REMO ANZOVINO E ROY PACI, LA MUSICA PER IL DOC SU MUHAMMAD ALÌ: “L’OMAGGIO A UN SIMBOLO DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE”

I due musicisti, riuniti in una inedita collaborazione, hanno scritto ed eseguito la colonna sonora del film di Emanuela Audisio ‘Da Clay ad Alì, la metamorfosi’: “Abbiamo cercato di riprodurre il rumore dei suoi pugni”

RoyPaci2-e1402831268536“Volevamo affrontare una sfida sul ring dei suoni. E Roy era la persona più adatta per mettere insieme le mia esperienza, la sua e i suoni che hanno segnato a storia dal 1964 in poi”. Remo Anzovino e Roy Paci hanno scritto la colonna sonora del documentario Da Clay ad Alì, la metamorfosi, firmato da Emanuela Audisio, in onda su Sky e su Repubblica.it il 17 gennaio. La ricostruzione della leggenda di un’icona del Novecento accompagnata da 12 brani inediti scritti ed eseguiti da due musicisti di impostazione diversa (Anzovino è un pianista originale e visionario, specialista di colonne sonore; Paci è un trombettista esplosivo, nemico assoluto degli steccati di genere) ma che hanno trovato nel mondo di Alì un terreno su cui scambiare emozioni, esperienze e costruzioni musicali. “Entrambi siamo appassionati di boxe e, ovviamente, di Alì”, racconta Anzovino, “Emanuela ha reso il nostro lavoro più facile, perché sapevamo che avrebbe dato una grande importanza alla musica”.
Il risultato è un disco pieno di anima e di colori, con brani che possono vivere di vita propria anche senza il supporto delle immagini e che riportano al mondo del soul psichedelico, della blaxploitation, del genio di Sun Ra, dei grandi della musica nera come Stevie Wonder e Marvin Gaye, di tutto il tappeto sonoro (“Il liquido amniotico dentro al quale abbiamo lavorato”, confessa Anzovino) che ha accompagnato la carriera del più importante sportivo di tutti i tempi. “E’ la prima volta che scrivo una colonna sonora (ne avevo già composte otto) senza vedere le immagini”, racconta Paci, “io e Remo ci siamo lasciati trascinare dal fascino di quel periodo storico e abbiamo suonato come volevamo. Insieme a musicisti validissimi (tra cui il batterista Mylious Johnson, nipote di Sugar Ray Robinson, altro gigante della boxe del Novecento, ndr) abbiamo lavorato in presa diretta, spesso riuscendo nella difficile missione del ‘buona la prima’”. “Non volevo un musicista che venisse semplicemente a suonare la tromba”, svela Anzovino, “cercavo piuttosto un grande musicista che sapesse esaltare le mie melodie immergendole nella cultura di quel tempo. E abbiamo registrato come se fossimo nel 1974, uno davanti all’altro in studio: il computer lo abbiamo utilizzato solo come memoria. La nostra sfida era quella di scrivere qualcosa che potesse essere eseguita non solo dall’autore”.
’impatto dei brani, come sottolinea Paci, è “più carnale” rispetto a quello prodotto normalmente da una colonna sonora. “Sapevamo che avremmo condizionato anche le scelte del montaggio non facendo semplicemente tappezzeria sonora”, rivela Anzovino. “Abbiamo cercato di riprodurre i suoni dei pugni di Alì”, aggiunge Paci, “per me Alì è stato un simbolo di ribellione: mi ha insegnato che si può alzare la testa, anche di fronte a quell’atteggiamento mafioso che da ragazzo trovavo nella mia terra. Lui ci dava la forza per dire ‘andate affanculo anche voi’”. “Alì ha tolto violenza alla boxe”, aggiunge Anzovino, “è il primo pugile che colpisce indietreggiando, che studia una tattica sul ring, che fa un ragionamento sulla danza all’interno del quadrato. E il titolo Fight for Freedom simboleggia la voglia di Roy e mia di combattere per la nostra libertà di espressione, fuori da qualsiasi steccato”.
Il progetto potrebbe avere degli sviluppi live: “Sarebbe un peccato se non accadesse”, svela Anzovino. “Ci piacerebbe eseguire le musiche durante le proiezioni, stiamo lavorando su alcune date evento. Servono solo gli spazi giusti”.

di Andrea Silenzi, La Repubblica

Torna in alto