L’ORA LEGALE DI FICARRA E PICONE “RIDIAMO DELLA NOSTRA ITALIA”

Nelle sale dal 19 gennaio l’ultima pellicola diretta e interpretata dal duo comico

Ficarra-e-PiconeAbbiamo fotografato la nostra Italia attraverso la risata». Ficarra e Picone tornano protagonisti del grande schermo con «L’ora legale», una commedia corale ben riuscita, amara e intelligente che riflette su vizi e virtù del nostro Paese, nelle sale dal 19 gennaio con Medusa. Scritta dal duo comico palermitano insieme a Edoardo De Angelis, Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini, per Salvatore Ficarra e Valentino Picone si tratta della quinta pellicola da registi, la sesta da sceneggiatori. Dopo anni di imbrogli e disonestà da parte dello storico sindaco Gaetano Patanè (Tony Sperandeo), gli abitanti di Pietrammare, paesino della Sicilia, chiedono a gran voce il cambiamento. Ma quando finalmente il cambiamento arriva, con l’elezione del nuovo primo cittadino Pierpaolo Natoli (Vincenzo Amato), le regole introdotte da quest’uomo, dal rispetto del codice della strada alla raccolta differenziata, porteranno paradossalmente la cittadinanza a indignarsi.
Quanto vi ha influenzato la realtà nella scrittura de «L’ora legale»?
Ficarra: «Abbiamo iniziato a pensare al film due anni fa e la realtà ci ha tallonato da vicino, tanto da superarci a destra. Per evitare di fare riferimenti a persone precise, abbiamo anche apportato qualche cambiamento alla sceneggiatura».
Picone: «Ci siamo divertiti a capovolgere delle situazioni, forzando la realtà. Il sindaco Natoli porta nel suo paese l’onestà, che diventa però un problema per i cittadini. Insomma, c’è un Patanè dentro ognuno di noi, quando ci vengono toccati i nostri interessi».
A proposito di riferimenti a persone reali, ne potete svelare qualcuno?
Ficarra: «Abbiamo inserito situazioni che ci hanno colpito in questi anni. Il sindaco di Licata vive sotto scorta per la sua lotta all’abusivismo edilizio. Riguardo invece alla felpa che indosso nel film con la scritta “cognato”, abbiamo pensato a qualcun altro (Salvini, ndr)».
Picone: «Nel nostro film anche il prete (interpretato da Leo Gullotta, che ha un b&b del quale non vuole pagare le tasse, ndr) ha due facce. Gli abbiamo fatto dire una frase di Papa Francesco: i corrotti non portano a casa soltanto il denaro che hanno guadagnato, ma anche la mancanza di dignità».
Nel cinema esiste il docu-drama. Possiamo dire che «L’ora legale» è più una «docummedia»”?
Picone: «Meglio di no, sennò rischiamo di andare agli Oscar» (ride, ndr).
Secondo voi, il film rientra allora nel cinema cosiddetto «civile»?
Ficarra: «Il nostro obiettivo è quello di far ridere e raccontare quello che viviamo. Lo abbiano sempre fatto, anche a Zelig. Dipende poi dallo spettatore. C’è qualcuno che guardando il film potrà leggere solo la risata e chi anche altro».
Senza voler spoilerare la pellicola, ma il finale lascia un po’ l’amaro in bocca. E’ sempre stata quella la vostra idea?
Ficarra: «Siamo partiti proprio da quel finale per raccontare questa storia che non è mai cambiata».
Nel film si parla di cambiamento. Voi siete una coppia comica ormai dal 1993, avete mai pensato di cambiare partner?
Ficarra: «Sappiamo delle cose l’uno dell’altro, quindi ci ricattiamo a vicenda (scherza, ndr). Siamo lo specchio dell’Italia. Poi non potrei sopportare di vederlo con un altro».
Picone: «La nostra forza è la totale disistima reciproca».
Che ne pensate del cinema italiano di oggi?
Ficarra: «Vediamo film belli. Maccio Capatonda, ad esempio, è uno che ci piace moltissimo. Anche nel suo caso, lo spettatore può scegliere di farsi solo una risata o andare oltre».
Il mese prossimo tornate alla conduzione di «Striscia la notizia». Ormai sono tredici edizioni…
Picone: «Non sapete quanti calci dò sotto il bancone a Salvo, perché si dimentica che siamo un gruppo. Ci piace la satira tagliente e pungente del programma e la libertà che abbiamo di poter commentare ciò che vediamo».

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