Il trio che irride il calcio: «Ecco come siamo diventati “Gli Autogol”, dall’oratorio ai milioni di views»

Interno pavese. Due ragazzi si conoscono sui banchi di scuola, il terzo si aggiunge sul palco teatrale di un oratorio. Formano un trio e approdano sulle frequenze di una radio locale, poi i primi esperimenti su YouTube. Oggi coinvolgono una platea digitale di milioni di persone. È la sintesi della storia degli Autogol, trio di youtuber, imitatori e conduttori, che sono riusciti a trasformare la passione per il calcio abbinata all’ironia nel lavoro che sognavano. «La nostra è una storia di amicizia. Se non esistessero Gli Autogol, noi tre saremmo comunque amici. E probabilmente passeremmo la maggior parte del tempo a ridere e scherzare seguendo il calcio». Adesso però sono «una vera e propria azienda» con un seguito di due milioni di persone su Facebook, altrettante su YouTube dove il video «Baila como el Papu» (inteso come Gomez, il giocatore dell’Atalanta) è arrivato a 44 milioni di visualizzazioni.

Michele Negroni e Alessandro Iraci (oggi hanno 32 anni) si conoscono al Liceo scientifico Copernico di Pavia. Nasce subito l’intesa soprattutto nelle imitazioni dei professori: «In maniera del tutto inconsapevole, è stata una palestra incredibile. Pensavo che studiando avrei costruito il mio futuro, invece l’ho sì costruito a scuola, ma nei momenti di cazzeggio, imparando a imitare gli insegnanti», racconta Michele, il nome in onore di Michel Platini («per fortuna l’idolo di mio padre non era Zbigniew Boniek, altrimenti non so come mi avrebbe chiamato»). Tra i loro pezzi forti infatti ci sono le imitazioni: «Il trucco delle parodie-doppiaggio è ricalcare il più possibile il labiale originale, cambiando solo qualche parola. Quando devi imitare un personaggio lo devi studiare, c’è poco da dire. Devi indagarne i movimenti, i tic, le espressioni, le frasi che ripete spesso». All’epoca il trio è solo una coppia. Alessandro «Rollo» Trolli è più giovane di due anni e si aggiunge più avanti, sul piccolo palco del teatro dell’oratorio di San Genesio, «per molti anni sala prove dei “San Genesis”, così si chiamava il nostro gruppo».

La prima svolta arriva con il debutto in radio nel 2008. «Ai tempi passavamo intere giornate a creare copioni, a inventare scene per il teatro; ormai stava diventando qualcosa di più di una semplice passione e agli spettacoli continuava sempre a esserci tanta gente. Radio Ticino era la radio della diocesi. Un’emittente cattolica, dunque, con pochi programmi e pochi soldi da investire nelle strutture e attrezzature. La trasmissione si chiamava Pavia Sport Mania. Per tre anni almeno, dal 2008 al 2011, è andata così: trasmettiamo sostanzialmente per noi stessi, ci divertiamo e non ci facciamo grossi problemi se nessuno o quasi ci ascolta». Per crescere c’è anche l’esperienza a TeleLombardia con Flop Calcio: «Una trasmissione interamente ideata, condotta e realizzata da noi tre. In pratica un’autoproduzione. Il patto era questo: ti do lo spazio, fai la tua trasmissione ma non ti pago. Oddio, un compenso c’è, a dire la verità: 50 euro in tre a puntata. Dividendo, 16,6 periodico euro a testa, praticamente la benzina per arrivare e un panino con acqua a fine puntata, qualche volta ci può scappare una birra. Si tratta però di una grande chance per noi».

Il nome di battaglia non è roba loro: «Michele era seduto in un’aula studio di ingegneria. Di fronte a lui due suoi compagni di corso, tra cui Giuseppe che offre due spunti: Il gol di Muntari. O Gli Autogol». La seconda che hai detto è quella buona. Pian piano crescono, i social per loro sono sempre stati più importanti dei media tradizionali, il web alla fine li lancia. Il segreto? «La nostra grande intuizione è stata accorgerci che in Italia, nel 2011, la comicità sul calcio non esisteva praticamente più. Un programma come Mai dire Gol mancava ormai da dieci anni». La Gialappa «per noi è un mito», ma il maestro è Paolo Villaggio: «Il paradosso è uno degli elementi più efficaci quando si scrive un testo comico: disordinare l’ordine».

Milioni di visualizzazioni su YouTube, da sei stagioni un programma comico-sportivo su Radio 105, ora hanno anche pubblicato un libro, Il calcio (non) è una cosa seria (Piemme) dove raccontano la loro storia, inframmezzata da parecchi aneddoti: le partite a calcetto con Javier Zanetti, la hit musicale con il Papu Gomez, i filmati in cui hanno fatto recitare Del Piero e Immobile, Allegri, Conte e Buffon che ridono delle loro imitazioni. Nonostante il successo, si sentono ancora quelli partiti dall’oratorio: «Il nostro modo di vivere e di preparare le nostre parodie non è cambiato. Far ridere ironizzando sul calcio ci rende felici, come quando trovi un pallone in mezzo a un campo. Tu, il pallone e una porta davanti: niente di più bello».

Renato Franco, Corriere.it

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