Johnny Depp conquista la Festa del cinema di Roma: l’incontro con la stampa e le foto sul red carpet

Accolto dall’affetto dei fan fin dal suo arrivo a Fiumicino, Johnny Depp, ospite di Alice nella città per l’evento Puffins, è l’indiscusso protagonista della quarta giornata del festival. Ecco cosa ha detto in conferenza stampa

Attesissimo per il primo dei due red carpet della giornata, accolto dall’entusiasmo dei fan fin dal suo arrivo a Fiumicino, Johnny Depp, ospite della sezione Alice nella città della Festa del cinema di Roma, proprio dall’affetto dei suoi supporter è rimasto bloccato all’uscita dall’albergo ed è arrivato con due ore di ritardo nella sala Petrassi stracolma, dove si è svolto l’incontro stampa per la presentazione della webseries di Bacardi e Iervolino Puffins, spin-off di Arctic, rivolta ai più piccoli, al cui protagonista, la pulcinella di mare Johnny Puff, ha prestato l’aspetto e la voce. Non si tratta di un doppiaggio in senso stretto, visto che per il personaggio Depp ha inventato uno strano linguaggio. Adorato dagli spettatori più giovani ma molto caro anche a quelli più anziani (come chi scrive) che lo seguono dagli inizi della sua carriera, col carisma di ribelle non scalfito dagli scandali mediatici, Johnny Depp sembra un divo suo malgrado, è intelligente, sensibile e disponibile coi fan, tanto che hanno dovuto portarlo via praticamente di peso per impedirgli di stringere mani e fare selfie, col rischio di arrivare in ultraritardo anche al red carpet dell’Auditorium della Conciliazione prima della sua masterclass andata sold out in tempi record. Con l’immancabile cappello a tesa larga (che finirà a un certo punto sulla testa dell’interprete Bruna Cammarano, costretta a fare i salti mortali per tradurre le sue lunghissime risposte) e la bandana d’ordinanza, giacca di pelle gialla, foulard, braccialetti e catenine, Johnny Depp dopo le foto sul red carpet (le nostre sono di Luca Carlino) ha risposto di buon grado alle domande che gli sono state fatte. Il suo modo di parlare, lento e meditato, ricorda molto il suo grande amico e mentore Marlon Brando. Tra tanti attori amatissimi scommetteremmo che proprio Depp può contare sulla migliore fan base del mondo, che non l’ha mai abbandonato.

Cos’è Puffins

Come dicevamo sopra, Johnny Depp è arrivato al festival per accompagnare la presentazione di Puffins, webseries per i più piccoli che, come ha spiegato Andrea Iervolino, ha una formula innovativa: è composta da episodi da 5 minuti l’uno, ognuno indipendente dall’altro, con un messaggio educativo e un’alta qualità dell’animazione in CGI, interamente realizzata da 160 artisti, tutti italiani, di cui il 42.6 per cento donne. Grazie alla presenza di Johnny Depp, Puffins viene distribuita in oltre 90 paesi nel mondo. E ora lasciamo la parola al protagonista.

La ricerca sul linguaggio

“Quello che mi ha affascinato dell’opportunità di fare una cosa del genere è il fatto che sono sempre stato affascinato dal linguaggio, ho letto molti libri di Desmond Morris, ho fatto molte ricerche e studiato quali sono i suoni a cui reagisce un bambino molto piccolo. Sappiamo tutti che lo fanno ridere le facce buffe e certi rumori, ma mi interessava sapere dal punto di vista scientifico a quale suono reagissero, se allo aaa, uuu, eee… Ho pensato che sarebbe stato fantastico inventare il linguaggio per il personaggio e poi loro hanno avuto la pazienza di aspettare e fare quello che mi sembrava giusto, cioè di mixare il mio dialogo col verso vero della pulcinella di mare”.

L’influenza del cinema muto e l’importanza dei cartoni animati

“Quando ero piccolo, avrò avuto 5, 6 o 7 anni, la domenica pomeriggio c’era un canale televisivo che trasmetteva film muti, quindi ho avuto l’opportunità di vedere all’opera Buster KeatonCharlie Chaplin, questi geni incredibili, maestri nella loro arte, e mi sono subito reso conto che la grande difficoltà dei film muti stava nel fatto di non poter usare il linguaggio. Non poter dire le parole è molto difficile, anche se devi comunque trasmettere l’intenzione mentre lo fai, e hai solo gli occhi per esprimere quello che deve arrivare al pubblico. Anche il personaggio di Jack Sparrow ha rappresentato una sfida, e sono stato molto felice di essermi per così dire infiltrato nel campo nemico, perché è stato molto rischioso da parte loro scritturarmi e non erano felici della mia scelta per il personaggio, ma io ho resistito perché per me era importante cambiarlo e spingerlo oltre i suoi naturali confini. Se delle persone di 5 anni, 15, 35 o e 95 anni sono sedute su uno stesso divano a guardare i cartoni animati di Bugs Bunny o Wyle Coyote, con cui sono cresciuto e che ho visto coi miei figli, accettano il fatto di vedere Wyle Coyote schiacciato da un enorme masso e subito dopo con una piccola fasciatura in testa, è perché è un cartone animato. Questo per me è stato una grande influenza su Jack Sparrow, volevo andare proprio in quella direzione. Ho cercato di capire cosa potesse far ridere e divertire i bambini”.

Come è cambiato il rapporto di Johnny Depp con la carriera

“La mia carriera è allo stesso punto di sempre, esiste ancora, è stato un viaggio molto interessante. Mi piace ancora fare i film, ne ho fatto uno con Andrea e Monica (Waiting for the Barbarians, ndr) e spero che ne faremo un altro, ma fortunatamente mi sono allontanato da quel macchinario che sputa a getto continuo battute riciclate e applica ai film una scontata struttura in tre atti. Mi piace fare film che partano da un luogo semplice, voglio aiutare la gente a fare film, non mi interessa la fama, lavorare coi più grandi registi al mondo o con i più grandi attori, ma magari con una ragazza o un ragazzo di 15 anni che hanno qualcosa da dire, anche girato con un telefonino, ma che abbia qualcosa da esprimere in modo da dar loro un certo livello di soddisfazione. Voglio trovare qualcosa del genere e non credo che a Hollywood sia possibile, Hollywood è un posto da andarci in vacanza, c’è una mancanza generale di conoscenza e comprensione e c’è molta condiscendenza. Per anni hanno guardato il pubblico dall’alto in basso convinti che le cose gli andassero spiattellate, ma non è vero, chi va al cinema vuole essere sfidato, capire da solo senza che qualcuno gli martelli le cose in testa. Mi piacerebbe provare qualcosa di diverso”.

La cosa di cui Johnny Depp è più orgoglioso

“Innanzitutto i miei figli, non c’è niente al di sopra di loro e niente che ci si avvicini. Per quanto riguarda il lavoro, credo di appartenere a quel tipo di attori che non possono permettersi di sentirsi soddisfatti, perché per un attore l’idea di soddisfazione è un po’ come la morte, sentirsi arrivato significa che non puoi più migliorare, arricchire un personaggio, andare oltre”.

Comingsoon.it

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