LIGABUE E IL POLIPO ALLE CORDE VOCALI

Il rocker costretto a sospendere il tour per sottoporsi a un intervento chirurgico. L’esperto: «Non si è risparmiato, dopo la riabilitazione sarà anche meglio di prima»

Luciano Ligabue costretto a sospendere il tour a causa di un polipo alla corda vocale sinistra, che dovrà essere asportato chirurgicamente. Lo ha annunciato lo stesso cantante, su Facebook, scusandosi con i fan e spiegando che i concerti in programma si terranno a settembre. Ma che cos’è successo al rocker di Correggio? A febbraio di quest’anno Liga annuncia di avere un edema alle corde vocali, e l’inizio del tour viene rimandato ad aprile. Ora, la nuova “tegola” per i fan: polipo, intervento chirurgico, niente concerti per sei mesi. «Il polipo è uno stato di gonfiore, detto anche edema di Reinke, quasi sempre legato all’abitudine al fumo e che va asportato chirurgicamente – spiega Claudio Albizzati, specialista in Otorinolaringoiatria alla Multimedica di Milano -: solitamente interessa entrambe le corde vocali». Nel caso di Ligabue la causa non può essere il fumo, dato che il rocker si è sempre detto nemico delle sigarette. «L’operazione verrà eseguita da un chirurgo con molta esperienza – rassicura l’otorino -: una volta rimosso il polipo e terminata la riabilitazione, la voce di Ligabue tornerà esattamente come prima, o sarà anche migliore essendo stato eliminato il problema».
Polipi e noduli
«Il polipo è una vescicola – chiarisce Albizzati -, mentre il nodulo alle corde vocali, più comune nei cantanti, è un callo. Il polipo raramente è associato a un eccessivo affaticamento della voce, ma questo sembrerebbe essere il caso di Ligabue. Inoltre, può accadere che evolva in nodulo. In entrambi i casi, comunque, è fondamentale la riabilitazione, sia per guarire sia per evitare che il problema si ripresenti». Dopo l’intervento dunque, Liga dovrà “imparare” alcune tecniche salva-gola. «La postura corretta innanzitutto – spiega Albizzati -, poi la respirazione di diaframma e la proiezione del tratto vocale (a “gola aperta”). Inoltre mentre si canta serve una corretta idratazione, bevendo un sorso d’acqua tra un brano e l’altro, e bisogna esibirsi a stomaco vuoto. Nel caso il cantante soffra di reflusso, che può essere un fattore di rischio per questi problemi, va curato il disturbo gastroesofageo».
Il caso di Sinatra
Le tecniche salva-gola sono ben note ai cantanti lirici, e consentono di esibirsi per decenni senza che le corde vocali ne risentano. «Un esempio famoso è Frank Sinatra, che ha calcato le scene fino alla fine della sua vita – prosegue Albizzati -, grazie a una perfetta capacità respiratoria che aveva acquisito fin da giovanissimo. Nel caso di Ligabue, possiamo dire che c’è stato un “abuso vocale” da troppa generosità, dal non volersi negare ai fan». Nel libro «La vita non è in rima (per quello che ne so)», Ligabue racconta che fin da piccolo la gola l’ha fatto penare: «A 5 anni devo fare le tonsille e succede che – non si sa come – il chirurgo riesce a sbagliare una delle operazioni più semplici che si possano fare. Ho un’emorragia di cui non si accorge nessuno, perché ingoio il sangue nel sonno […] Mi hanno tenuto in ospedale 17 giorni per un’operazione alle tonsille…». «Ma le tonsille non c’entrano nulla con la voce, dato che stanno molto più in alto della laringe – chiarisce Claudio Albizzati -; inoltre il sanguinamento non è legato a un intervento eseguito in modo errato».
I problemi dei cantanti
Diversi colleghi di Ligabue se la sono vista brutta con i noduli. «Più tipici dei cantanti, sono i cosiddetti singer’s nodes – prosegue Albizzati -: si formano quando la parte centrale della corda vocale vibra nel modo sbagliato e si instaura uno stato di affaticamento. Sono spesso legati a un utilizzo non corretto della voce, della tonalità, o a un’errata tecnica respiratoria. In quest’ultimo caso avviene che il soffio emesso non è sufficiente e di conseguenza si verifica un’eccessiva contrazione dei muscoli vocali e del collo. I noduli possono comparire anche in altre categorie, inclusi quei bambini che urlano spesso, magari sul campo da calcio. Se il nodulo è in fase iniziale non si opera, ma viene trattato con la sola riabilitazione».

Laura Cuppini, Il Corriere della Sera

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