Netflix non teme i concorrenti

Netflix pubblica la sua ultima trimestrale da protagonista indiscusso del mercato streaming on demand, aspettando senza ansie il primo debutto di un concorrente, Walt Disney, che sbarcherà tra meno di un mese prima negli Usa e in Europa nei Paesi Bassi, poi nel resto del Vecchio continente verso la primavera 2020. La piattaforma guidata da Reed Hastings non si lascia di certo cogliere impreparata e lo si deduce già dai conti al 30 settembre scorso che vedono i ricavi salire del 31,1% a quota 5,2 miliardi di dollari (4,7 miliardi di euro), il reddito operativo crescere a 980 milioni (881,2 milioni di euro) con un margine del 18,7% rispetto al 14,3% del secondo trimestre. Mentre l’utile netto è di 665 milioni di dollari (598 mln di euro) dai precedenti 403 mln (362,2 mln di euro). Risultati che sono stati sostenuti da un tempestivo aumento dei prezzi, oltre che dal boom della terza stagione programmata di Stranger Things con 64 milioni di spettatori nelle sole prime quattro settimane. Senza contare che, con un budget complessivo in contenuti da 15 miliardi di dollari per quest’anno (13,5 mld di euro), Hastings conta di arginare la concorrenza (da Warner e Nbc a Apple e Amazon) puntando sulla «varietà» del catalogo, come esplicitato nella lettera agli azionisti pubblicata assieme alla terza trimestrale 2019. Tra le novità si spazierà da The Irishman con Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci a Marriage Story con Scarlett Johansson, da The Laundromat di Steven Soderbergh con Meryl Streep e Gary Oldman fino Dolemite is my name con Eddie Murphy. Ma Netflix ha pensato bene di rafforzare anche format diversi dalle classiche serie, come le mini-serie, o le produzioni ad hoc per smartphone, specie in paesi come l’India dove ci sono meno apparecchi tv.

A proposito dell’Asia, che resta terra di conquista per Netflix ma non solo, la piattaforma Usa ha anche rimodulato al ribasso i suoi prezzi per rispondere alle critiche di alcuni osservatori del settore che dubitavano della sua capacità di espansione internazionale. Nei mercati maturi come quello europeo, poi, Netflix è entrato nelle offerte di broadcaster della pay tv come Canal+ e Sky Italia.

Insomma, la piattaforma Usa si aspetta un certo rallentamento nella crescita con l’arrivo di nuovi concorrenti ma lo definisce «modesto», sia perché, per l’appunto, si è preparata prima sia perché in Canada, è l’esempio citato nella lettera agli azionisti, la sua crescita è stata simile a quella negli Usa, dove però c’è la concorrenza di Hulu e dei suoi 30 milioni di abbonati.

«Con l’arrivo della tv via cavo», ha spiegato Hastings, «i vari network non si sono cannibalizzati tra loro ma, di contro, hanno portato via audience ai broadcaster tradizionali. Allo stesso modo lo streaming lo farà con la tv lineare. Anche nei mercati più maturi, abbiamo margini di sviluppo».

Di conseguenza, le previsioni per la chiusura d’anno sono al rialzo, in particolare sul fronte ricavi e margine operativo. Compreso nelle stime all’insù pure il flusso di cassa, oggi negativo per 502 milioni di dollari (seppur in discesa dai precedenti 690 milioni).

E gli abbonati? Nel terzo trimestre del 2019 se ne sono aggiunti 517 mila nel maturo mercato a stelle e strisce, altri 6,3 a livello globale. Le aspettative del mercato erano, rispettivamente, superiori negli Stati Uniti (820 mila) ma inferiori a livello mondiale (6,1 milioni).

Marco A. Capisani, ItaliaOggi

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