DISCOVERY ALL’ATTACCO CON “LA NOVE”. CROZZA, VOLO E SAVIANO: È IL TERZO POLO

Il network scardina gli equilibri del piccolo schermo: aumenta la pubblicità del 18% e si accaparra i big. Per il mattatore de La7 si parla di 100.000 euro lordi a puntata

Crozza AliveDal prossimo gennaio, per vedere Maurizio Crozza non si dovrà premere il tasto 7 del telecomando ma il tasto 9: come tutti sanno, il comico è passato da La7 a Discovery, e precisamente alla Nove che si chiama appunto così per l’ambita posizione. Su Tv8 (tasto 8, naturalmente), che è un canale in chiaro di Sky, c’è invece l’edicola di Fiorello.
È curiosa questa diaspora di idoli televisivi fuori dai confini tradizionali, quelli di Rai e Mediaset, e di recente de La7. E come sempre la ragione sta nei numeri: nei primi quattro mesi dell’anno, la pubblicità sui canali in chiaro è aumentata del 6.4 per cento, del 4.2 per Mediaset, del 5.3 per la Rai, del 12.2 per Sky e del 18.7 per Discovery, il cui aumento è dunque triplo della media. Significa che da gennaio ad aprile Discovery ha incassato 75 milioni e, in proiezione, a fine anno avrà a bilancio duecentoventicinque milioni solo in spot. Insomma, i soldi per pagare Crozza ci sono sebbene ancora non si conoscano i dettagli del contratto. Gira voce che per il nuovo programma Crozza prenderà centomila euro lordi a puntata, non certo una roba da nababbi, se paragonata ai nababbi veri, Fabio Fazio o Carlo Conti. La verità è che Crozza non farà soltanto il suo show, ma probabilmente anche una striscia quotidiana in prima serata, dove Discovery è debole, e il compenso sarà adeguato. «Volevamo un personaggio che ci qualificasse e posizionasse come contemporanei», ha detto Laura Carafoli, 45 anni, responsabile della programmazione. Cioè, volevamo qualcuno con cui fare le cose sul serio.
Discovery è infatti arrivata in Italia nel 1997, oggi oltre alla Nove ha RealTime, DMAX, Giallo, Focus, Deejay Tv, per i bambini K2 e Frisbee e tutte queste cosucce messe assieme l’anno scorso hanno fatto di Discovery il terzo polo televisivo con il 6.4 per cento di share. Terzo polo, con tutte le suggestioni che l’espressione si porta dietro. Perché l’ingaggio di Crozza si aggiunge a quello di Fabio Volo, protagonista di un mockumentary sui pescherecci, cioè un falso documentario, di Roberto Saviano che a dicembre replicherà Imagine, il racconto di un anno attraverso le foto, di Max Giusti con un suo quiz, dell’ex campione di nuoto Massimiliano Rosolino per un adventure game, della star delle cucine Angelo Cannavacciulo per l’immancabile reality dai fornelli. E quindi l’idea nuova è un’idea vecchia, quasi letteraria, perseguita da Telemontecarlo, da Telecom, da Michele Santoro insieme con Maurizio Costanzo con TeleSogno, negli ultimi anni da Urbano Cairo con La7, e cioè di creare qualcosa di seriamente alternativo a Rai e Mediaset.
«Dei 220 Paesi in cui siamo presenti, l’Italia è quello più importante per la raccolta pubblicitaria, più del Regno Unito, della Germania e dei Paesi del Nord», ha detto Marinella Soldi, direttore generale per il Sud Europa del gruppo fondato da John S. Hendrix. Come si dice in gergo, ci si gioca una torta da un miliardo di euro, circa un terzo dell’ammontare complessivo. Soldi che, come si scriveva sopra, ricominciano ad aumentare. Perché l’autentica sorpresa è che la tv generalista, quella gratuita, in chiaro sul digitale terrestre, non è morta. E non sta nemmeno male: anzi, ricomincia a sentirsi abbastanza bene e la pubblicità ritorna. La mitologia di Internet, dell’on demand, di Netflix, non perde nulla del futuribile, ma ci si chiede quale canale on line potrebbe oggi permettersi un Crozza. Se lo permette invece Discovery, con l’eterna frontiera della tv giovane (ancora Marinella Soldi: «Abbiamo portato in Italia il factual entertainment», il racconto della realtà senza il gioco, caratteristico dei reality), e con una mossa che ricorda quel Silvio Berlusconi che un secolo fa rubava Mike Bongiorno e Raimondo Vianello alla Rai.

La Stampa

Torna in alto