NIERI, QUESTA TV È DA DIFENDERE

Ci spostiamo, site ma serve tempo. Via le mani da altre frequenze

Gina-Nieri«Un calice da bere» lo sfratto da una parte delle frequenze del digitale terrestre in favore delle società di telecomunicazioni, here ma i tempi che vorrebbe la Commissione europea sono improponibili, cialis pena un colpo durissimo alla televisione gratuita. E, in ogni caso, «i signori delle telco» si scordino di poter mettere le mani sulla banda che resta alla televisione.
Gina Nieri, consigliere di amministrazione di Mediaset oltre che capo degli affari istituzionali, legali e delle analisi strategiche del gruppo, è combattiva più che mai sulla proposta della Commissione. Serve tempo, dice, per non rifare un altro switch off come quello completato meno di quattro anni fa costringendo gli italiani a cambiare da un giorno all’altro decoder o televisore. Ma l’alleato, questa volta, potrebbe essere anche il governo.

D. Tempo limite 2020: voi e altri operatori dovrete traslocare dalle vostre frequenze. Pronti?

R. Intanto per ora è una proposta della Commissione che il Parlamento europeo dovrà approvare. Una proposta che anticipa al 2020 la data del rilascio della banda 700 alle tlc, contrariamente a quanto previsto dal rapporto Lamy, dalla Rspg, il gruppo che governa a livello europeo il radio spettro, e a quanto è stato deciso dalla recente Conferenza sulle frequenze di Ginevra. Lamy aveva indicato il 2020, ma con una flessibilità di due anni, che per noi avrebbe significato arrivare al 2022.

D. Due anni in più basterebbero?

R. Per noi il 2022 è il minimo. Non è realistico altrimenti. O diciamo che il digitale terrestre, la televisione che 18 milioni di famiglie italiane su 24 hanno come unica offerta, non c’è più o si difende il diritto dei cittadini di avere la televisione free. In Europa 250 milioni di cittadini ricevono la tv via digitale terrestre. Nelle premesse del rapporto Lamy si dice che la diversità culturale e la produzione di contenuti originali sono obiettivo primario dell’Europa. Noi broadcaster garantiamo una produzione originale, non i signori Lte, non i signori over the top. La tv digitale terrestre è assolutamente da difendere e conservare.

D. Quindi non vi opponete allo spostamento?

R. No, ma con i tempi corretti. La proposta di decisione da parte della Commissione è uno strumento con cui l’Europa interviene pesantemente sull’ordinamento degli Stati membri limitandone la sovranità. E nel caso della banda 700 l’urgenza c’è: le frequenze vanno liberate e le azioni che si devono fare sono impegnative. C’è però una seconda parte della proposta che noi contestiamo decisamente.

D. Quale?

R. Riguarda le frequenze sotto banda 700 che, secondo la Conferenza di Ginevra, devono rimanere a utilizzo esclusivo della tv digitale terrestre: la proposta consentirebbe l’utilizzo in questa banda di tecnologie diverse dal Dtt, per esempio l’Lte, a discrezione dei singoli stati, anche se solo in downlink (solo per inviare video, ndr). Qui non c’è né bisogno né urgenza.

D. Ma così anche voi broadcaster potrete utilizzare tecnologie alternative alle reti televisive…

R. Tutti i lavori fatti finora a livello europeo confermavano che fino al 2030 non si sarebbe parlato di cedere alle telco ulteriori spazi della banda Uhf riservata al digitale terrestre. Si scordino di mettere le mani sotto i 700 perché ne va della sussistenza della piattaforma del digitale terrestre.

D. Torniamo alla data del 2020, potrà essere cambiata?

R. Sì, ripristinando la data del 2022. Anticipare non è realistico: c’è un mare di lavoro da fare già entro il 2017 per definire la road map.

D. Mettiamo che sarà il 2022. Prima possibilità: si passa al digitale terrestre di seconda generazione, per stringere i contenuti e mantenere gli attuali i canali. Voi vi dovrete attrezzare e così i consumatori. È fattibile?

R. Dipende: se la Commissione europea finanzia interamente l’operazione

D. Ha già detto che non lo farà. Spetterà allo Stato.

R. Se lo Stato metterà a gara le frequenze, più o meno tutti i soldi che incasserà dalle tlc serviranno per garantire lo spostamento. Nessun operatore tv dice: non voglio bere questo calice. Il calice va bevuto, però nella salvaguardia dei campioni nazionali a livello europeo e dell’interesse dei consumatori.

D. Comunque c’è l’urgenza…

R. C’è comunque. Non si farà come l’altra volta (con lo switch off, ndr). Non possiamo chiedere agli utenti di sostituire una tv o un decoder per passare da un sistema all’altro.

D. Quanto costerà a Mediaset?

R. Non abbiamo fatto stime interne. Dipende dalla scelte che si faranno. Se si affronta con tempestività e flessibilità credo che sia un processo che possiamo governare.

D. Seconda ipotesi: non si passerà al dvb-t2 e qualcuno resterà senza frequenze.

R. Non esiste. Oltretutto per fare spazio a qualcosa che non si sa a cosa serve. Sicuramente a portare Netflix, Google e compagnia cantante, ma sacrificando un servizio di preminente interesse generale. Questa ipotesi non la considero neanche perché sarebbe solo distruttiva.

D. Di quanto dovrebbe essere l’indennizzo per la perdita di un vostro multiplex?

R. Ma vede, a un’azienda come la nostra un risarcimento non interessa. Se io sono abituata a passare per una strada per comprare il pane e mi dicono: guarda, la strada non c’è più, però ti indennizzo, il mio problema non è risolto perché io il pane lo voglio continuare a comprare. In tutti i diritti d’uso c’è scritto che ove per ragioni internazionali ci fosse tolto questo diritto, che abbiamo fino al 2032, lo Stato dovrebbe assicurarci frequenze equivalenti.

D. Pensa che troverete appoggio nel governo?

R. Per senso di realismo secondo me l’Italia sarà assolutamente compatta. Con flessibilità e con l’Autorità delle Comunicazioni e il Ministero che guidano, questo processo si può fare. Però la nostra piattaforma ha diritto di essere competitiva con le altre.

D. In che senso?

R. Quando ci dicono: inserite il dvb-t2 e avrete lo stesso spazio, io dico: ma noi non possiamo crescere?

D. Con l’aggiunta di contenuti, canali, Hd?

R. Sì, di innovazione. Dobbiamo rimanere appealing come ogni altra piattaforma.

D. Parentesi sulla radio: l’indagine antitrust per l’acquisizione di Finelco…

R. Nelle prossime settimane ci vedremo. Non è stata un’apertura di indagine violenta. Confidiamo nel buon esito dell’operazione.

D. La televisione oltre il 2022. Come sarà in futuro?

R. Tutti si interrogano sul futuro dei broadcaster: chi lo sa? Però tutti sono sicuri che il contenuto video rimarrà centrale. Siccome noi di quello ci interessiamo e lo sappiamo fare Quando ci muoviamo servono i dispositivi mobili, ma è ovvio che finché esisteranno le case esisteranno i televisori. In entrambi i casi, l’importante è raccontare storie, informare, rappresentare la propria cultura. Se l’Europa ha un senso è perché è una delimitazione culturale. Per noi non si può risolvere tutto allo spostarsi sull’online. Non stiamo parlando di frequenze come ferri vecchi: questa nostra piattaforma assicura gratuitamente informazione responsabile, intrattenimento fatto con la nostra cultura, produzione di film, fiction che contribuiscono a mantenere il pluralismo culturale, la nostra identità italiana ed europea.

di Andrea Secchi da Italia Oggi

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