Siria, ex roccaforte dell’Isis diventa il set del nuovo film di Jackie Chan

“Home Operation” racconta l’evacuazione di cittadini cinesi dallo Yemen, condotta da Pechino nel 2015. Il film, girato nel sobborgo di Damasco di Hajar al Aswad, trasformatosi per l’occasione in un set low cost, intende celebrare la potenza cinese

Si chiama Hajar al Aswad ed è una città fantasma. Da quattro anni è stata abbandonata a se stessa dopo che i miliziani dell’Isis, che l’avevano eletta a propria roccaforte, ne sono stati cacciati. Oggi torna a ripopolarsi e a prendere nuova vita grazie al cinema: la star degli action movies Jackie Chan vi sta infatti girando il suo prossimo film. Intitolato Home Operation, si ispira all’evacuazione, condotta da Pechino nel 2015, di cittadini cinesi dallo Yemen squassato dalla guerra, un vero successo politico-diplomatico per la Cina.

Dal momento che girare negli stessi luoghi di quell’operazione sarebbe stato troppo difficile, la casa di produzione (degli Emirati Arabi Uniti) ha optato per la Siria, dove la guerra ha cessato di far sentire i suoi sinistri rimbombi. Nella sceneggiatura si fa solo un vago riferimento al Paese (d’invenzione) di Poman.

Lo scorso giovedì sono state diffuse diverse immagini delle rovine di Hajar al Aswad piene di attori in abiti tribali yemeniti, comparse in uniforme di nazionalità siriana e vari componenti della troupe cinematografica cinese con indosso una polo. Jackie Chan figura come principale produttore esecutivo, nonostante finora non si sia ancora fatto vedere in Siria.

L’obiettivo di questa produzione “da kolossal” consiste nell’esaltare il ruolo della Cina e del Partito comunista al potere in una complessa operazione di evacuazione di propri cittadini da un contesto di guerra. Intento confermato dal regista di Home Operation, Yinxi Song. All’epoca, il successo dell’operazione fu presentato da Pechino come un momento di orgoglio per la sua marina, una prova dei suoi principi umanitari e della sua crescente portata globale.

Per il primo ciak era presente l’ambasciatore cinese in Siria, in rappresentanza di uno dei pochi Stati che hanno mantenuto buone relazioni diplomatiche con il regime di Bashar al Assad. Per la breve cerimonia di inizio riprese è stato srotolato uno striscione rosso in tre lingue e un altro con la scritta Peace&Love è stato appoggiato sulla parte anteriore di un carro armato.

Hajar al Aswad era uno dei sobborghi più densamente popolati di Damasco, nei pressi del campo profughi palestinesi di Yarmuk. Entrambe le località erano diventate siti cruciali nella Guerra civile siriana scoppiata nel 2011, poi cadute sotto il parziale controllo dello Stato islamico. La loro riconquista, quattro anni fa da parte delle forze filogovernative, aveva segnato il momento in cui il regime di Damasco era riuscito a riportare sotto il proprio controllo l’area della capitale. Per riprendere Hajar al Aswad, era stato necessario sottoporre il sobborgo a martellanti bombardamenti, che l’hanno in gran parte rasa al suolo. Solo una parte dei suoi abitanti è riuscita a farvi ritorno.

“Le aree devastate dalla guerra si sono trasformate in uno studio cinematografico. Queste zone attraggono i produttori cinematografici”, ha dichiarato il regista Rawad Shahin, che fa parte della troupe di Home Operation. “Costruire studi simili a queste aree è molto costoso, quindi esse sono considerate studi low cost”. Il team di produzione afferma che per le riprese intende utilizzare diverse altre località in Siria, dove sono state realizzate anche produzioni iraniane e russe, entrambe alleate di Assad.

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