THE VOICE 4: SE ANCHE LE SEMIFINALI NON CONVINCONO

Il penultimo atto dello show Rai ha messo in evidenza i difetti di un programma lento. Incapace di reggersi sui propri talenti o di sfruttare i rari momenti di spettacolo. Tra candeline, profezie e abbracci, in finale sono passati Alice Paba, Elya Zambolin, Tanya Borgese e Charles Kablan

the voice«Quest’anno, The Voice lo vinco io». Sebbene di giorni alla proclamazione del vincitore ne manchino ancora sette,Dolcenera ha voluto dire la sua. La «profezia», in pieno stile Trane, è arrivata subito. Quando ancora, sul palco, non era salita l’ombra di un concorrente. Cosa è successo poi, se siano stati gettati i semi di una vittoria che il prossimo 23 maggiopuò diventare realtà, è presto a dirsi. Degli otto concorrenti chiamati a sfidarsi sul proscenio di The Voice of Italy 4nessuno ha convinto più degli altri. I ragazzi, giovani di primo pelo, si sono confrontati con cover che sarebbero risultate ostiche anche allei orecchie ben allenate dei più rodati tra gli artisti. Lucio Battisti ha fatto il paio con Mia Martini, i Coldplay con Rod Stewart. I semifinalisti hanno fatto quel che potevano, portando .alla ribalta talenti acerbi che nemmeno gli ospiti nazionali sono riusciti a rinvigorire. Ma i coach sembrano non averci daoi molto peso. Raffaella Carrà, quando è giunto il momento di salutare Samuel Pietrasanta in favore di Tanya Borgese, è andata dritta per la sua strada, promettendo all’artista di co-produrre il suo futuro album. Max Pezzali ed Emis Killa, scelti Elyza Zamboline Charles Kablan, si sono attenuti agli elogi di rito, esibendosi in qualche abbraccio commosso; mentre Dolcenera, di solito prodiga di lodi e care parole, non ne ha trovate poi molte. Manu, che in finale ha scelto di portare Alice Paba, è apparsa più distaccata di quanto non sia mai stata. Nemmeno per i colleghi, che con una tortina (ridicolizzata dalle rete per via delle dimensioni poco spettacolari) ne hanno festeggiato il39esimo compleanno, ha manifestato grandi entusiasmi. Dolcenera, sottotono come la semifinale stessa, è stata l’emblema di una puntata lenta, incapace di reggersi sui propri talenti e di sfruttare le rare occasioni d’intrattenimento. Insieme ai tweet, letti da un’Agelina che poco funziona, insieme alle performance dei coach e a quelle dei ragazzi, la penultima puntata del format Rai ha dato rilievo ai propri difetti. Tanti i tempi i morti, troppi i minuti spesi per concentrarsi su volti e voci di cui il pubblico sa quasi nulla. The Voice, lungo e lento, dovrebbe cambiare ritmo: accorciare la propria durata e accordare più spazio ai coach.

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