Piccole donne crescono, nell’”Amica geniale” di Elena Ferrante

Lila ed Elena sono cresciute, sono diventate quasi due donne e adesso devono affrontare i veri problemi della vita. Nasce la seconda serie, Hbo-Rai Fiction, di L’amica geniale, basata sul secondo volume della quadrilogia di Elena Ferrante intitolato Storia del nuovo cognome. Otto episodi di cui sei diretti da Saverio Costanzo (1, 2, 3, 6, 7 e 8) e due da Alice Rohrwacher (4 e 5), su Rai1 nella prossima primavera.

Gli eventi riprendono dal punto in cui è terminata la prima stagione, dal dopoguerra si passa agli anni ’60: Lila (Gaia Girace) si è appena sposata, diventa madre e avvia un’attività di abile venditrice nell’elegante negozio di scarpe della potente famiglia Solara al centro di Napoli; Elena (Margherita Mazzucco) prosegue gli studi, è una studentessa modello e decide di frequentare l’università a Pisa. La loro amicizia, tra alti e bassi, conflitti e complicità, prosegue in un susseguirsi di eventi dove le due ragazze si perdono e si ritrovano.

«La storia inizia dove l’avevamo lasciata — spiega Costanzo —. Cresce il dinamismo dei personaggi. Lila inizia ad avere strumenti e mezzi per ottenere ciò che vuole. Così come Elena che si prefigge obiettivi ambiziosi. È una sinfonia di situazioni contrastanti, l’atmosfera si scalda anche nel rapporto tra le due “cattive ragazze”: tradimenti, competizione, rabbia, poi l’esplosione dei sentimenti, la memoria che si mischia col presente, fino a quando avverrà l’ultimo confronto». La fortunata saga romanzesca è prodotta da Lorenzo Mieli e Mario Gianani (Wildside) e da Domenico Procacci (Fandango). Produttori esecutivi, Paolo Sorrentino e Jennifer Schuur. «Il mio personaggio è diventato più complesso — esordisce la quindicenne Girace, di Vico Equense —. La maternità l’ha addolcita. Non ho ancora provato nella realtà l’esperienza di diventare madre, però adoro i bambini». Grazie al successo ottenuto con la prima serie, a Gaia è cambiata un po’ la vita: frequenta il liceo linguistico, ma è diventata una diva. «Ho sempre sognato di fare questo mestiere e sono iscritta a una scuola di recitazione. Adesso la gente mi ferma per strada chiedendomi autografi. A scuola i compagni sono orgogliosi di me e i professori più clementi, quando sanno che non ho studiato una materia è perché sono stata sul set».

Interviene la sedicenne Mazzucco, nata a Napoli, al quarto anno di liceo classico: «Questo lavoro mi è capitato per caso. Ho scoperto un mondo diverso, che però non mi ha cambiato la vita. Pure io vengo fermata per strada da fan che vogliono farsi selfie con me, ma in classe vengo trattata come prima. In questa nuova avventura sento di conoscere meglio il mio ruolo e mi identifico molto in Elena: è una ragazza moderna. Proseguendo gli studi, riesce a emanciparsi ed è consapevole di un riscatto sociale». I personaggi si evolvono, così come si evolve il set alla periferia di Caserta. «Era un terreno abbandonato, dove un tempo sorgeva la vetreria Saint Gobain. Ora è uno dei più grandi set a livello europeo — spiega lo scenografo Giancarlo Basili —. Circa 20 mila mq, dove abbiamo ricostruito il rione Luzzatti, per la prima serie, e poi il rione Ascarelli, per la seconda: 14 palazzi cui si affiancano i teatri di posa ricavati dai vecchi capannoni della fabbrica».

Soddisfatta Andreatta, direttore Rai Fiction: «È un traguardo per la tv generalista: è possibile realizzare un prodotto complesso anche con l’uso del dialetto, un linguaggio arcaico». Soddisfatto Mieli: «Nonostante scelte artistiche azzardate, con sottotitoli dal napoletano all’italiano, ha avuto successo nel mondo». Dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Cina all’Australia. Questi alcuni Paesi dove il primo capitolo è stato acclamato dal pubblico. Cos’ha di tanto universale una vicenda ambientata in rioni periferici di Napoli? «Il successo non dipende dal mistero intorno all’identità di Elena Ferrante — risponde Costanzo —, ma dall’architettura geniale delle relazioni umane». La terza serie continuerà con le stesse attrici? «Dovremo sceglierne due più mature. A meno che Gaia e Margherita non crescano molto in fretta».

Emilia Costantini, Corriere.it

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