Siccome la difesa di Masi, spiega la Cassazione, non ha contestato in appello la giurisdizione contabile, si è creato un giudicato definitivo sulla competenza della Corte dei conti. Dal 2015 una nuova legge ha stabilito che i vertici della Rai “sono soggetti alle azioni civili di responsabilità previste dalla disciplina ordinaria delle società di capitali”, ma la Cassazione ha spiegato che Masi non può giovarsi della nuova disciplina – che lo sottrarrebbe al giudizio contabile in favore del giudice ordinario – perché il suo comportamento deve essere valutato con le norme vigenti all’epoca dei fatti contestati.
L’istruttoria della Corte dei Conti prese il via da un esposto del consigliere di minoranza Rai, Nino Rizzo Nervo, del 30 ottobre 2009, dopo la nomina di un esterno, Marco Simeon, alla direzione delle Relazioni istituzionali e internazionali. Nell’esposto si ricordava che “un’azienda con i conti in rosso dovrebbe come primo atto ottimizzare le risorse interne“. Un paio di mesi dopo l’apertura dell’inchiesta, la procura ascoltò Rizzo Nervo e successivamente venne a conoscenza anche delle uscite incentivate per mandare via la ex direttrice del Tg regionale Rai Buttiglione e Del Bosco, ex direttore di Radio Rai. La prima, in occasione del prepensionamento, avrebbe ricevuto oltre all’incentivo di 515 mila euro, anche 420 mila euro per astenersi da attività concorrenti alla Rai. Del Bosco, invece, oltre allo scivolo di 435 mila euro, avrebbe ottenuto ulteriori 260mila euro. Queste cifre – 680 mila euro per patti di non concorrenza – sono state ritenute esborsi ingiustificati. La procura contabile aveva inizialmente ipotizzato un risarcimento di 680mila euro, che, però, i giudici hanno ridotto alla più modica cifra di 100 mila euro.
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