‘Il verdetto’ da McEwan, Emma Thompson giudice delle scelte difficili

Arriva nelle sale giovedì il film diretto da Richard Eyre e interpretato, con maestria, da Emma Thompson nel ruolo del giudice Fiona Maye la cui vita privata e professionale è in subbuglio. Eyre: “Tutti siamo posti di fronte a scelte morali”

L’eminente giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye ha sulle sue spalle decisioni difficilissime da prendere, che spesso hanno a che fare con la vita e la morte. Possono essere gemelli siamesi neonati che debbono essere separati altrimenti morirebbero, bambini che devono essere allontanati dai genitori o le cui condizioni di salute costringono a intervenire il Tribunale. Sono scelte estreme, scelte morali, che nella vita delle persone normali possono presentarsi una o due volte ma che in quella del giudice Fiona Maye accadono tutti i giorni, una responsabilità e un ruolo talmente grandi da non lasciare più spazio a nient’altro. Arriva nelle sale giovedì il film Il verdetto, scritto da Ian McEwan (che ha adattato un suo romanzo), diretto da Richard Eyre e interpretato, con maestria, da Emma Thompson nel ruolo del giudice Fiona Maye.”La grande differenza tra romanzo e film – spiega da Londra il regista – è che la storia nel film è raccontata con una maggiore tensione narrativa che è quello che distingue essenzialmente la lettura di un romanzo dalla visione di un film. Quando leggi un libro lo puoi lasciare e riprendere, mentre il film ha una sua lunghezza specifica che carica il regista di una specie di obbligo di compattezza nei confronti del pubblico affinché il racconto sia emozionale e incisivo. Credo molto nel potere della scrittura cinematografica e ho molta fiducia nel rapporto tra il regista e lo sceneggiatore che è fondamentale a teatro e forse non così tanto nel cinema, ma per me sì”.E infatti a livello di trama il film è molto fedele al romanzo. Mentre il suo matrimonio con Jack (Stanley Tucci) vacilla, il giudice è chiamata a prendere una decisione cruciale: deve obbligare Adam (Fionn Whitehead), un giovane adolescente, a sottoporsi a una trasfusione di sangue che potrebbe salvargli la vita e che lui rifiuta in quanto testimone di Geova, come i suoi genitori. È un caso come un altro, in passato il giudice Maye ne ha avuti di ben più critici ma quel corto circuito tra vita privata e professione fa sì che compia un errore.  “La sua crisi matrimoniale acuisce le difficoltà di prendere una decisione, le offusca il giudizio su questo dilemma tra vita e morte visto che il suo matrimonio sta proprio in questo equilibrio tra la vita e la morte. La sua vulnerabilità le fa commettere un errore quando va a trovare il ragazzo in ospedale finendo per superare il confine che una persona nella sua posizione dovrebbe sempre tenere. Chiacchierando con lui e arrivando a cantare con lui ha come deposto il suo ruolo di giudice”.Il tema della giustizia è un tema che può essere ricondotto alla vita di chiunque, sebbene le sentenze del giudice Maye affrontino casi estremi che difficilmente possono capitare nella vita di tutti i giorni. Ne è convinto Richard Eyre che dice: “Con questo film abbiamo drammatizzato una scelta morale in modo esplicito, tutti si trovano a compiere scelte morali nella propria vita che non sono mai decisioni facili da prendere perché non si tratta di bianco e nero. Io provo un grande fascino verso questo tema per questo ho scelto di raccontare al cinema questa storia che racconta una scelta giuridica che è anche morale”. Eyre è d’accordo che la forza del film è la performance di Emma Thompson. “Ci conosciamo molto bene, la fiducia tra noi è grande per cui ci siamo messi d’accordo facilmente su come affrontare questo personaggio. Che doveva essere raccontato tenendo a bada le emozioni in modo che poi alla fine quando i suoi sentimenti fossero venuti fuori sarebbe stato un vero vulcano emotivo. Con gli interpreti il rapporto deve essere estremamente personale, non credo alla figura del regista come un autocrate. Gli attori sono colleghi con cui condividere le decisioni che si prendono sul set.  Insieme è possibile fare cose che non si potrebbero fare da soli”.

Chiara Ugolini

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