House of Gucci, se Lady Gaga basta (se basta) a dare valore al film

Soldi, famiglia, potere, sesso, tradimento e omicidio. In ordine sparso. Gli ingredienti c’erano tutti, fin da quella fredda e tragica giornata del 1995, quando Maurizio Gucci venne assassinato all’ingresso di un palazzo di via Palestro, cuore di Milano. Ma per farne un film(one) sono trascorsi 26 anni, 23 dalla condanna degli esecutori e del mandante, l’ex moglie – un tempo amatissima – Patrizia Reggiani. 

Regista Ridley Scott, cast stellare: Lady Gaga, Adam Driver, Jared Leto, Jeremy Irons, Salma Hayek e Al Pacino. In Italia arriva oggi, 16 dicembre, per Eagle Pictures, con l’aspettativa che un tempo era riservata al film campione di incassi di Natale.  Siamo nel 1970: Patrizia Reggiani (Lady Gaga) è l’erede di una famiglia di trasportatori, Maurizio Gucci (Adam Driver) di una delle più celebri dinastie italiane, anche se al momento gira in bicicletta

Entrambi ventenni, si conoscono a una festa di aristocratici. Lei imbucata (e acconciata come Elizabeth Taylor), lui timido e impacciato ospite d’onore. Il secondo incontro non è per niente casuale, Patrizia ha le idee chiare: le nozze. I due – dopo un panzerotto di Luini e una gita sul lago di Como – si innamorano, si sposano, hanno una figlia (non due, come nella realtà), contro il volere del capofamiglia Rodolfo Gucci. Vanno a vivere a New York sotto l’ala dello zio Aldo Gucci. Patrizia posa, raggiante, sotto l’Empire. 

È lei il deus ex machina, Maurizio esegue. Fino a un certo punto. C’è un’azienda da prendere in mano, ci sono gli intrighi, i giochi di potere. Fino all’abbandono, servito in uno chalet di St. Moritz. La nuova fiamma è Paola Franchi, ex modella. Il resto è storia, qui condito da due borsoni pieni zeppi di contanti, Patrizia che intima ai killer «Non sbagliate!» e da una maga/guru che ha il volto di Salma Hayek. 

Tutti questi italiani sono come li immaginano gli americani: rumorosi, mafiosi, scanzonati. A tenere la scena (e forse tutto il film, se basta) è una bravissima Lady Gaga: mora, ingombrante, autoironica e spietata quanto basta.  Tralasciando, ci perdoni, l’accento che suona più russo che italiano, nella versione originale. 

Il film, finora, ha fatto arrabbiare tutti: gli eredi, la vera Patrizia, uscita da San Vittore dopo 17 anni, Paola Franchi. «Nel nome del padre, del figlio e di House of Gucci», la chiusa di Gaga. 

VanityFair.it

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