‘Io sono Tempesta’: quando il potere dei soldi è più forte del destino

Daniele Luchetti torna al cinema con Marco Giallini, Elio Germano e una commedia su un imprenditore senza scrupoli che una vecchia condanna spedisce per un anno ai servizi sociali. Vi ricorda qualcuno?

Chi sono i buoni, se ci sono? Si può partire dalla domanda che ci si pone alla fine, quando ci si accorge che di fonte al denaro, di fronte alla possibilità di riscatto economico cadono scrupoli, valori, affetti. E allora, forse non è così deprecabile il comportamento di Numa Tempesta, nome che sa d’antico (ma Numa era proprio il nome affibbiato a un ciclone che s’è abbattuto sullo Jonio a novembre) e invece è quello di un attualissimo imprenditore che gestisce fondi miliardari, acquista alberghi extralusso dove risiede in attesa di rivenderli, ha molti soldi, pochi scupoli, tante ragazze intorno, dorme poco. A un certo punto è costretto a cambiare vita perché la legge gli presenta il conto. Se invece è lui a presentarsi dice Io sono Tempesta, questo il titolo del nuovo film di Daniele Luchetti, protagonisti Marco Giallini, l’imprenditore, e Elio Germano, giovane povero con il quale dovrà fare i conti – anche in senso letterale. Io sono Tempesta, al cinema dal 12 aprile con 01 Distribution, prodotto da Cattleya con Rai Cinema, “è una farsa sociale, un’opera buffa – spiega Luchetti – una commedia invernale sul potere del denaro. Lontana, ma solo per essere più libera, dai fatti di cronaca e dal dovere di essere verosimile, vuole raccontare, sorridendo e con un tono di fiaba, una fetta di Italia che il nostro cinema affronta sempre col tono serio del cinema del dolore“. Pur nella lontananza dai fatti di cronaca il pensiero va a figure familiari, come quella di Silvio Berlusconi, che in parte hanno fornito spunti all’autore – che firma la sceneggiatura con Sandro Petraglia e Giulia Calenda. Come il fatto che Tempesta, a causa di una vecchia condanna per evasione fiscale, si ritrova a scontare un anno di pena ai servizi sociali (come Berlusconi nel 2014) in un centro di accoglienza. La storia, però, prende un’altra strada. “Non ho chiesto a Giallini di somigliare a qualcuno – precisa Luchetti – ma l’ho visto abitare il personaggio di Numa Tempesta con naturalezza, con la sua presenza imponente, col suo modo sornione e remoto di stare nel mondo, e col suo talento empatico che lo rende attraente e simpatico come solo i migliori truffatori sanno essere”. Così Tempesta dovrà mettere i suoi soldi, quel carisma, il fiuto per gli affari a disposizione degli ultimi, di chi non ha nulla, degli uomini e delle donne che il destino ha fatto diventare invisibili. Tra questi c’è Bruno (Germano), giovane padre costretto da un tracollo economico a frequentare il centro, con il figlio. Un incontro che per entrambi potrebbe rappresentare l’occasione d’una rinascita, della riscoperta dei buoni sentimenti, dell’amicizia. Ma di mezzo c’è il denaro. E ci sono un gruppo di bulli affamati di soldi che nella scelta fra morale e soldi non avranno esitazioni. “Il film – continua il regista – è popolato da un cast che mescola attori presi dalla strada e talenti all’esordio. Poi, oltre a Giallini al quale ho voluto dare finalmente un film cucito su misura, c’è Elio Germano che si candida a essere presenza fissa nei miei film anche grazie a una comunicazione tra noi che definisco quasi medianica. E Eleonora Danco, adorata autrice teatrale e interprete propositiva e originalissima”Per Luchetti il film segna anche un anniversario, arriva al cinema a trent’anni da Domani accadrà, il suo debutto datato 1988, applaudito a Cannes nella sezione Un certain regard, poi David al miglior regista esordiente. Da allora molti film e riconoscimenti, fra questi Il portaborse e Arriva la bufera, La scuola e Mio fratello è figlio unico, La nostra vita, Anni felici. Una cifra stilistica che torna in Io sono Tempesta per il quale, dice il regista, “ho usato un linguaggio classico, pensando ai film che mi piace vedere e rivedere quando ho voglia di leggerezza. Lo ho strutturato in atti per evidenziare l’intento di restare dentro un genere solo apparentemente non realistico, e lo ho filmato con cura e attenzione per gli attori, per le loro umanità. Cercando di dare una minuscola personalità anche ai ruoli più piccoli”.

Alessandra Vitali, La Repubblica

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