Nino Formicola racconta il trionfo all'”Isola dei famosi”

«A saperlo prima…». Nino Formicola commenta così la sua vittoria all’Isola dei Famosi. «Non me l’aspettavo lontanamente. Fino alla fine mi sono chiesto cosa ci faccio qui?». Proprio lui, che mesi fa aveva dichiarato «dovrebbero pagarmi tanti soldi per andare all’Isola». Non solo ci è andato, ma l’ha pure vinta.

A quattro anni dalla scomparsa di Andrea Brambilla, con cui formava il duo Zuzzurro e Gaspare, Formicola ha pensato di ritentare la strada della tv. «Dopo la morte di Andrea sembrava fossi morto anch’io. Depressione, lavoro che non c’era più. Ho deciso di accettare l’Isola su consiglio di qualche amico e della mia compagna Alessandra. E ho fatto bene».

Soddisfatto dell’esperienza, quindi…

«Il bilancio è più che positivo, ne sono uscito più sicuro. L’ho fatto per far capire chi sono alla gente e agli addetti ai lavori. E dire che non ero morto».

Pensava di vincere?

«No. Ho partecipato per superare le difficoltà che mi sono piombate addosso dopo la morte di Andrea, un dolore grande, che è venuto prima e dopo altri miei lutti famigliari. Un periodo difficile, pensavo non ne sarei uscito».

Cosa ricorda di Andrea?

«Ci siamo sempre capiti con uno sguardo. Ventiquattr’ore prima di morire mi parlava dei suoi progetti per l’anno dopo. Era convinto di avere ancora un po’ di tempo davanti. Durante la sua malattia, oltre al grande dispiacere, abbiamo ovviamente lavorato sempre meno. Difficoltà che per me sono continuate anche dopo…».

In che modo?

«Mi chiedevano Ma da solo è capace?. Mi hanno decurtato il cachet. Per me erano coltellate. La gente per strada mi diceva ma lei lavora ancora?. Erano vent’anni che io e Andrea non andavamo in tv, facevamo teatro. Ma con quello non ci si arricchisce. Insomma, alla fine avevo anche problemi economici».

La tv non vi cercava più?

«Non ero mai più stato chiamato, neanche per un’intervista. L’unico a darmi una mano, dopo la morte di Andrea, è stato Antonio Ricci chiamandomi a Giass».

Poi è arrivata la chiamata dell’Isola..

«Ero sempre stato contrario ai reality in sé, vengo dalla scuola per cui in tv ci deve stare chi sa fare qualcosa e non i famosi per essere famosi. Poi ho accettato, perché l’Isola è un’esperienza a sé».

Cioè?

«A pochi capita di stare in isolamento per tre mesi, tre mesi, pensando solo a mangiare o accendere il fuoco, dormendo tra scarafaggi e tarantole. È un’esperienza che ti mette a contatto con te stesso, di fronte a tutti».

Sembrava un po’ un pesce fuor d’acqua.

«Sapevo di andare incontro a una situazione in cui sarei stato quello diverso, lì dentro c’era gente che di reality ne ha già fatti tre o quattro».

E adesso cosa vorrebbe fare?

«Vedremo. Sarei un’ottima spalla comica per un conduttore, ma farei anche l’opinionista, alla mia maniera. E ovviamente continuerò col teatro».

Del famoso Canna-Gate, la presunta canna fumata da Francesco Monte, che ha tenuto banco in questa edizione, che cosa pensa?

«A noi hanno detto che Monte era uscito per motivi di famiglia. Eravamo in una villa con giardino, fumavano in 12-13 persone su 20, molti si facevano sigarette artigianali. Non vado ad annusare le sigarette degli altri. Non ne ho idea. Però mi lasci scherzare, tutto questo polverone per una canna, quando le vendono ormai anche dal tabaccaio…».

Il Grande Fratello Vip lo avrebbe fatto?

«Ho fatto il provino, ma dalle facce di chi mi stava di fronte ho capito che non mi avrebbero preso, perché dico sempre quello che penso. I miei amici credevano che all’Isola sarei durato al massimo due settimane. E invece…»

Lorenza Sebastiani, Ilgiornale.it

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