Il Museo del Cinema di Torino e Rai Cinema lanciano la prima sala permanente dedicata alla Virtual Reality

Sarà la prima con programmazione continua. Fra i contenuti proposti anche produzioni sperimentali come Revenge Room, un corto che unisce tecniche immersive e temi sociali di grande richiamo soprattutto per i giovani

Nella suggestiva Aula del Tempio del Museo Nazionale del Cinema di Torino, proprio sotto l’imponente cupola della Mole Antonelliana, campeggia l’enorme statua del Moloch di Cabiria, il film del 1914 – sceneggiato anche da Gabriele D’Annunzio – che rivoluzionò la percezione della settima arte italiana del mondo grazie alla forza innovativa dei suoi mezzi tecnici ed espressivi. Più di un secolo dopo, a contrastare l’aspetto tetro del colosso ma anche a dare continuità alla sua storia, arrivano proprio lì accanto le prime sale nostrane completamente in VR: due dal colore bianco luminoso, che si ritagliano uno spazio distintivo fra le luci soffuse dell’Aula aprendo le porte a quello che per molti è il futuro, il cinema – appunto – in realtà virtuale.

Proprio il 19 maggio, in occasione della riapertura al pubblico del museo dopo le limitazioni pandemiche, viene inaugurata CineVR, la sala comprensiva di due ambienti in cui si svolgerà una programmazione giornaliera continua di otto ore proponendo film ideati e concepiti con questa tecnica innovativa e immersiva. Compresa nel biglietto nel Museo, la visione sarà gratuita e prenotabile direttamente in loco; accanto alle proiezioni nelle sale preposte, ogni mese sarà proposta l’anteprima dei nuovi contenuti che potranno essere fruiti sulle 40 chaise longue dell’Aula del Tempio in un’atmosfera ancora più avvolgente. Il tutto grazie ai visori Pico G2 4k (in seguito arriveranno anche gli Oculus Quest 2 e gli HTC Vive), oggetto ovviamente di un’attenta attività di igienizzazione“Ci costa più la sanificazione che non i visori stessi”, scherza il direttore del museo, Domenico De Gaetano.

Il Museo del Cinema vuole tenere conto degli scenari prossimi dell’arte cinematografica e della forma museale. Passato e futuro, tradizione e innovazione: attorno a questi due poli si incardina il primo cambiamento dell’esposizione permanete con la creazione di questo spazio riservato alla realtà virtuale”, ha dichiarato il direttore, aprendo anche ad altre forme di sperimentazione. “Le esperienze con i visori per la realtà virtuale, il videomapping e i videogiochi sono solo alcuni degli approcci attraverso cui registi, designer e artisti stanno arricchendo le possibilità del cinema. Allo stesso modo, anche i musei propongono metodologie innovative per presentare i propri contenuti a un numero maggiore di fruitori”.

L’inaugurazione di CineVr è anche l’occasione per rinnovare la collaborazione del Museo con Rai Cinema, che da anni sta sperimentando e investendo con successo nell’ambito della realtà virtuale. Proprio Rai Cinema ha deciso di donare a questi spazi espositivi le sue prime tre produzioni VR, il documentario Lockdown 2020 e i corti Happy Birthday e Revenge Room, qui presentato in anteprima. Si tratta di un breve film  che, dopo essere già stato presentato in versione lineare tradizionale su RaiPlay, arriva ora nella versione virtual reality 360° diretta da Gennaro Coppola per la produzione di One More Pictures. In futuro c’è anche il progetto di trasformare lo stesso corto in un’installazione di videomapping sulle facciate della Mole stessa, come già sperimentato con le immagini mute lo scorso anno durante il lockdown.

Sceneggiato da Alessandro Diele (vincitore di un concorso pensato appositamente per i giovani scrittori), Revenge Room si inserisce in un importante progetto tecnologico e sociale di Rai Cinema, che già nel precedente Happy Birthday aveva trattato il tema dell’hikikomori, dell’isolamento totale dei giovani adolescenti. Qui, grazie all’amore di due ragazzi spezzato dalla diffusione illegale di immagini private, ci si immerge in una storia che si svolge tutta all’interno di una stessa stanza, divisa a metà dalla colpa di lui e dall’innocente sofferenza di lei. A guidarli nel percorso di consapevolezza sono le figure interpretate da Violante Placido e Alessio Boni (“Abbiamo girato in un solo giorno, un po’ spaesati dal doverci abituare a vivere lo spazio scenico in maniere diversa”, hanno detto gli attori). La particolarità della versione Vr, però, è che tramite il visore è la stessa stanza ad animarsi, con elementi che si colgono in ogni angolo e azioni che avvengono anche dietro a quelle che tradizionalmente sarebbero le spalle dello spettatore.

“La realtà virtuale è una declinazione dell’audiovisivo unica e affascinante. Coinvolge tutti i sensi dello spettatore che si trova totalmente immerso nella storia”, spiega il regista Coppola. “Visto in questa prospettiva il cinema assume un’importanza culturale determinante. E soprattutto diventa anch’esso, proprio al pari della letteratura, uno strumento sociologico. Ne consegue quanto sia semplice capire come la realtà virtuale possa aumentare, centuplicare e massimizzarne l’esperienza fisica e narrativa”. Gli fa eco Carlo Rodomonti, responsabile marketing strategico e digitale di Rai Cinema: “Rai ha la possibilità di aprire la strada a un’evoluzione del cinema che negli Stati Uniti e in Asia si sta affermando da tempo. Soprattutto, è un modo per continuare ad avvicinare i giovani, d’altronde la nostra principale missione è quella di espandere la cultura digitale italiana a tutti i livelli”.

Il cinema in realtà virtuale sembra ancora di nicchia, ma iniziative come queste favoriscono una specie di percorso di alfabetizzazione che si avvicina sempre di più il pubblico. Lo stesso Rodomonti chiarisce che non è neanche un problema di costi: con qualche decina di migliaia di euro si riescono a realizzare dei corti in Vr tecnicamente avvincenti. Ovviamente bisogna abituare gli spettatori a questa possibilità, studiando contenuti che abbiano una valenza artistica e sociale e che siano spendibili, soprattutto tra i più giovani che oggi, rispetto al cinema, vivono anche la concorrenza di videogiochi e piattaforme online. Ma forse, agli inizi del Novecento, è stato così anche per Cabiria: da sempre la settima arte immagina mondi e tecniche che non esistono, creando meraviglia, stupore e anche spaesamento nel pubblico, il quale poi si incammina sempre più intrepido ed entusiasta su strade mai viste prima.

wired.it

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