Amazon sborsera 500 milioni per produrre la serie su “Il signore degli anelli”

A novembre, Amazon ha annunciato che avrebbe prodotto un prequel della saga «Il Signore degli Anelli». La società di Jeff Bezos ha offerto 250 milioni di dollari (oltre 203 milioni di euro) ai titolari dei diritti di Tolkien, la New Line e le edizioni Harper Collins. Secondo quanto riferisce Reuters, tuttavia, Amazon starebbe per allargare ulteriormente il budget di spesa. La produzione e il marketing della serie potrebbero aumentare i costi a 500 milioni (e più) milioni di dollari, per le prime due stagioni, un budget che renderebbe la serie la più costosa di sempre mai realizzata per la televisione. Per fare un confronto, Peter Jackson ha realizzato la sua trilogia, al cinema, con un budget di 280 milioni di dollari esclusa la promozione (una cifra colossale). Mezzo miliardo di dollari significherebbe che la serie «Il Signore degli Anelli» costerà ad Amazon il triplo della cifra spesa per le stagioni 1 e 2 di «The Man in the High Castle» (in Italia «L’uomo nell’alto castello»).

La grande serie distopica storica adattata dal romanzo di Philip K. Dick «La svastica sul sole», uno dei più grandi successi della piattaforma, costa 72 milioni di dollari a stagione. La prima serie sarebbe stata vista da 8 milioni di americani (dati del 2017) e avrebbe permesso ad Amazon di attirare 1,15 milioni di nuovi abbonati in tutto il mondo. Resta da sapere quanti ne sono rimasti (dopo aver visto la serie) e quanto hanno poi fatto acquisti sul sito. Chiaramente, investire nella serie, attirare gli abbonati su Prime, permette ad Amazon di incrementare le vendite e quindi aumentare il fatturato complessivo. In quale misura? In mancanza di numeri, si può comunque dedurre che se Amazon continua a rinnovare «The Man in the High Castle» (è in corso la produzione della terza stagione), è perché la serie è redditizia. Quindi, se «The Lord of the Rings» è tre volte più costosa per il gruppo americano, la serie dovrà logicamente attirare il triplo di nuovi abbonati (quindi quasi 3,5 milioni) per essere altrettanto redditizia.

Laura Zangarini, Corriere della Sera

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