Martedì prossimo ci sarà, su Rai1, la fiction su Rocco Chinnici

La storia del magistrato che inventò il pool antimafia nel film ‘È così lieve il tuo bacio sulla fronte’ di Michele Soavi, tratto dal libro della figlia Caterina Chinnici, anche lei magistrato, in onda su Rai1 il 23 gennaio

Sergio Castellitto interpreta Rocco Chinnici nella fiction

“Imparate a pensare con la vostra testa” dice il giudice Rocco Chinnici ai compagni di scuola della figlia Caterina. “Io credo in voi ragazzi, credo nella vostra fragilità, nella vostra limpidezza e nella vostra coscienza. In voi gli stimoli morali sono più grandi e drammaticamente più veri. Proteggete la vostra vita, non cedete alla rassegnazione e al silenzio. Alzate la testa e provate a rendere formidabile la vostra esistenza”. Nel film tv  Rocco Chinnici – È così lieve il tuo bacio sulla fronte di Michele Soavi, su Rai1 il 23 gennaio, Sergio Castellitto che lo interpreta con sensibilità, viene salutato dai ragazzi con un applauso.

Il magistrato, ucciso il 29 luglio 1983 a Palermo con un autobomba mentre usciva dal portone del suo palazzo, è considerato l’ideatore e primo costruttore di quello che poi, sotto la guida di Antonino Caponnetto, divenne il pool antimafia. Prodotto da Luca Barbareschi con RaiFiction, il film è tratto dal libro della figlia Caterina Chinnici, anch’essa magistrato, È così lieve il tuo bacio sulla fronte e non racconta solo la vita professionale di Chinnici, ma il suo privato. La figura di un padre legatissimo alla famiglia e ai tre figli, che nella primogenita Caterina (Cristiana Dell’Anna), che seguirà i suoi passi, rivedeva se stesso.

Rocco Chinnici era un uomo che si alzava alle quattro del mattino e lavorava. Era un grande uomo che ha avuto un’intuizione formidabile capendo che la condivisione del proprio lavoro con gli altri colleghi era fondamentale. Il pool antimafia fu una sua idea”, spiega  Castellitto. “Ed era un grande cercatori di talenti. Fu lui che andò a cercarsi i migliori ‘numeri nove’ che poi tragicamente sono diventati i nostri eroi come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Loro gli dicevano che non si riposava mai, gli chiedevano se avesse un hobby e lui rispondeva: ‘Il mio hobby è lavorare’. La mafia esiste ancora anche se è apparentemente meno barbarica di una volta. È laureata ed è in tutti i centri nervosi della nostra società. Non ha vinto la mafia ma neanche chi la combatte”.

Il film si apre con la spaventosa esplosione dell’autobomba che il 29 luglio 1983 in via Federico Pipitone a Palermo cancella la vita del capo dell’ufficio istruzione di Palermo Rocco Chinnici, i due agenti della scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, e il portinaio del condominio Stefano Li Sacchi. L’unico sopravvissuto, Giovanni Paparcuri, l’autista del giudice, oggi custodisce la memoria del bunker dove lavorava il pool.

La mafia capisce che quel magistrato innamorato del suo lavoro, crede nel lavoro di gruppo, segue una traccia e sviluppa l’indagine: combatte il crimine organizzato mettendo insieme i pezzi. Il film diretto da Soavi racconta il magistrato, l’uomo, il marito, e soprattutto il padre, amato dai compagni di scuola dei figli. “Sapeva ascoltare” dice la figlia Caterina. “Ho voluto scrivere il libro facendo anche violenza su me stessa. L’ho fatto perché volevo che il mio papà vivesse almeno ancora una volta, e con questo film si realizza il mio desiderio. Per un figlio non è semplice accettare una morte così, ma ci siamo convinti che il sacrificio di mio padre ha avuto un senso così come, purtroppo, quello di tanti altri. La morte di mio padre in quel modo e per quelle motivazioni è stata devastante ma anche determinante perché con il tempo è diventata una grande forza per continuare il suo impegno”.

Chinnici coltivava le rose e spiegava alla figlia che i più bei lavori iniziano con la lettera M: magistrato, medico, maestro. La moglie Tina (interpretata da Manuela Ventura) era insegnante. Caterina segue le orme del padre, lavora con Borsellino. “Mi dà un immenso dolore pensare che tutte le persone che ho conosciuto non ci siano più” confessa. Vengono uccisi Cesare Terranova, Gaetano Costa. Nel film c’è una scena in cui Chinnici viene avvisato della morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Con uno sguardo, capisce che è arrivata la sua ora.

“Caterina è la figlia di Rocco e questo basta – spiega Castellitto – lo è in termini naturali ma anche culturali, etici e della memoria. Continua questa linea come se il padre fosse ancora lì, a dire ‘mi raccomando’: questo è molto bello e anche abbastanza unico”.

Silvia Fumarola, Repubblica.it

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