I Bts partiranno per il servizio militare obbligatorio. Il ritorno sul palco nel 2025

Jin ha ritirato la richiesta di rinviare il termine, gli altri seguiranno le sue orme “a turno in base alle loro scadenze individuali”

Adesso è ufficiale: i BTS partiranno per il servizio militare. L’annuncio della Big Hit, la loro agenzia, ha lasciato di stucco centinaia di migliaia di fan in tutto il mondo. Non che la notizia non fosse nell’aria. Jin, il membro “più anziano” della band, a dicembre compie 30 anni, l’età limite per assolvere al “proprio dovere” secondo quanto prevede la legge della Corea del Sud. Sarà lui il primo a partire, ma anche gli altri hanno deciso di seguire le sue orme “a turno in base alle loro scadenze individuali”. La Big Hit ha aggiunto che la società e i membri della band non vedono l’ora di riunirsi nel 2025.

Lo scarno comunicato arriva dopo anni di discussioni e a pochi giorni dall’incredibile concerto della band di k-pop più famosa del mondo a Busan, per sostenerne la candidatura all’Expo 2030. E non è semplicemente rivolto ai fan, quanto agli investitori. Eh già, perché la Big Hit è quotata in borsa e certamente questo periodo di sospensione avrà delle ripercussioni importanti.

Quando si parla di Bts, infatti, non si parla solo di musica, ma di “soft power”, di cui sono uno degli esempi più imponenti. Secondo Joseph Nye, che ha coniato per primo il termine, il “soft power” è la capacità di raggiungere obiettivi nazionali tramite l’attrazione invece che la coercizione. Cultura, valori, politiche di un paese generano soft power. Il K-pop genera soft power e dunque relazioni internazionali che fanno girare l’economia. 

Si calcola che l’impatto dei Bts sia stato in era pre-pandemia pari allo 0,3 % del Pil della Corea del Sud, sono tra le band più ascoltate su Spotify e più seguite su Instagram, hanno il maggior numero di interazioni su Twitter e oltre 100 miliardi di visualizzazioni su YouTube. Hanno letteralmente un esercito di fan (i loro sostenitori si fanno chiamare Army), attivi non solo nella divulgazione della cultura coreana ma anche nella filantropia, nel sostegno psicologico ai giovani. La loro influenza è universalmente riconosciuta tanto da essere invitati all’Onu per dare voce ai ragazzi di tutto il mondo nel periodo post pandemia. Insomma, se di hallyu (onda coreana) si parla, RM, Jin, Suga, J-Hope, Jimin, V e Jungkook la cavalcano meravigliosamente.

Proprio per questo la “questione del servizio militare” (che in Corea, a seconda delle forze scelte, può durare sino a due anni) ha un peso anche economico ed è stata molto dibattuta fino alla decisione di Jin di ritirare la sua richiesta di rimandare la costrizione e “seguire le procedure d’arruolamento richieste dall’Amministrazione per le risorse umane militari”, come ha comunicato l’agenzia. 

Jin ha rimandato la partenza in base a una legge rivista nel 2020, una concessione dell’ex presidente sudcoreano Moon Jae-in, che consente alle pop star di rinviare il servizio militare fino all’età di 30 anni, previa autorizzazione del Ministero della Cultura.

C’era una possibilità che lui e gli altri membri del gruppo potessero aggirare la chiamata per un obbligo piuttosto pesante che occupa due anni della vita di tutti i giovani maschi sudcoreani. Una norma, infatti, prevede che gli atleti e i musicisti classici che hanno ottenuto premi internazionali possano essere esentati su raccomandazione del ministro della Cultura, Sport e Turismo, in cambio di servizi alternativi. 

È il caso di Cho Seong-jin, il primo pianista coreano a vincere l’International Chopin Piano Competition, e dell’attaccante del Tottenham Son Heung-min. Il calciatore, per esempio, ha prestato servizio per tre settimane dopo aver ottenuto un’esenzione, insieme ai suoi compagni di squadra coreani, dopo aver battuto il Giappone vincendo l’oro ai Giochi asiatici del 2018.

Tuttavia un ulteriore emendamento salva-BTS che estenderebbe il beneficio ai musicisti pop è rimasto arenato nell’agenda dell’Assemblea nazionale.

In un’intervista rilasciata il primo agosto scorso, il Ministro della Difesa Suh Wook ha dichiarato che anche i BTS non possono sottrarsi alla leva obbligatoria cui tutti gli uomini devono sottoporsi entro i 30 anni suggerendo però un’ipotesi alternativa: “Penso debba essere dato loro il modo di continuare a esercitarsi anche durante il servizio militare. Inoltre, credo che debbano avere la facoltà di lasciare temporaneamente il posto per andare a esibirsi in concerto”, aveva detto.

Dopo il comunicato di oggi, è chiaro che quello di Busan è stato l’ultimo concerto della band almeno per qualche anno.

Nella dichiarazione si legge anche: “L’uscita del loro primo album antologico, all’inizio di quest’anno, ha aperto la strada per consentire ai membri di prendersi del tempo per esplorare nuovi progetti solisti. Come parte della famiglia HYBE, supportiamo e incoraggiamo i nostri artisti e siamo oltremodo orgogliosi che ognuno di loro avrà ora il tempo di esplorare i propri interessi unici e fare il proprio dovere al servizio del paese che chiamano casa. Yet To Come (The Most Beautiful Moment)” è più di una traccia del loro ultimo album, è una promessa, c’è ancora molto altro da fare negli anni a venire dai BTS”.

I fan dovranno attendere, ma forse neanche tanto.

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