MUSIC LOVES FASHION

Gli outlet si trasformano in location da festival: possibile?

Succede anche quest’anno negli outlet McArthurGlen, con l’edizione 2017 di #ModaMusica e il debutto di Love Supreme Festival, dedicato al jazz e al blues. Per celebrare questa occasione, ripercorriamo insieme alcune delle tappe fondamentali di un rapporto d’amore che perdura nei decenni. DOVE È COMINCIATO TUTTO?
In realtà non si sa: moda e musica non sono mai state davvero scollegate, e il ciuffo di Elvis – pur non avendo marchio – ha influenzato a più riprese le generazioni a seguire. Se però dobbiamo mettere un punto fermo, diciamo che l’anno zero è il 1974, anno in cui Vivienne Westwood e Malcolm McLaren aprono Sex, la loro boutique sulla King’s Road, a Londra. Sex diventa immediatamente un punto di aggregazione per la nascente scena punk inglese, come racconta anche la chitarrista delle Slits, Viv Albertine, nella sua autobiografia Clothes, Clothes, Clothes, Music, Music, Music, Boys, Boys, Boys. E già dal titolo è chiaro che per le band dell’epoca l’estetica era importante quanto la musica. Il resto è storia, inclusa la gloriosa carriera da designer di Vivienne Westwood.

˝Hai una vita più interessante se indossi vestiti che fanno colpo.˝
Vivienne Westwood

GLI ANNI ‘70
Furono un momento di grande sperimentazione un po’ per tutti: da un lato la viva brutalità del punk, dall’altra l’androginia e i glitter del glam rock. È nella scia di quest’ultimo che si inserisce David Bowie, capace di prendere qualsiasi genere e farlo suo con la forza della personalità e il genio musicale. Alcuni dei suoi costumi di scena più celebri furono il risultato della collaborazione con lo stilista giapponese Kansai Yamamoto: della celebre tutina monospalla e monogamba fatta a maglia fu addirittura pubblicato il pattern, in modo che le fan potessero riprodurla.

˝Per me la musica è il colore. Non il dipinto. La mia musica mi permette di dipingere me stesso.˝
David Bowie

GLI ANNI ‘80
La moda esplose di pari passo con la prosperità del boom economico, e il pop diventò quello che conosciamo ancora oggi: una porta girevole di nomi, facce e look che cambiano di continuo. Anche se le icone rimangono. Grace Jones – che ancora oggi, a quasi settant’anni, rimane una musa per il mondo della moda – poteva indossare qualsiasi cosa, ma i suoi cappelli di Philip Treacy e le sue mantelle di Halston e Azzedine Alaïa sono dei classici dell’eleganza. I Duran Duran nei loro completi colorati di Antony Price definiscono l’estetica dell’epoca, almeno finché non arriva Madonna, o meglio, Madonna collabora con Jean-Paul Gaultier per creare i costumi di scena del suo Blonde Ambition Tour: reggiseni puntiti che si collocano all’intersezione fra le maggiorate anni ‘50 (periodo al quale la moda anni ‘80 deve parecchio) e l’estetica della donna-robot che sarebbe poi tornata anche nei primi anni ‘90 con il corpetto a forma di motocicletta disegnato da Thierry Mugler e reso celebre dal video di George Michael, Too Funky. George Michael merita una menzione a parte, ovviamente, perché nella sua carriera post-Wham! usò spesso e volentieri le modelle come sostituto della sua persona nei video: Freedom ‘90 è una sorta di Bignami delle supermodel (mancano giusto Helena e Claudia per completare l’intero novero dell’epoca).

˝Credo che la moda e la musica vadano di pari passo e così dovrebbero. Il lavoro dell’artista è creare l’immaginario che armonizza la musica.˝

E OGGI?

In anni più recenti il rapporto fra moda e musica si è consolidato, fra tradizione (Beyoncé vestita Gucci) e sperimentazione (la lucida follia di Lady Gaga e dei suoi costumi ideati da Nicola Formichetti, fra abiti di carne fresca e reggiseni sputafuoco). Avanti veloce ai giorni nostri, sono i musicisti a darsi alla moda, Kanye West e Rihanna in testa. Ma non dobbiamo dimenticare Victoria Beckham, la cui carriera come designer è stata ricompensata con un successo che supera di gran lunga quello ottenuto come artista solista dopo lo scioglimento delle Spice Girls. Il rapporto moda e musica si ripropone anche oggi, al McArthurGlen Designer Outlet con la sua collaborazione con il Love Supreme Festival. I Designer Outlet infatti si trasformano in un luogo dove le sette note incontrano le creazioni delle grandi maison, per trasformare lo spazio dello shopping in un luogo dove musica ed eleganza tornano a dialogare dando origine a uno dei connubi più emozionanti e felici della storia.

Vanity Fair

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