Rai, Fuortes: via gli spot? Il canone basso non basta

La Rai ha bisogno di «risorse certe e adeguate così da consentire al vertice di concentrarsi sugli obiettivi affidati alla concessionaria pubblica, obiettivi sicuramente economici, ma ancor prima editoriali, meglio ancora culturali, sociali e industriali». È quanto detto ieri dall’a.d. Rai, Carlo Fuortes, in audizione davanti alla commissione Lavori pubblici del Senato. Fuortes ha sottolineato come il finanziamento debba essere «commisurato agli obblighi, stabile e trasparente», mentre rispetto agli altri broadcaster pubblici, quello italiano è «complessivamente sottofinanziato» e il canone è «incongruo» ed «è strutturalmente il più basso di tutta Europa da rendere quasi irrilevante la compresenza compensativa per Rai degli introiti della raccolta pubblicitaria».

Le soluzioni e i modelli che si possono scegliere sono diversi, ha continuato l’a.d., ciò che conta è fissare un congruo periodo temporale, non inferiore al quinquennio, garantendo risorse coerenti con gli impegni minimi richiesti dalla convenzione e quelli ulteriori stabiliti dal contratto.

L’ipotesi di avere un finanziamento soltanto derivante dal canone è ammissibile, ma «non è pensabile che 90 euro possano essere sufficienti se viene abolita la pubblicità», in quel caso il canone dovrebbe essere aumentato. La scelta se mantenere il sistema duale canone-pubblicità o affidarsi solo al canone è una decisione politica che però, ha sottolineato l’a.d., deve tener conto degli effetti molto rilevanti sull’azienda. In ogni caso, Fuortes ha detto che non crede che il sistema finanziario del canone più pubblicità possa incidere in modo rilevante sulla qualità della programmazione.

L’a.d. ha anche toccato la questione dei canali tematici: «sono troppi? Stiamo facendo delle valutazioni. Il piano industriale, che verrà approvato nei prossimi mesi dall’azienda, ovviamente deciderà sui canali tematici. Devo dire che, complessivamente, i canali tematici interessano il 6% dell’audience, una cifra molto importante. Quindi non si possono considerare residuali o da chiudere». Nonostante infatti il mercato dei canali tematici lineari stia scendendo a vantaggio delle piattaforme digitali, «ancora hanno una loro rilevanza».

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