IL FILM DI NANNI MORETTI, MOLTO EMOZIONANTE

Mia-madre-Nanni-Moretti(Cesare Lanza) Brevi, ambulance sperticati elogi all’ultimo film di Nanni Moretti, sovaldi “Mia madre”. L’ho visto ieri e ho pianto dal primo all’ultimo minuto, prostate al cinema Admiral a Roma, cercando di non farmi notare. Sarà per ragioni di senilità – spero che Flavia Schiavi, vedi sopra, non si irriti ancora: anzi conto sulla sua comprensione – che mi inducono a emozioni esagerate. Sarà, più probabilmente, l’immedesimazione per la mia storia, per la ferita che porterò in cuore sempre, per il rapporto conflittuale e contraddittorio che ho avuto con mia madre, fino allo strazio per la sua lunga agonia. Non so dirvi, anche perché mia moglie alla fine del film mi ha investito con drastici commenti negativi e io, ancora emozionato e con gli occhi rossi, non sono riuscito a replicare una sola parola. E ho letto recensioni cattive, anche la battuta di Riccardo Ruggeri (“Mia mamma non parlava come la madre di Nanni Moretti. Lo giuro!”, un analista con il quale sono quasi sempre d’accordo, mi ha sorpreso. Per me, il film è bellissimo. Il rigore, l’asciuttezza, l’assenza di retorica che distinguono il racconto del rapporto tra i due figli, Nanni e Margherita Buy (bravissima, una prestazione superlativa) con la mamma in ospedale sono qualità, stilisticamente, molto rare nel cinema italiano. (E tuttavia mia moglie ha detto che è un film “paraculo”). Mi sono emozionato, commosso, anche per l’alternanza tra i momenti brillanti, i ricordi teneri della quotidianità che fu, e la cronaca – priva di enfasi – della malattia in ospedale: fino alla fine, in casa, della madre. E’ un’alternanza che ho vissuto, affrontandola come Moretti la racconta nel film, arginando le lacrime, facendo ciò che bisognava fare, senza il pianto che mi ha colto al cinema. Rivedrò il film, vi consiglio di vederlo, cercherò di capire meglio… e spero che Nanni Moretti non mi aggredisca, di fronte al mio consenso incondizionato, come ha fatto Massimo Fini, subito dopo aver letto l’esaltazione, che avevo scritto (e confermo) del suo libro.

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