Anche Alberto Angela sbaglia. L’Osservatore romano lo rimprovera: “Giacobbe non è il nonno di Gesù!”

Qualche svarione di troppo e anche il bravissimo Alberto Angela si becca una tirata d’orecchie, dall’Osservatore  romano, il quotidiano del Vaticano. Un po’ troppa enfasi gli contesta il direttore, qualche indebita appropriazione, l’errore da matita blu sul profeta Giacobbe spacciato per il nonno di Gesù.

Il caso Pompei, con l’enfatizzazione della data dell’eruzione del Vesuvio, che oggi è sui giornali, è l’occasione per commentare come si divulga la cultura, a partire dai programmi tv: “Divulgare ed enfatizzare in ambito culturale, soprattutto di questi tempi, fa senz’altro bene (in particolare a Pompei), ma andrebbe fatto con un po’ di misura e, in Sistina, con un minimo supplementare di attenzione e preparazione”, ha scritto ieri il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian.

Nel mirino della critica del giornale della Santa Sede sia l’enfatizzazione delle notizie, senza tenere conto delle scoperte già fatte in passato (è il caso di Pompei) sia la mancanza di “attenzione” in alcune presentazioni. “Con qualche esagerazione Alberto Angela – scrive Vian – ha dichiarato che le sue ipotesi (in realtà avanzate da altri) sulla data autunnale per la distruzione di Pompei sono state confermate”.

Il direttore del giornale vaticano prosegue poi parlando del programma, sempre di Angela, sulla Sistina: “Il successore televisivo del padre Piero è stato bacchettato su ‘Pagine ebraiche’ del 30 settembre scorso da Massimo Giuliani a proposito della celeberrima raffigurazione degli antenati di Cristo nella Sistina. ‘Come presentatore e divulgatore – ha scritto l’ebraista dell’università di Trento – è molto bravo, ma come esegeta della Bibbia molto meno. Quando gli è toccato di spiegare la lunetta della volta che l’artista rinascimentale ha dedicato a Iacob e Ioseph, ossia Giacobbe e Giuseppe, il nostro Alberto ha concluso che, essendo Giacobbe il padre di Giuseppe, vediamo qui il nonno di Gesù!’, e ha identificato di conseguenza nella stessa lunetta Rachele come la Madonna”.

“Che conclusione trarre da queste piccole storie? Che divulgare ed enfatizzare in ambito culturale, soprattutto di questi tempi, fa senz’altro bene (in particolare a Pompei), ma andrebbe fatto con un po’ di misura e, in Sistina – conclude Vian -, con un minimo supplementare di attenzione e preparazione”.

Blitzquotidiano.it

Torna in alto