Alessandro Borghi è «Il primo re»: così non lo avevate ancora mai visto, né sentito

Dopo aver interpretato Stefano Cucchi nell’acclamato «Sulla mia pelle», l’attore più trasformista del nostro cinema sarà il fondatore della Capitale nel nuovo film del regista di «Veloce come il vento». Ecco quello che sappiamo finora

Le notizie riguardo Il primo re, il nuovo film di Matteo Rovere sul mito di Romolo e Remo, le abbiamo apprese un po’ alla volta, con i tempi dettati dal regista. Prima la foto di un irriconoscibile Alessandro Borghi coperto di fango, i capelli e la barba lunga e l’armatura consumata, a metà strada fra un personaggio di Game of Thrones e il Revenant di DiCaprio. Poi l’indiscrezione che la lingua prescelta sarà il proto-latino, una forma arcaica della lingua parlata dai romani, e, infine, la data di uscita al cinema, prevista per il 31 gennaio. Il film, che ha richiesto due anni di lavoro e che vede Rovere in qualità di regista, produttore e sceneggiatore, parte da un budget di otto milioni di euro, tantissimi per un film italiano. La storia, invece, ruota tutta attorno al rapporto fra i due fratelli legati al mito della nascita di Roma, che parte dall’opera di storici come Tito Livio e Plutarco per intrecciarsi al fantasy e alle battaglie tramandate dall’epica. I riferimenti, in questo senso, corrono immediatamente a Braveheart, citato dallo stesso Borghi che nel film vestirà i panni di Romolo, alla Passione di Cristo di Mel Gibson (anche in questo caso la lingua era quella usata ai tempi della storia, nello specifico l’aramaico e il latino) e all’Ultimo dei Mohicani. Storie di avventura, forti, ruvide, con protagonisti carismatici che lottano per la sopravvivenza.Il primo re, con Borghi e Alessio Lapice protagonisti, uscirà nelle sale solo in versione originale, con i sottotitoli in italiano. Le riprese, per una aderenza totale al mito in questione, si sono tenute fra le oasi di Farfa e Manziana, nel Lazio, dove la natura è quasi del tutto incontaminata. La messa a punto di una forma di latino quanto più vicina possibile a quella parlata da Romolo e Remo è stata, invece, frutto di un lungo lavoro fra gli sceneggiatori e un team di semiologi dell’Università La Sapienza di Roma. Il risultato è uno dei titoli più attesi del 2019 e che vede Borghi, dopo l’impressione performance in Sulla mia pelle, alle prese con l’ennesima trasformazione. Qui il trailer:

 

Mario Manca, Vanity Fair

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