‘Nevermind’, storie pazzesche ma vere. Puglielli: “L’anomalia non è l’eccezione”

In sala il 1° agosto il film a episodi che intreccia situazioni sconvolgenti e paradossali, protagonisti cinque personaggi le cui vite vengono stravolte dalla casualità

Una babysitter alle prese con un inquietante nuovo lavoro, catapultata in una famiglia molto singolare dove il bambino di cui dovrebbe occuparsi è un essere misteriosissimo (Giulia Michelini), uno psicologo tormentato da un carroattrezzi (Paolo Sassanelli), un cuoco (Andrea Sartoretti) che ha tutto il talento per vincere A tavola con lo chef, un contest culinario, ma le cui idiosincrasie mettono in crisi le sue chance di vittoria. E ancora un uomo in difficoltà economiche (Massimo Poggio) che dovrà chiedere denaro a un vecchio amico d’infanzia dal torbido presente, un avvocato dalle strane manie (Alberto Molinari). Una struttura a domino che incastra cinque storie ai confini della realtà, ossessioni, follie, ma anche incredibili coincidenze che legano i protagonisti di Nevermind – strano ma vero, il film di Eros Puglielli dal 1° agosto al cinema.”Tutte le storie di questo film sono in qualche misura ispirate a cose realmente accadute – dice Puglielli – il centro del film è la convinzione che l’anomalia non è l’eccezione ma il tessuto della realtà in cui siamo immersi. Siamo i protagonisti di una storia che non sappiamo dove andrà a parare. Il titolo Nevermind è un invito allo spettatore, spesso la condizione umana ci porta ad aggrovigliarci sempre di più nei problemi che cerchiamo di risolvere, il film vuole suggerire che talvolta ci dobbiamo liberare dalla ragnatela dei nostri pensieri”.La tradizione del racconto pazzesco affonda le radici nel mondo dove realtà e surrealtà si incontrano, sul fronte cinematografico si spazia da Storie pazzesche, il film argentino prodotto dai fratelli Almodovar, a Urban Legend che racconta le leggende metropolitane più celebri. “È un mondo a cui mi ispiro – dice Puglielli – le leggende metropolitane sono un po’ come le cose pubblicizzate nelle ultime pagine di Diabolik dal teledominio per controllare la mente alle scimmie di mare. Ne siamo attratti perché servono a smaltire la nostra frustrazione per certe situazioni”. Di queste storie pazzesche Puglielli ne ha nel cassetto “almeno una decina e a seconda di come reagirà il pubblico potremo continuare a raccontarle. Abbiamo scelto quelle che si intrecciavano meglio fra loro in questo prisma, quelle che meglio esprimevano la sensazione di trovarsi in questo mondo sconosciuto che è la condizione umana. Possiamo proseguire in un’ottica seriale, non sappiamo ancora se per il cinema o la tv, ormai tv vuol dire tante cose”. Ma qual è la leggenda metropolitana preferita di Puglielli? “Difficile dire, certo la canzone di Elio che dice Mi ha detto mio cuggino che una volta si e’ schiantato con la moto, mio cuggino mio cuggino/ Mi ha detto mio cuggino che poi si è tolto il casco e si è aperta la testa, mio cuggino mio cuggino”.

Chiara Ugolini, repubblica.it

 

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