Federico Fellini nasceva 102 anni fa

Il 20 gennaio del 1920 nasceva uno dei più grandi registi della Storia del Cinema

Nell’età d’oro del neorealismo Fellini gioca la parte del visionario.
“Il visionario è l’unico realista” non è l’unica battuta del genio di Rimini; le biografie riportano anche “sono un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo” e “Avevo sempre sognato, da grande, di fare l’aggettivo”.
Fellini, parte dalla realtà povera, denudata e smascherata dell’esistenza umana che tuttavia redime e sublima in una narrazione consegnata ai ritratti poetici di Gelsomina, Zampanò, La Gradisca, Ciccio Ingrassia sull’albero a impetrare una donna e di tutta la rigogliosa galleria di personaggi che sfilano nei suoi film come figure che poco oltre sarebbero naif.

Federico Fellini nasce il 20 gennaio di 102 anni fa a Rimini, da una famiglia piccolo-borghese e compie regolarmente gli studi liceali.
La sua prima formazione artistica è in realtà un’autoformazione: da ragazzo impara a fare disegni ispirandosi all’onirico illustratore americano Winsor Mccay e sarà questa un’utilissima risorsa che utilizzerà più tardi per dare rappresentazione a personaggi, ambienti e costumi dei suoi futuri film.
Dal disegno al cinema il passo non è lungo e, all’insaputa dei genitori, comincia ad uscire di casa per andare a vedere i film proiettati nei cinema della sua città.
Alcune riviste cominciano a pubblicare i suoi disegni.

Nel 1939, insieme alla madre e ai fratelli si trasferisce a Roma per fare l’università ma, in realtà, coltiva il sogno di fare il giornalista. Si iscrive a Giurisprudenza ma non farà nemmeno un esame; comincia invece a pubblicare vignette sulla rivista satirica “Marc’Aurelio” dove diviene titolare della rubrichetta “Storielle di Federico”, ottenendo grande successo di pubblico, notorietà e discreti guadagni.
Sul finire degli anni ’30, nemmeno ventenne, comincia a scrivere gag, copioni e battute per alcuni film del poliedrico attore Erminio Macario (1902-1980).
Sono quelli gli anni in cui l’Italia entra nella seconda guerra mondiale.

La gavetta con Macario gli procura, nel 1941, un ingaggio all’EIAR (la RAI di allora, quando c’era solo la radio). Per l’emittente nazionale firma svariati copioni; nel ’42 conosce l’esordiente attrice Giulietta Masina che diventerà la sua compagna di vita e interprete di diversi suoi film.
Un presagio di quello che sarà il suo stile espressivo cinematografico è il copione di “Una lettera d’amore”, del ’42, in cui due fidanzati analfabeti si scambiano lettere in bianco eppure ricche di sentimento.

Il 30 ottobre 1943, poco più di un mese dopo il celebre armistizio annunciato dal generale Pietro Badoglio, Federico sposa Giulietta. Dal matrimonio nasce “Federichino” che morirà un mese dopo la nascita, il 24 aprile 1945; il giorno prima della liberazione.

Il biennio ’42-‘43 è quello in cui comincia scrivere le sceneggiature di film; tra le sue firme spiccano “Roma città aperta” (1945) di Roberto Rossellini; film del quale il regista austriaco naturalizzato USA Otto Preminger dirà “La storia del cinema si divide in due ere: una prima e una dopo Roma città aperta” e “Paisà” (1946), anche questo di Rossellini. In “Paisà” Fellini è anche aiuto regista e non poteva trovare maestro migliore di Rossellini per apprendere l’arte della regia.
Al termine degli anni ’40 è uno dei più affermati sceneggiatori italiani.

Nel 1950 Federico Fellini esordisce nella regia a due mani, in coppia con Alberto Lattuada, nel film “Luci del varietà”; il film avrà un buon successo di critica ma scarsi riscontri commerciali.
Nel ’52 esordisce alla regia con “Lo sceicco bianco”, su soggetto di Michelangelo Antonioni, sceneggiatura di Ennio Flaiano per l’interpretazione di Alberto Sordi.

Da quel momento è una catena di successi internazionali per i quali è meglio lasciare la parola ai numeri.
Un catalogo di venti film di cui uno per la televisione (“I clown”).
Un palmarès di quattro Oscar per il miglior film straniero: “La strada” (1954), “Le notti di Cabiria” (1958), “8 ½” (1964) e “Amarcord” (1975).
Un Oscar onorario alla carriera (1993).
Dodici candidature all’Oscar per la miglior regia o la migliore sceneggiatura.
Palma d’oro al Festival di Cannes 1960 per “La dolce vita”.
Gran Premio della tecnica al Festival di Cannes 1972 per “Roma”.
Due David di Donatello (1957 e 1960).
Quattro Grolle d’oro (1960, 1963, 1974, 1980).
Un Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985;
Due Gran Premi ai Festival cinematografici di Mosca, nel 1963 e nel 1987.
Dodici Nastri d’argento.
 
lamiacittanews.it

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