni immaginazione. E, così, mentre l’ansia a poco a poco si allontana, si avvicinano visi, sguardi, gesti e parole di tutti gli ingenui che, insieme a me, hanno reso l’impossibile possibile. Va a loro il mio primo grazie. A chi mi ha seguito in tante scelte difficili e progettazioni complesse, da vicino e a chi lo ha fatto da un po’ più lontano. Tutti, però, con la stessa passione. Grazie alla loro fantasia, alla loro energia, alle loro idee, alle loro parole; soprattutto a quelle che mi hanno costretto a lottare per migliorare le mie e migliorare me. Una formidabile squadra. Un equipaggio fantastico, unito e intrepido, che ha saputo tenere la rotta con qualunque mare e qualunque tempo. E se, rientrando in porto, le sirene hanno suonato e le altre navi hanno issato il gran pavese, è merito di tutti loro.
Il secondo grazie è per i protagonisti di questo irripetibile film: giovani, big, ospiti di qui e di fuori. In una parola: gli artisti, coloro senza i quali l’arte semplicemente non esisterebbe e la nostra vita – che lo ammettiamo o no – sarebbe un po’ più pesante e affannosa e di certo un po’ meno ricca di pensieri, emozioni, sorrisi e leggerezza. Le canzoni saranno pure un’espressione breve, è vero, ma sono, pur tuttavia un’arte. Un’arte semplice, povera, fragile, piccola che entra, però, dentro di noi, ci prende, ci stordisce, ci travolge, ci commuove, ci emoziona, ci innamora e ci resta addosso per sempre. Nient’altro riesce a cambiare il mondo fuori e dentro di noi in pochi secondi. Una bella canzone lo fa. Invisibile agli occhi, come tutte le cose essenziali. Non al cuore, però, al quale regala battiti nuovi e un nuovo paio di ali, per volare a tempo con mille altre vite e mille altre storie.
L’ultimo grazie – il grazie più grande – va a tutte le persone che si chiamano pubblico. Un numero enorme, impensabile, straordinario. A tutti voi, perché, se è vero che senza gli artisti l’arte non esisterebbe, è ancora più vero che, senza di voi, l’arte non avrebbe alcun senso; così come non avrebbero alcun senso un panorama, un tramonto o una stellata di quelle che lasciano senza fiato, se non ci fossero almeno degli occhi da stupire, una bocca che l’incredibile ci fa lasciare aperta o un petto che comincia a palpitare. Grazie a tutti voi, milioni di individui e di universi, che vi siete ritrovati a condividere tutto questo. A vivere, per qualche giorno, al centro della musica. A rimetterla al centro dei prossimi sguardi, dei pensieri futuri. Dei viaggi a venire.
Mentre andavo via, mi chiedevo: chissà se ci torneremo? Mi allontanavo da Sanremo, dal suo mare, dai suoi carruggi, dal suo milione di scale, dal suo presepe di case colorate, dalle sue voci e pensavo che è vero: anche dalle esperienze più belle, prima o poi – purtroppo – si deve uscire, ma le avventure più belle sono quelle che non escono mai da noi. Se pure non si dovesse tornare, dunque, sarà solo per un motivo: noi non siamo mai andati via.
Non sapevamo che l‘impresa fosse impossibile e allora l’abbiamo fatta. Insieme. E l’abbiamo fatta davvero grossa! Una gran bella cosa. Che non si dimentica.

Claudio Baglioni, dal suo profilo Facebook

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