Arriva il Campania Teatro Festival

Stesso slogan, nuovo Festival. Questa edizione 2021, la quinta diretta da Ruggero Cappuccio, passerà alla storia per essere quella dove il Napoli Teatro Festival diventa il Campania Teatro Festival.

Un modo per anticipare il futuro di una manifestazione che dal 2022 estenderà sempre più la sua azione culturale da Napoli all’intera regione, rendendo organico il legame e l’unitarietà tra i beni paesaggistici e architettonici, ma anche per ribadire e meglio specificare l’impegno concreto della Regione Campania a sostegno di una rassegna multidisciplinare, organizzata dalla Fondazione Campania dei Festival

La programmazione è ricchissima, vi segnaliamo gli eventi più salienti.

– lo spettacolo di apertura è quello di Elio De capitani, testo di Dorfman, argomento i desaparecidos: Sarà “La morte e la fanciulla” del celebre drammaturgo Ariel Dorfman, esiliato dal regime di Pinochet, ad inaugurare la Sezione il 12 giugno (con replica il 13) nel Cortile della Reggia di Capodimonte. Uno spettacolo, co-prodotto dal Campania Teatro Festival, dall’Elfo Puccini e dal Teatro Stabile di Napoli- Teatro Nazionale, che illumina il paradosso, nell’uomo giusto, di farsi vendetta da sé. “Il male -come scrive Elio De Capitani, regista della messa in scena- è protetto dalla sua stessa banalità e vigliaccheria, il bene non riuscirà mai a diventare male se non a patto di rinnegare sé stesso”. Sulle note del famoso quartetto di Schubert che dà il titolo al testo, rivive il dramma dei desaparecidos e quello di una donna, ancora segnata dalle torture subite durante la dittatura, che il destino pone di fronte al suo aguzzino. Per scoprire che l’unico modo di restituire alla vittima la sua dignità è quello di non rinunciare al rispetto di sé stessa. Gli interpreti sono Marina Sorrenti, Claudio Di Palma ed Enzo Curcurù.

– Sonia Bergamasco, Alessio Boni, Iaia Forte, Alessandro Preziosi ed Euridice Axen, Claudio Di Palma rientrano in un progetto unico che si chiama Il sogno reale. I Borbone di Napoli è un progetto di Ruggero Cappuccio per il Campania Teatro Festival, dedicato alle meraviglie dell’epoca borbonica. Un focus su un periodo storico senza precedenti, i cui fasti e i cui primati, a Napoli come nel resto del Sud Italia, attraggono, incantano e accendono riflessioni ancor oggi. Sette scrittori italiani (tra cui Silvio Perrella, Emanuele Trevi, Wanda Marasco) hanno realizzato per il Campania Teatro Festival sette racconti ispirati a personaggi, storie, aneddoti e luoghi relativi all’epoca borbonica. Questi racconti saranno interpretati da sette attori nella splendida cornice della Reggia di Capodimonte

– Altri efferati omicidi, quelli che continuano in Italia a costare la vita a una donna ogni tre giorni, sono il tema dominante di “Sposerò Biagio Antonacci”, una pièce teatrale di e con Milena Mancini, che affronta una tragica realtà attraverso la storia del sogno infranto di una donna comune di sposare un cantante amatissimo dal pubblico femminile. Un’ora di vita affannata, tra le mansioni domestiche e pensieri sul passato, forse nel disperato tentativo di ricercare una colpa che non esiste. Lo spettacolo, prodotto da Anton Art House, va in scena il 20 e il 21 giugno al Cortile della Reggia di Capodimonte. La regia è di Vinicio Marchioni.

– Alessio Boni, inoltre, lo troviamo anche nel suo spettacolo al Belvedere di San Leucio a Caserta (sempre ovviamente nell’ambito del Campania Teatro Festival), il 10 luglio dove andrà in scena “L’uomo che oscurò il re Sole” di Francesco Niccolini, con Alessio Boni e il violinista Alessandro Quarta. Uno spettacolo che rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore al teatro e a chi gli dedica la vita. Come Jean-Baptiste Poquelin, il figlio di un tappezziere parigino diventato immortale con il nome di Molière, capace di oscurare con la sua arte perfino il Re Sole, suo amico e uno dei sovrani più famosi di tutta la Storia. In un nuovo mondo, dove veramente “uno vale uno” e può diventare “qualcuno”, permettendosi il lusso di critiche feroci alle più potenti lobby del tempo.

– Poi avremmo questa bella proposta: Era il primo dicembre di sessantasei anni fa, quando a Montgomery in Alabama, una quarantaduenne afro-americana di nome Rosa Parks rifiutò di alzarsi dal suo posto sull’autobus numero 2857 per cederlo a una donna bianca. Iniziò quel giorno la caduta della segregazione razziale negli Stati Uniti e ne fa un’analisi crudele ma dal sapore poetico Autobus Numero 2857 con Vinicio Marchioni. Musiche composte ed eseguite dal vivo da Ivo Parlati, progetto luci, video e regia Nadia Baldi; voci di Antonella Ippolito e Davide Paciolla, Batteria Ivo Parlati, Pianoforte Dario Zeno, Contrabbasso e Basso elettrico Matteo Pezzolet, Trombone Roberto Schiano. Oggi come allora è necessario ricordare il coraggio di Rosa Parks. Le forme razziali non hanno solo un colore diverso, le forme razziali si insinuano in ogni mente deviata, in ogni stato deviato e deprivano l’essere umano di quella dignità che gli è legittima. Il dock-film per il teatro è una Produzione Fondazione Campania Dei Festival.

– Un mito napoletano nel mondo ha invece ispirato il famoso scrittore francese Daniel Pennac“Ho visto Maradona” è il suo nuovo racconto teatrale, prodotto da Compagnie MIAL’11 luglio al Giardino Paesaggistico Pastorale di Capodimonte Pennac porta in scena il Dio, il santo, il mito, il capro espiatorio, San Diego, l’ultimo dei Malaussène. Il progetto, affidato alla regia di Clara Bauer, ha come interpreti Lisi Esteras, Demi Licata, Pako Ioffredo, Ximo Solano, lo stesso Pennac e dieci artisti napoletani. Un incontro di esperienze, relazioni, umanità, tanto più necessario in questo momento, per tentare un’impresa quasi impossibile, come alcuni dei più bei goal di Maradona: raccontare tutto ciò che ha rappresentato D10S, non solo nel mondo del calcio, immergendosi nel realismo magico di un’icona pop che ha condizionato attraverso il suo genio sregolato, vita, sogni e desideri delle persone in ogni parte del mondo. Perché “quello che Maradona ha fatto con la sua vita non è importante, ciò che conta è quello che ha fatto con la nostra”.

Torna in alto