Fellinopolis e Fellinette, omaggi al maestro

FELLINOPOLIS di Silvia Giulietti e LA FELLINETTE di Francesca Fabbri Fellini sono due documentari ‘omaggio’ al maestro de La dolce vita da parte di due registe, alla Festa di Roma. E tutto questo nel segno che l’opera del regista riminese, cinque volte premio Oscar, è ancora una miniera ricca di generose gallerie piene di tesori.
Nel primo caso, FELLINOPOLIS, di scena immagini inedite di backstage e interviste ai suoi più stretti collaboratori (Lina Wertmüller, Nicola Piovani e Dante Ferretti, Maurizio Millenotti, Ferruccio Castronuovo e Norma Giacchero). In LA FELLINETTE, invece, tutto nasce da un disegno di Fellini del 1971 della nipote Francesca bambina, un disegno di lei al mare con tanto di palloncino che ora si anima per far rivivere il mondo felliniano.
Con FELLINOPOLIS si entra, come in un viaggio nel passato, nel backstage di film come CASANOVA, LA CITTÀ DELLE DONNE, E LA NAVE VA e GINGER E FRED, un vero e proprio privilegio che Ferruccio Castronuovo ha avuto all’epoca quando Fellini, in genere molto geloso di tutto, gli permise di poter girare liberamente su questi set.
E va detto che vedere come il maestro si comportava sul ponte di comando di un set ha ancora un grande fascino: prepotente, ironico, divertito e sempre creativo, il regista in questo documentario regala molti aspetti di sé inediti. Come quando dice serio, a mo’ di rimprovero, a Mastroianni sul set di GINGER E FRED che “la prima cosa per un attore è saper ballare, recitare è ballare” o quando sottolinea durante una intervista: “È vero ho bisogno di armonia con i collaboratori come se stessimo per fare una scampagnata, un viaggio insieme”.
Condivisa infine da tutti gli intervenuti – dalla Wertmuller, sua assistente di regia, fino a Piovani -, la meraviglia di aver lavorato con questo grande personaggio che non faceva altro che mettere in scena i suoi sogni e che chiedeva a tutti i suoi collaboratori “una fede pari a quella dei marinai verso Cristoforo Colombo”.
Se FELLINOPOLIS è in qualche modo ‘storia del cinema’, LA FELLINETTE è invece sul fronte della creatività, ovvero un omaggio di Francesca Fabbri Fellini allo zio che parte da un disegno di Fellini stesso. Da qui una sorta di favola muta (tra animazione dello Studio Ibrido di Torino e live action) dove i protagonisti sono, di volta in volta, una bambina e il suo cagnolino, una spiaggia invernale, un palloncino rosso che vola in cielo e una sedia da regista su cui si siede la piccola protagonista del cortometraggio .
Creature sfilano poi agli ordini del Direttore (Ivano Marescotti), avvolto dal mantello di Mandrake e sulle note di Andrea Guerra passano: una ballerina eterea (Milena Vukotic), un mago delle bolle (Bustric), un funambolo (Federico Bassi), l’uomo delle ombre (Carlo Truzzi) e il creatore della neve (Gabriele Pagliarani).
In chiusura del corto una frase fulminante su tutta l’opera di Fellini: “Nulla si sa, tutto si immagina”.

Francesco Gallo, ANSA

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