Viva la libertà del “Barone rosso”

Red Ronnie

(Tiziano Rapanà) L’altro giorno, durante Il barone rosso di Red Ronnie, Morgan ha insultato Ermal Meta. Non entro nel merito della vicenda, riportata da tutti i principali siti italiani (compreso il nostro). E non voglio nemmeno fare una valutazione approfondita sulla trasmissione di lunedì, perché ne ho un ricordo frammentato frutto dei colpi di sonno, che mi hanno suggerito di dimorare nel regno di Morfeo. Comunque quel poco che ho visto e che rammento non mi è piaciuto. Morgan si è rivelato una guest star ingombrante, che ha mostrato un’insostenibile tracotanza. Nulla in confonto al condore rivelato dall’artista durante un bel video realizzato da Fulvio Abbate per Teledurruti, subito dopo l’addio di Morgan ad Amici. Per farla breve, Morgan è stato – almeno per me – un elemento deterrente all’intenzione di guardare la trasmissione. La sua presenza è stata una piccola personale delusione, perché aspettavo con gioia l’approdo dell’artista nella trasmissione di Red Ronnie. Comunque la delusione del telespettatore lascia lo spazio alla soddifazione dell’analista, che ha potuto appurare la bellezza della libertà del Barone rosso. Una libertà che altrove non si trova. La tv vive in degli spazi limitati da tanti fattori: il politicalmente corretto, la par condicio, e perfino la pubblicità che obbliga le trasmissione a fare delle interruzioni. Il Barone rosso non soffre la presenza di nessun limite: non esistono spazi pubblicitari (sia ben chiaro, a scanso di equivoci, adoro la pubblicità), non esiste limite alla fantasia e alla creatività… ed anche al, presunto, cattivo gusto. Tutto è lecito, tutto è concesso (financo l’insulto), in nome della sacra libertà. In soldoni, Il barone rosso è la trasmissione più volterriana presente in tv.

P. S. Scrivetemi, tizianodecoder2@gmail.com

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