Rockin’ 1000, arrivano il Maestro Vessicchio e un’entusiasta Courtney Love: “È una figata”

Altro che Rockin’ 1000.

Salgono a 1.500 i membri della band più grande del mondo (“almeno in termini numerici” ironizza il fondatore, Fabio Zaffagnini) in occasione del concertone del 21 luglio allo Stadio Franchi di Firenze. L’orchestra si esibirà con una rockstar: Courtney Love che, insieme all’esercito di musicisti, suonerà quattro pezzi delle Hole, Celebrity Skin, Malibu, Olympia e Hard to Handle.
È stata la Fondazione no-profit Only the Brave, partner dell’iniziativa (un parte dei proventi andrà alla Comunità di San Patrignano, che celebra il suo quarantesimo anno di attività), a ingaggiare la Love, che ha accettato subito, senza dubbi o remore. Rispondendo, dicono gli organizzatori: “Questa è una figata”.

Ma, aldilà delle cifre da record e dei superospiti, l’evento rischia di avere una portata etica notevole, in un momento di rigurgiti razzisti e di conati neofascisti. Perché Rockin’ 1000 è una festa sì, “che fa del rock un messaggio di inclusione in tutti i sensi – sottolinea Zaffagnini – In questa megaband infatti possono suonare tutti, a prescindere dalla razza, l’orientamento sessuale, la religione. Dentro, ci sono musicisti professionisti che arrivano da 30 paesi del mondo (dall’Usa alla Russia, dal Brasile all’Iran), ma anche chi strimpella uno strumento per passione o canta sotto la doccia. E comunque nessuno di loro può essere definito un comune musicista, perché tutti insieme concorrono ad una cosa straordinaria”.

Tra i 1500 si noterà la presenza di Saturnino, storico bassista di Jovanotti, ma anche Cesareo di Elio e le Storie Tese. Ed è stato proprio Cesareo il ‘gancio’ con il direttore d’orchestra Peppe Vessicchio, che né a Amici e Sanremo ha avuto un’orchestra così gigante: “La tecnologia ci facilita – spiega – se dovessimo relazionarci solo con il suono amplificato dalle casse acustiche, sarebbe un’impresa impossibile. Invece, tramite l’uso di cuffie, ognuno potrà ascoltare se stesso immerso nel contesto generale, e rispettare anche la scansione del tempo, del ritmo”. In realtà il lavoro inizia molto prima del concerto, quando i referenti musicali storici di Rockin’ 1000 (i ‘guru’), una volta definita la scaletta e gli arrangiamenti (curati da Claudio Cavallaro con l’aiuto di Davide Marani e risultato di un accurato lavoro di lima, di scarnificazione per non sporcare il suono) diffondono sul sito web i tutorial suddivisi per strumenti a chi ha richiesto di entrare nella megaband. “La parte più tosta del lavoro è fatta, si tratta ora di trovare una gesto direttoriale ampio e eloquente per una compagine così numerosa”.

Vessicchio versus il rock. Per il maestro è una sfida bella e buona, che ha accettato volentieri “perché in questo momento c’è bisogno di progetti che trasudino senso della comunità e empatia con il prossimo: la musicoterapia insegna che andare a tempo con altri musicisti è stimolo ai nostri meccanismi interiori che innescano quegli stati d’animo. E poi, la musica è la seconda lingua di tutti i popoli del mondo, una lingua che non ci fa dimenticare ad esempio che quando noi italiani non eravamo capaci di produrre lavoro per tutti, lo andavamo a trovare cercando accoglienza altrove. Dunque, ho accettato non solo perché questo progetto insiste su un aspetto didattico importantissimo, ma anche per l’attitudine sociale, che ne è la vera anima. E sono felice che in scaletta ci sia un pezzo degli Who, band che prima di altre, in piena rivoluzione anni Settanta, espresse il timore che chi stava operando quel cambio sarebbe stato il primo a cedere alle lusinghe del sistema. Cosa che di fatto è avvenuta”. Ma la bacchetta pop più famosa d’Italia ha chiesto che tra i brani venisse inserita anche “una pagina del mondo musicale da cui io provengo: la classica, con un Preludio di Bach. Perché uno dei problemi della musica è che quando si prende un indirizzo ci si dimentica di ciò che si sta lasciando, si ignora tutto il resto, tradendo un assunto importante: che la musica è una, che non esistono steccati ma solo inclinazioni personali”.

Repubblica.it

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