Il 15 dicembre 1966 moriva Walt Disney. Accanto ai geniali personaggi animati creò film dedicati al futuro dell’uomo, dell’abitare e dell’automobile
Energia atomica
Alla fine degli anni ’50 Disney aveva già prodotto le serie televisive dedicate ai viaggi nello spazio, scritte insieme alla NASA e con Wernher Von Braun davanti alle telecamere. Poi una sull’uso pacifico dell’energia atomica e un film sul futuro dei trasporti. Tutti temi di cui è bellissimo andare a rivedere – anche comodamente su Youtube – le predizioni dei ricercatori e dei creativi del tempo. Cosa era geniale e cosa una scommessa, cosa si è avverato e cosa no. “Magic Highway USA” è un lungometraggio del 1958 che celebra la costruzione delle strade (di terra, di pietra, di ferro e d’asfalto), dai “pilgrim fathers”, all’America pantagruelica degli anni ’50.
Guerra Fredda
Tutto inneggia all’automobile: lo speaker declama – Siamo una nazione su ruote!, Fate girare una ruota e attraverserete il Paese! – mentre sullo schermo si ramifica la rete delle «freeways» in costruzione, che ha cambiato in un decennio la vita della gente. Disney compare presentato come «il tipico automobilista americano» – Tenere tutto in movimento è un vecchio motto – sorride il papà di Topolino, che subito rimarca come la libertà di viaggiare, inaugurata dalle carovane dei pionieri, sia un piacere tutto americano e che non deve essere dato per scontato. Sono gli anni della Guerra Fredda, sia che si parli di atomo, di satelliti o di strade, in un programma per ragazzi o al telegiornale, un dito è sempre puntato verso la Cortina di ferro.
Territorio immenso
La «dea strada», che da est a ovest, dagli anni ’30 ai ’60 ha messo in comunicazione il paese è narrata in ogni dettaglio: dai rilievi aerei del territorio immenso, agli incontri tra gli ingegneri e residenti, dai mediatori che trattano l’esproprio delle fattorie, ai ciclopici cantieri, tutte le fasi della corsa alla motorizzazione sono glorificate da Disney. In modo un po’ acritico, bisogna ammettere. I problemi dello «sprawl» – il consumo del territorio – e del trasporto pubblico non sembrano sul tavolo. Mentre le immense periferie e i settanta milioni di automobili in circolazione sono l’unica opzione.
L’autostrada del futuro, raccontata a cartoni animati, contiene qualche verità e molto humor. L’auto autonoma sembra a portata di mano, come l’elisoccorso, le telecamere retrovisori e la proiezione sul parabrezza. Si auspica che la pubblicità sparisca a vantaggio del paesaggio. Ma si immaginano anche carreggiate appese al Gran Canyon, o all’ombra dei templi greci (a Segesta noi italiani ci siamo riusciti). Meno serie, ma non meno godibili, le corsie separate per «lui» e per «lei», il box che lava e asciuga la macchina da solo, ponti e tunnel che si autocostruiscono. Tutto questo era il mondo di Walt Disney, sorprendete e poetico anche quando trattava di argomenti molto seri.
di Giosuè Boetto Cohen, Il Corriere della Sera