Romulus II presentata alla Festa del Cinema di Roma. Quando esce e cosa c’è da sapere

Dal 21 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, una serie prodotta da Sky Studios, Cattleya e Groenlandia, in collaborazione con ITV Studios. Regia di Matteo Rovere, Michele Alhaique, Enrico Maria Artale, Francesca Mazzoleni. Con Andrea Arcangeli, Francesco Di Napoli, Marianna Fontana e con Vanessa Scalera e Sergio Romano. New-entry nel cast Valentina Bellè, Emanuele Maria Di Stefano, Max Malatesta, Ludovica Nasti e Giancarlo Commare

Ancora più epica e sempre più vicina alle origini del mito fondativo di Roma, è stata presentata in anteprima alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma ROMULUS II – LA GUERRA PER ROMA, secondo capitolo della serie Sky Original firmata da Matteo Rovere.

Prodotta da Sky Studios, Cattleya e Groenlandia in collaborazione con ITV Studios, la serie andrà dal 21 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW (e sarà ovviamente disponibile anche on demand).

NOVITÀ E CONFERME

Nuove città, nuovi popoli, nuovi re, con ancora più azione, più stunt, più sorprese: prima del mito, oltre la leggenda, la nascita di Roma come non è mai stata raccontata in otto nuovi episodi con i protagonisti della prima stagione Andrea Arcangeli (Yemos), Marianna Fontana (Ilia) e Francesco Di Napoli (Wiros) cui si aggiungono Valentina Bellè (Volevo fare la rockstar, L’uomo del labirintoCatch-22) nei panni di Ersilia, a capo delle sacerdotesse Sabine; Emanuele Maria Di Stefano (La scuola cattolicaSiccità) che interpreta il re dei Sabini Tito Tazio, figlio del Dio Sancos, il più potente nemico di Roma; Max Malatesta (FavolacceIl primo Re) è Sabos, consigliere e braccio destro del re dei Sabini; Ludovica Nasti (L’amica geniale) veste i panni di Vibia, la più giovane fra le sacerdotesse Sabine; mentre Giancarlo Commare (Skam ItaliaMaschile singolare, La Belva) è Atys, il giovane re di Satricum. Tornano anche Vanessa Scalera (Silvia), Sergio Romano (Amulius) e Demetra Avincola (Deftri).

REGISTI E SCENEGGIATORI

Come già la prima, venduta da ITV Studios – il distributore internazionale – in più di 40 territori, anche la seconda stagione della serie è stata interamente girata in protolatino. Il team di regia è formato da Matteo Rovere, Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale, già registi della prima stagione, e da Francesca Mazzoleni (Punta SacraSuccede). Alla sceneggiatura tornano Filippo Gravino e Guido Iuculano, cui si uniscono nella writers’ room Flaminia Gressi e Federico Gnesini.

CARBON NEUTRAL

ROMULUS II – LA GUERRA PER ROMA è la prima serie TV italiana certificata totalmente carbon neutral, anche a livello internazionale. Durante la fase di produzione è stata infatti avviata una stretta collaborazione con Zen2030, società benefit italiana che ha come obiettivo la riduzione dell’impatto ambientale dell’intero settore audiovisivo italiano, sulla via delle zero emissioni nette. ROMULUS II – LA GUERRA PER ROMA ha quindi potuto beneficiare dell’applicazione del Protocollo Zen2030, finalizzato a ridurre l’impronta di carbonio delle produzioni cinematografiche fino a renderle carbon neutral. Una scelta in linea con l’impegno del gruppo Sky che, con la campagna Sky Zero, punta a essere la prima media company in Europa a diventare Net Zero Carbon entro il 2030.

SINOSSI

La seconda stagione di Romulus si apre sotto il segno della speranza. Yemos e Wiros sono entrati a Velia non con la violenza, ma con l’autorità di chi ha liberato Alba e sconfitto il traditore Amulius. Con loro ci sono Ilia, Deftri, l’intero popolo dei Ruminales, ma anche un gran numero di latini in cerca di un nuovo inizio e di una nuova patria.

Figli della Lupa e di Silvia, fratelli per scelta e destino, Yemos e Wiros sono proclamati re di una nuova città consacrata a Rumia: il suo nome è ROMA e sorgerà al posto della vecchia Velia, una città fondata non sul sangue e sulla vendetta, ma sulla giustizia e sulla pace, una promessa di fratellanza e riscatto sociale per tutti. Ma in un mondo arcaico fatto di violenza e sopraffazione, dove dèi e uomini raramente mostrano pietà, promesse come quelle di Roma sono difficili da mantenere. E la prima grande prova che i due re si trovano ad affrontare ha il nome di Cures, città sacra del popolo dei Sabini.

Tito Tazio, giovanissimo re dei Sabini, figlio del dio Sancos, temuto e venerato dal suo popolo, temendo l’espansione del regno oltre i confini, invita i due re per un rito che si rivelerà un’imboscata volta alla sottomissione. In questa terra inospitale, Yemos e Wiros strapperanno al re le sacerdotesse Sabine, a lui molto care, in un gesto sacrilego ma inevitabile. Quando i Sabini invadono il Lazio per reclamare le donne, Yemos e Wiros restano fermi sulle loro posizioni ma di fronte a guerra e distruzione il loro sodalizio inizia a mostrare i segni di una crisi imminente, perché a Roma può esserci un solo re. Chi prenderà il nome di ROMULUS?

I PERSONAGGI

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YEMOS – Andrea Arcangeli

All’inizio della seconda stagione Yemos è più forte che mai, ha accanto a sé Wiros, suo fratello, con il quale fonda Roma, dando il via al nuovo corso della storia; e poi c’è Ilia a cui lo unisce un legame fortissimo, il ricordo di suo fratello Enitos. Per questo motivo Yemos ha bisogno di lei e del suo amore. Ma in un mondo arcaico fatto di violenza e sopraffazione, dove dèi e uomini raramente mostrano pietà, promesse come quelle di Roma sono difficili da mantenere e tutto il suo mondo e le sue certezze crolleranno.

WIROS – Francesco Di Napoli

All’inizio del nostro racconto è legatissimo a Yemos, fratello per scelta e destino. Insieme fondano Roma, una città nata non sul sangue e sulla vendetta, ma sulla giustizia e sulla pace. Nel corso della nostra storia si avvicinerà a Ersilia, il cui carisma lo convincerà che un re può essere infallibile, pari agli dei, trovando così la forza di agire da solo diventando adulto e rinunciando a una parte di sé. Ma pur volendolo fortemente, non si può sfuggire al proprio destino.

ILIA – Marianna Fontana

Ha rimosso il lutto e il dolore, e vive in una specie di stasi che la tiene emotivamente lontana da tutto. L’unica persona che sente veramente vicina è Yemos. Solo lui sarà in grado di darle lo stimolo per provare a rifarsi una vita dopo le tragedie vissute nella prima stagione. Allontanare il dolore però non è mai una soluzione, e Ilia sarà costretta a fare i conti con i suoi fantasmi.

SILVIA – Vanessa Scalera

Silvia incarna i valori di un mondo che volge al tramonto, quello di suo padre Numitor e della defunta Lega dei Trenta. Ma Silvia è anche una madre che tenta con tutte le forze che ha di proteggere suo figlio Yemos, l’unico legame che le è rimasto, senza tuttavia rendersi conto che non può proteggerlo da sé stesso. La vita la metterà a dura prova e quando avrà perso quasi tutto troverà dentro di sé la forza per cambiare le cose e andare avanti.

TITO TAZIO – Emanuele Maria Di Stefano

Giovanissimo re dei Sabini, figlio del dio Sancos, re per origine divina e per questo temuto e venerato dal suo popolo. Misterioso e spietato, è anche in qualche modo un eroe fragilissimo, un ragazzo senza madre né padre, senza fratelli. L’essere orfano è la sua più grande debolezza ma sarà l’origine del legame che stringerà con Wiros. All’inizio della stagione crede ciecamente ai propri natali divini e ha come unico punto di riferimento “umano” le sue sacerdotesse e il fedele Sabos. Durante il racconto subirà però una grande trasformazione e dovrà imparare a essere uomo e re, oltre che Dio venerato senza condizioni, arrivando a prendere la guida del suo popolo mettendosi in gioco in prima persona, finalmente senza la mediazione o il controllo di nessuno.

AMULIUS/SERVIOS – Sergio Romano

Non più re, marito, fratello, padre, uomo: Amulius – dopo essersi bruciato metà del volto nel tempio di Sancos – è rinato con il nome di Servios, un morto tornato tra i vivi, guidato solo dalla sete di vendetta. Nemmeno l’amore per sua figlia potrà distoglierlo dal suo scopo.

ERSILIA – Valentina Bellè

Sacerdotessa forte, fedele al re Tito, disposta a fare tutto ciò che gli chiedono il dio Sancos e il suo sovrano. Rapita e portata a Roma trova la sua voce e la sua indipendenza, una forza che non credeva di avere e che le aprirà la porta di un nuovo mondo a cui pensava di non potere appartenere.

LE SABINE – Ludovica Nasti, Maria Rosaria Mingione, Gaia Altucci, Bianca Panconi

Sacerdotesse mascherate, un gineceo allargato intorno a Tito, donne con le quali il re intrattiene dei rapporti morbosi che sono di natura divina – sono loro che leggono le volontà di suo padre Sancos – ma anche carnale, fisica, sessuale. Sono la guida del re, che pende dalle loro labbra e che le segue in ogni sua decisione. All’inizio sono una voce unica, quasi un corpo solo, soltanto dopo il loro rapimento le vedremo senza maschera e impareremo a conoscere le loro diversità.

SABOS – Max Malatesta

Capo delle guardie di Tito, è il guerriero più forte e fiero di Cures. Consigliere del re, Sabos crede come tutti alla natura semi-divina di Tito e gli mostra una fedeltà assoluta e sincera.

Prende sotto la propria ala Servios, che ammira come guerriero e nel quale riconoscerà una furia quasi ultraterrena pronta a essere sguinzagliata contro il nemico per la gloria dei Sabini.

NOTE DI PRODUZIONE – SKY (SONIA ROVAI, SENIOR DIRECTOR SCRIPTED PRODUCTIONS SKY STUDIOS)

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Romulus, finale di stagione: Un futuro diverso. FOTO

Creando per Sky la serie Romulus, Matteo Rovere con il suo team aveva costruito un mondo talmente immersivo che era quasi inevitabile venisse voglia di tornarci. Ma poteva mai essere un semplice ritorno nelle nostre amatissime campagne laziali? Dopo 14 settimane di preparazione e 24 di riprese possiamo tranquillamente affermare che Romulus II – La guerra per Roma è un’altra cosa.

La nuova stagione è l’espansione di quel mondo ancestrale che avevamo ricostruito intorno al mito fondativo di Roma. Nuovi villaggi, nuovi popoli, ancora più azione epica, più stunt, più sorprese: necropoli etrusche, cave di travertino, anse nascoste del Tevere ma anche sfondi virtuali e integrazioni CGI. Tutte le strade ci hanno portato verso un imponente allargamento di prospettive — anche verso il futuro grazie alla rigorosa adozione del protocollo di Zen 2030, il più completo in termini di sostenibilità, durante tutte le riprese. Per lasciare il mondo sempre un po’ meglio di come lo si è trovato. O, nel caso di Romulus II, costruito.

Con l’apporto determinante dei nostri partner Cattleya e Groenlandia, e grazie all’appassionato lavoro di maestranze espertissime e del giovane e talentuoso cast diretto da Matteo Rovere e dal suo team creativo, a Sky siamo dunque più che orgogliosi di poter offrire agli spettatori le emozioni di un tour immersivo in questo antico e nuovissimo mondo di Romulus II: buon viaggio.

NOTE DI PRODUZIONE – CATTLEYA (RICCARDO TOZZI, FONDATORE E PRESIDENTE DI CATTLEYA)

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Romulus, la recensione degli episodi 7 e 8 della serie tv

Roma. Finalmente con la seconda stagione di Romulus arriviamo alla città che è insieme un luogo reale e un referente mitico per la storia successiva non solo italiana. E lo facciamo con un’ambizione se possibile ancora più alta, sia nella scrittura che nella produzione.

Se con la prima stagione abbiamo seguito il percorso di un principe e di uno schiavo che diventano fratelli, qui affrontiamo un vero e proprio “scontro di civiltà” tra due popoli diversi, con le loro tradizioni religiose, mitologie e ambizioni. Un’esplorazione del passato capace di mescolare il realismo magico, l’intrigo politico, l’azione pura.

È epica moderna, che intreccia il racconto mitico (riconoscibile ma rivisitato in maniera sorprendente) e approfondimento della dimensione psicologica dei personaggi. Una reinvenzione di uno dei generi classici del cinema italiano, il peplum, ma in una chiave totalmente stravolta.

E tutto questo a partire dalla presenza di nuovi grandi personaggi femminili, capaci di farsi carico del racconto non solo attraverso le armi, come Ilia, ma anche attraverso la religione, come la sacerdotessa Ersilia.

Con Groenlandia e con il team di autori abbiamo esplorato il tema iper-contemporaneo dell’intreccio tra dimensione religiosa e politica, con personaggi che vivono compiutamente nella loro epoca storica e insieme parlano al presente: le profezie e la predestinazione con cui il leader spinge il suo popolo alla guerra, che crea e cavalca e di cui diventa allo stesso tempo vittima, il contrasto tra le spinte ideali e i compromessi della realpolitik.

Questo lavoro in tandem tra due produzioni creative e la collaborazione con un partner capace e coraggioso come Sky ci hanno portato ancora una volta al centro di un’avventura esaltante, capace di generare un prodotto unico nel suo genere, profondamente italiano e con una naturale vocazione all’internazionalità per forza produttiva e immaginifica e per la complessità dei temi.

NOTE DI PRODUZIONE – GROENLANDIA (MATTEO ROVERE, CEO DI GROENLANDIA)

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Romulus, episodi 7 e 8: Accettare il destino. FOTO

Poter lavorare alla seconda stagione di Romulus è stato per noi motivo di grande gioia e orgoglio perché si è trattato principalmente di una conferma del duro lavoro che tutto il gruppo ha fatto per il primo capitolo della nostra storia. Abbiamo ritrovato in tutta la squadra l’entusiasmo della prima stagione ma anche l’ambizione di far salire l’asticella dal punto di vista della spettacolarizzazione e della narrazione. Per prima cosa abbiamo aumentato le sequenze action, con un grande lavoro preparatorio fatto dal cast, dagli stunt a dai registi. Abbiamo poi ampliato il set, costruendo nuove città e introducendo nuovi popoli. Abbiamo aggiunto nuove forze e risorse nel reparto regia e in quello della sceneggiatura.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la presenza costante al nostro fianco di Cattleya e la fiducia e professionalità di Sky. Mettiamo in scena una storia che racconta il nostro passato ma non ci siamo dimenticati del nostro futuro, introducendo nel nostro set, in collaborazione con Zen 2030, protocolli per salvaguardare l’ambiente e per compensare l’impatto che un lungo set come il nostro può avere sulla nostra terra.

Quattordici settimane di preparazione e ventiquattro di riprese, con un team di esperti che ha dato il massimo per poter restituire un racconto con la massima qualità e forza cinematografica e che speriamo riesca davvero a entusiasmare gli spettatori quanto ha entusiasmato noi che ci abbiamo lavorato.

NOTE DI REGIA – MATTEO ROVERE

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Romulus, la recensione degli episodi 5 e 6 della serie tv

La prima stagione di Romulus è stata una sfida incredibile che ci ha permesso di affrontare questo nuovo viaggio con più consapevolezza e libertà. Siamo partiti aumentando e potenziando il livello del racconto e dello spettacolo, concentrandoci sul ritmo, l’accelerazione e l’innovazione rispetto alla scorsa stagione.

Abbiamo aumentato la dose di spettacolarità delle imprese, caricandole di suspence, di tensione e di action, lavorando su un sentimento che resta conturbante, fortemente emotivo, potente. Ci siamo spostati dai boschi, per entrare definitivamente nelle città. Lo scontro non sarà più tra vecchio e nuovo ma tra Roma e lo straniero, il nemico.

Anche il gruppo di sceneggiatori è cresciuto, con l’arrivo di Federico Gnesini e Flaminia Gressi, e insieme a Filippo Gravino e Guido Iuculano abbiamo lavorato a un impianto narrativo più compatto, dando agli episodi una maggiore velocità nello sviluppo della storia. Il plot è più tramatico e le linee principali e secondarie sono molto concentrate. Il ricorso al mito e al significato simbolico a esso connesso è chiaro, esplicito, partecipativo, nell’intenzione precisa di rendere lo spettatore più consapevole dei riferimenti a cui si allude e maggiormente coinvolto nella ricerca posta a inizio stagione: chi è Romulus?

Le riprese sono state complesse, nonostante l’esperienza della scorsa stagione. Voler raccontare una storia e questo mondo nel modo più realistico e spettacolare possibile ci ha causato molti problemi di varia natura che siamo riusciti a superare grazie alla forza e professionalità di tutti i reparti.

È un viaggio di scoperta anche questo, che ci porterà con più consapevolezza e tragedia nel momento più cupo del percorso di crescita dei nostri protagonisti, alle prese per la prima volta con l’ignoto, le aspettative, il dilemma e il disincanto.

Il reparto regia si è allargato, con l’inserimento di uno sguardo nuovo, quello di Francesca Mazzoleni, che si è integrato perfettamente con la visione di Michele Alhaique, Enrico Maria Artale e mia e che ha apportato nuove energie e nuove idee. 

NOTE DI REGIA – MICHELE ALHAIQUE

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Romulus, episodi 5 e 6: I figli di Rumia. FOTO

La sfida per Romulus II è stata da subito quella di non tradire l’originalità del mondo visivo e narrativo della prima stagione, ma provare nello stesso tempo a portare innovazione nel racconto e nel respiro immaginifico della serie.

La storia e di conseguenza la scrittura hanno portato nel mondo che già avevamo imparato a conoscere un nuovo popolo, quello dei Sabini, capitanato dal re Tito che irrompe sulla scena con grazia e violenza. Le vicende dei nostri protagonisti si intersecano con questo nuovo personaggio, i conflitti e gli affetti s’intrecciano in maniera sorprendente, in un crescendo teso e appassionato che porterà verso il noto epilogo tra i due fratelli.

La mia regia prende le redini del racconto proprio quando il conflitto tra Yemos e Wiros inizia ad avere una forma sempre più affilata (episodi 6, 7 e 8). Di conseguenza sono arrivato sul set solo gli ultimi mesi e ho trovato di fronte a me un gruppo di attori che già da tempo stava vestendo gli abiti di scena. Non è toccato a me il duro lavoro di re-immersione in quel mondo ancestrale. Ho avuto la fortuna quindi di potermi concentrare sulle relazioni tra i personaggi e i loro conflitti interiori, senza dovermi preoccupare troppo della loro credibilità sulla scena, quello era un ingranaggio già molto ben oliato dai colleghi che mi avevano preceduto. È stato sorprendente vedere come gli attori (Arcangeli, Di Napoli, Fontana, Scalera, Romano) abbiano avuto la capacità di giocare con i propri personaggi (e con il latino) con una disinvoltura e una libertà che nella precedente stagione sarebbe stata inimmaginabile. Ed è stato forse proprio il loro entusiasmo a fare da traino per i nuovi protagonisti (Bellè, Di Stefano e gli altri) che si sono integrati in perfetta armonia con il mondo di Romulus.

Una delle sequenze più ambiziose nei miei tre episodi è senz’altro la battaglia tra Sabini e Romani. Sulla carta aveva una durata di più di venti pagine, abbiamo girato per dieci giorni in una location che ho scelto alle porte di Roma. La conformazione del territorio mi ha permesso di muovermi liberamente nello spazio senza riferimenti troppo vincolanti durante tutta la durata delle riprese e di avere di fatto una continuità di luce per tutta la sequenza. Sono stati impiegati più di quattrocento stunt-men, mai una produzione aveva fatto altrettanto. Gli attori erano stati preparati a lungo dal team Novelli ed è stato impressionante vedere quanto i loro movimenti all’interno delle coreografie fossero organici e credibili quanto quelli delle controfigure.

È stato un set molto impegnativo e complesso, solo l’esperienza della prima stagione ci ha permesso di avere la libertà di alzare il tiro e creare uno show ancora più ricco e sorprendente.

NOTE DI REGIA – ENRICO MARIA ARTALE

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Romulus, la recensione degli episodi 3 e 4 della serie tv

Già dalle intenzioni questa seconda stagione presentava degli sviluppi diversi: il racconto diventava meno intimo e si apriva ad una maggiore portata storica. Dalla tragedia si è passati con più decisione all’epica, alla mitologia, al racconto d’avventura. Avendo stabilito nella prima stagione i codici di un mondo arcaico, sul quale era stato necessario un grande lavoro di documentazione, adesso si apriva invece uno spazio maggiore per la fantasia.

Era quindi necessario rilanciare anche dal punto di vista dello spettacolo, e ideare delle sequenze di azione che non fossero semplicemente di servizio al ritmo. Cerco sempre di rielaborare il copione tradendo un po’ la funzionalità della trama alla ricerca di un’originalità visionaria, una forza immaginifica che risuoni delle nostre letture di bambini, oltre che ovviamente del Cinema che abbiamo frequentato fin da ragazzi. Questa seconda stagione, dalla presa notturna di Alba al villaggio degli orfani etruschi, mi ha offerto tante occasioni per dare spazio alla mia creatività in questo senso.

La sequenza della battaglia nel terzo episodio è stata per me la più impegnativa della serie. Divisa a modo suo in tre atti, l’assalto, l’inseguimento e la trappola, ha richiesto un notevole sforzo da parte degli attori e di tutto il reparto stunt. Nel bosco la macchina da presa correva ad alta velocità lungo dei cavi di acciaio che passavano tra gli alberi, in forte pendio. Ripetere queste discese numerose volte, con la stessa intensità, richiedeva un grande allenamento. Ma il peggio doveva ancora venire. Ho scelto di girare il seguito all’interno una stretta gola tagliata nella roccia, una via di comunicazione all’interno della necropoli Etrusca di Cerveteri, un luogo meraviglioso che sembra uscito da un libro dei fratelli Grimm e che invece appartiene alla storia preromana, di cui ancora porta i segni. Le asperità delle rocce e la difficoltà di accesso rischiavano di essere pericolose, oltre a rappresentare un problema logistico. Ma non capivo perché questo scontro improvviso e sanguinario dovesse avvenire in un luogo comodo… Al contrario, credo che sfruttare queste difficoltà abbia reso il tutto meno schematico, senza dare la sensazione di essere costruito a tavolino. Avevamo uno storyboard, prezioso per tenere traccia delle varie fasi dello scontro, ma l’obiettivo vero era un altro: generare il caos, e precipitare dentro questo caos i nostri personaggi e la macchina da presa, cercando di restituire la prospettiva interna dell’azione. Per me è l’unico modo per non essere descrittivi, o esteriori, e ritrovare l’emozione precisa dei protagonisti anche in mezzo a un centinaio di soldati scatenati.

Anche in questa seconda stagione, come all’interno delle grotte nella prima, la natura ci ha imposto una sfida tecnica, dal momento che avevamo scelto di girare esclusivamente dal vero, evitando ad esempio le piscine artificiali: girare su un fiume di grande portata, con gli attori e la macchina da presa a bordo di imbarcazioni primitive assai difficili da controllare, ha richiesto un certo coraggio e una buona dose di fortuna. In compenso la magia dell’atmosfera, la sorpresa nel ritrovare luoghi tuttora incontaminati lungo il corso del Tevere, tutto contribuiva a restituire un’emozione immediata, una limpida bellezza sulla quale non c’era granché da intervenire.

Una delle mie inquadrature preferite è “accaduta” così, mentre noi cercavamo disperatamente una soluzione per spostare la macchina da presa in corsa e correggere il quadro, la corrente ha girato la canoa degli attori presentandoli davanti a noi, lasciandogli giusto il tempo delle battute, con il sole che tramontava all’orizzonte in perfetto controluce.

NOTE DI REGIA – FRANCESCA MAZZOLENI

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Romulus, episodi 3 e 4: Pace o giustizia? FOTO

Creare il mondo di Romulus è stata un’avventura di quelle che raramente capitano nel panorama del nostro cinema, ambiziosa ed epica, al pari delle avventure che prenderanno luce sullo schermo nel corso della narrazione. L’aspetto più sfidante, da new entry della crew di regia, è stato portare avanti la coerenza e la potenza del mondo già creato da Matteo Rovere, insieme a Enrico Maria Artale e Michele Alhaique, ognuno secondo la propria sensibilità e alzando tutti ancor di più per questa stagione l’asticella della spettacolarità, dell’emotività delle relazioni e del mistero di un mondo creato ancora una volta da zero grazie alla potenza del cinema.

Abbiamo rappresentato storie molto lontane nel tempo ma che hanno un fortissimo valore emotivo universale: l’accecamento del potere, l’esigenza di un luogo dove fondare le proprie radici e potersi sentire appartenere a qualcosa, la complessità delle relazioni umane e sentimentali che prendono vita durante queste tappe. Il tutto chiedendoci ogni giorno: chissà come era a quei tempi? Come si pensava, come si amava, come si parlava, come si pregava?

È stato un viaggio continuo di ricerca e di costituzione di un nuovo immaginario che farò fatica a dimenticare e che non vedevamo l’ora di condividere con tutti. Insieme all’entusiasmo di aver potuto lavorare con giovani attori che ormai sono più di una promessa per il nostro cinema e su personaggi femminili, alcuni nuovi e alcuni già consolidati, complessi e potenti. E sul nuovo re Tito, che con sé ha portato la follia, l’imprevedibilità e la spettacolarità che è stata la cifra stilistica di tutta questa nuova bellissima avventura.

NOTE DI SCENEGGIATURA (FILIPPO GRAVINO, GUIDO IUCULANO, FEDERICO GNESINI E FLAMINIA GRESSI)

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Romulus, la recensione dei primi due episodi della serie tv

Si è conclusa la fase eroica della storia, il viaggio iniziatico è terminato, Amulius è sconfitto e Numitor è tornato sul trono della città sacra.

Non è più tempo di creature misteriose e tenebre boschive: Yemos e Wiros, il re e lo schiavo, hanno fondato una nuova città e una nuova era di concordia e pace. Eppure, così dice il mito, questo gesto di fondazione coincide con il massimo dell’orrore, il fratricidio: Remo e Romolo sono solo un esempio tardivo di una legge più antica, quella di Eteocle e Polinice, di Osiride e Seth, di Caino e Abele.

E Caino, dopo aver ucciso suo fratello Abele, “divenne fondatore di una città che chiamò Enoch”, e questo vuol dire che è un’empietà costruire un luogo che prima non esisteva, dargli un nome e imporre leggi. L’uomo che osa comandare altri uomini sta sfidando gli dei, ma se il mondo è ampio e lascia spazio a infiniti Dei, non c’è modo di tenere insieme due re sullo stesso trono. Perché il potere infetta la mente di chi crede di possederlo e invece ne è posseduto: lo trasforma dall’interno, e la trasformazione non è mai per il meglio.

Di questo contagio abbiamo parlato nel secondo capitolo di Romulus. L’amore dei fratelli si sgretola e nelle fenditure si allargano sentimenti meno eroici: la diffidenza, l’invidia e l’odio – che è sempre, allo stesso tempo, odio del rivale e odio di sé.

“Il falso re dovrà morire, il vero re avrà il nome di Romulus”, dice la profezia, e cade come un sasso sulla superficie calma di un lago: noi, quasi da spettatori, abbiamo guardato quel lago – abbiamo seguito il montare delle onde, il contagio che travolge la mente e poi, inattesa, la nuova calma, spettrale, provvisoria come tutti i Regni e tutti gli Imperi di questo mondo.

FOTOGRAFIA (GIUSEPPE MAIO)

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Romulus, le foto dei primi due episodi della serie tv

L’idea fotografica da cui sono partito per la costruzione visiva della serie Romulus II – La guerra per Roma, ed in particolare degli episodi finali 6-7-8 per la regia di Michele Alhaique, è stata in primis ragionare sulla genesi narrativa alla base della serie. Una narrazione che esplora il mito, il sacro, il sogno, l’incubo, il rituale e che è arrivata a noi, nel corso del tempo, attraverso interpretazioni visive senza pretesa di verosimiglianza.

Il punto di partenza è stato quello di riuscire a creare un viaggio allucinato, distante, archetipico ma estremamente riconoscibile. Con il regista Michele Alhaique abbiamo scelto di fare un lavoro decisamente misterioso, lavorando su sottotoni e silhouette, cercando un’atmosfera di inquietudine. Per avere delle possibilità di messa in scena che ci permettessero di “nascondere nel buio” e tenere segrete le torture emotive e di inganno che i protagonisti affrontano durante gli episodi.

Come racconto, Romulus II ha momenti di forte ambizione alternati a momenti di grande oscurità e mette a confronto e in conflitto due popoli, Sabini e Latini. I primi rappresentati da un re, Tito, in una sorta di delirio spirituale e di onnipotenza; l’altro, il mondo di Wiros, Yemos, Ilia, in un caos di appartenenza e dubbio esistenziale. L’architettura cromatica per rappresentare questi due mondi ci ha portato a fare delle scelte molto precise come palette colore, stabilendo alla base un grande dialogo visivo fra senso e coerenza fotografica. Per le scene di giorno ed in particolare per gli interni, l’idea è stata quella di costruire un flusso narrativo attraverso la presenza o assenza di un elemento archetipico come il sole, il divino.

Il mondo dei Sabini è raccontato usando colori caldi come i gialli, gli ori, i rossi e lavorando su una saturazione decisa. Ho illuminato gli ambienti concentrandomi su una luce puntiforme e di forte “presenza”, cercando di creare la sensazione di un sole “protagonista”. Al contrario, il mondo dei Latini è illuminato con luce più morbida e cupa, che lascia intendere un’assenza e una fatica dell’elemento simbolo: il sole.

A livello cromatico ho scelto sempre colori caldi ma sulle nuances del sabbia, marrone, ruggine e in un livello di saturazione più scarico.

Tale separazione così netta fra i due mondi ci ha permesso di creare un’immediata collocazione visiva, fino ad arrivare all’epilogo finale che ribalta volutamente l’idea costruita fino a quel momento.

Per la dimensione della notte, ho lasciato che fosse il fuoco e quindi la volontà dell’uomo a descrivere gli spazi e creare le ombre, riuscendo a mantenere un’idea di tono su tono anche con le scelte fatte per il giorno.

Nella serie c’è una continua dimensione onirica che è un estremo confine fra sogno, incubo e realtà. L’ho immaginata come qualcosa di astratto, nonostante sia collocata in una dimensione estremamente riconoscibile e reale, alternando all’interno della stessa scena scelte fotografiche opposte ma con l’idea di dare allo spettatore la sensazione di essere in un continuo ritorno e rimando fra dimensione oggettiva, proiezione inconscia, sogno e incubo.

FOTOGRAFIA (VLADAN RADOVIC)

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Ivana Lotito: da Azzurra di Gomorra a Gala di Romulus. FOTO

La qualità della luce di Romulus II – La guerra per Roma segue la regola dell’uso delle superfici naturali per riflettere la luce, per restituirci l’autenticità dell’atmosfera di allora. Pareti in argilla miste con la paglia, la stessa paglia che proteggeva dalla pioggia, legno grezzo, per poi passare negli esterni alle riflessioni delle chiome degli alberi dei boschi che filtravano la luce lunare che si mescolava con quella dei bracieri e dei focolari.

Abbiamo catturato le immagini con le stesse ottiche della prima serie (Signature Prime) che ci hanno restituito la giusta morbidezza e la giusta incisione allo stesso tempo.

Romulus II ha cambiato la color, ci ha introdotto un mondo nuovo, in una prospettiva diversa dall’usuale.

Sperimentare con la luce in una serie di questo genere dà la possibilità di spostarsi dal reale per entrare in uno spazio libero dalle regole, per restituirlo poi allo spettatore mantenendo sempre il focus sul racconto di questi nuovi episodi. Mentre nella prima stagione la ricerca era incentrata su un realismo pittorico reinventato, nel secondo capitolo ci siamo sentiti pronti a invertire il gioco di queste due forze e a spingerci verso un‘immagine più pittorica ma sempre realistica, per un periodo storico che nessuno di noi ha ovviamente vissuto.

L’uso della pioggia e del fumo anche in questa stagione ha avuto un ruolo importante. Il fumo filtrava il fuoco sempre presente sia di giorno che durante la notte, la luce chiave per questa stagione.

La macchina da presa tenuta a mano ci permetteva di stare vicino ai personaggi e condividere i loro piccoli movimenti e respiri, entrando in un flusso unico tra regia, fotografia e recitazione.

SCENOGRAFIA (TONINO ZERA E RICCARDO MONTI)

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Romulus, il making of della serie tv di Matteo Rovere. VIDEO

Oramai introdotti, grazie alla prima stagione, in una civiltà fino ad ora poco conosciuta e cinematograficamente quasi totalmente inesplorata, ci siamo immersi nell’evoluzione ed espansione di un piccolo villaggio e di un popolo che conquisterà il mondo.

Per noi questa avventura è iniziata nel novembre del 2020 quando sono cominciati subito i primi sopralluoghi per individuare una location idonea ad ambientare un set molto più vasto e articolato della prima stagione. Soprattutto si è dovuto far fronte all’esigenza di accorpare nello stesso lotto tre diverse realtà: Albalonga, Velia (ossia Roma) con due grandi accampamenti militari fuori le mura e una piccola parte di Cures, la città del popolo sabino.

Individuata la location idonea all’operazione (una ex cava di travertino naturalizzata, situata nelle vicinanze di Guidonia) è ufficialmente iniziata una lunga preparazione caratterizzata come sempre da una prima fase di documentazione storica, da una seconda fase di disegni preliminari, seguita poi dalla vera e propria progettazione di tutta l’urbanistica dei villaggi e dei singoli edifici. Le sfide da affrontare sono state diverse. La prima, quella di rimettere in piedi il set di Albalonga della prima stagione, che era stato completamente smantellato per liberare la precedente location. Operazione complessa perché ripristinare gli edifici e le capanne ha richiesto un grosso lavoro di restauro dovendo riprendere gli intonaci e i decori che in parte nello smontaggio si erano deteriorati e perché non è stato facile dover ricomporre planimetricamente il villaggio in un contesto geografico completamente diverso.

La nuova location è stata infatti scelta per la sua grande estensione e per la sua conformazione, caratterizzata da alture che circondano una valle dalla quale si è esenti da ogni tipo di inquinamento visivo, ma geograficamente molto diversa dalla precedente.

Anche questa volta, lo stimolo creativo maggiore per la scenografia è derivato dall’esigenza di diversificare e caratterizzare sensibilmente, anche se storicamente e geograficamente vicine, le tre realtà presenti nel nuovo script della serie.

Albalonga, è rimasta sostanzialmente invariata rispetto alla prima stagione e anzi, le leggere differenze del paesaggio circostante ci hanno aiutato a giustificare un lasso di tempo che intercorre con gli eventi dei nuovi episodi.

Velia, in origine un piccolo villaggio situato tra il colle Palatino e l’Esquilino, faceva parte del Septimontium (i Sette Colli): qui è dove assisteremo alla nascita di Roma attraverso l’immagine ormai universale dell’aratro che simbolicamente solca le fondamenta delle mura di Roma. Abbiamo voluto dare a Velia un taglio più strutturato rispetto ai villaggi precedenti e una impostazione decisamente più marziale, attraverso un uso maggiore della pietra presente nelle capanne. Anche la copertura dei tetti di alcuni degli edifici principali non sarà più solo in fibra vegetale ma si è intenzionalmente scelto di usare le scandole (scaglie di legno) che per conformazione e struttura ci rimandano alle corazze del regno animale, esortando inconsciamente una suggestione di forza e resistenza. Per suggellare questo aspetto abbiamo suggerito di aggiungere un nuovo edificio al nucleo abitativo di Velia: una piccola, primitiva arena, una palestra per prepararsi ai combattimenti ma anche luogo deputato ad incontri e riunioni.

Ed infine Cures, la città Sabina governata a quel tempo dal Re Tito Tazio. Proprio intorno a questa figura di un re ancora troppo giovane, acerbo, labile e meschino abbiamo delineato i caratteri e lo stile di Cures. Un nucleo anch’esso costituto per la maggior parte da capanne, una cinta muraria fortificata e il palazzo del re. Quello dei sabini è un popolo in guerra e in contrasto con quello di Roma, quindi anche qui la necessità di dare un taglio marziale ma avvolto da un alone di raffinatezza quasi mediorientale che si denoterà soprattutto nei colori, nelle decorazioni e negli arredi all’interno della sala del trono.

Il lavoro su Cures è stato per lo più concettuale, in quanto ciò che vedremo dell’esterno della città è stato generato grazie alla computer grafica (CGI) con cui si è creata una forte e sinergica collaborazione.

Fondamentale è stata, anche questa volta, la collaborazione con la set decorator Gaia Zambelli, che con cura e attenzione nella realizzazione degli arredi e dell’oggettistica si è avvalsa anche della collaborazione di artigiani specializzati nella riproduzione di manufatti dell’epoca come terrecotte, arredi, tappezzerie.

Infine, come ultima nota di valore a questa produzione, c’è da sottolineare l’attenzione per l’ambiente; infatti, siamo stati tra i primi ad avvalerci di ditte specializzate nel recupero e riciclo dei materiali prodotti durante la realizzazione delle scene, riducendo al minimo o zero l’impatto sul territorio. Una saggia scelta produttiva estesa anche al set durante tutta la durata delle riprese.

COSTUMI (VALENTINA TAVIANI)

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La seconda stagione di Romulus inizia con la fondazione di Ruma, con la nascita di una nuova città che accoglie persone da luoghi diversi, dando vita a un nuovo giovane popolo. I costumi vogliono esprimere questa mescolanza attraverso i colori e le stratificazioni di tessuti di varia fattura.

Un’attenta scelta di colori caratterizza soprattutto il nuovo esercito. Il giallo, predominante negli abiti della popolazione di Velia, è affiancato dal rosso delle tuniche dei soldati arrivati da Alba. I due colori vengono spesso sovrapposti. Ne abbiamo inserito uno nuovo, il ruggine, che predomina sugli altri ma che contiene al suo interno il giallo e il rosso, rimandando a quello del futuro esercito romano.

Molti dei soldati indossano le tuniche marroni e beige da contadini con le quali sono arrivati a Ruma.

Le corazze sono semplici, “fatte in casa”, ognuna leggermente diversa dall’altra, ognuna rigorosamente confezionata in cuoio e corda.

I Ruminales fanno parte del nuovo e variopinto esercito di Ruma. Si sono un po’ civilizzati a contatto con i nuovi popoli con i quali convivono. Hanno sostituito ossa e teschi con le corazze in cuoio. Le donne Ruminales indossano ancora le liane di liuta, ora però minuziosamente lavorate con la tecnica del macramè, che nella prima serie era stata usata solo per confezionare l’abito dell’Oracolo.

I Ruminales si distinguono ancora per il loro caratteristico colore verde-fango ma alle volte aggiungono elementi di stoffa colorata. Abbiamo arricchito i loro costumi con mantelli o tuniche di rete sottile e sono più vestiti rispetto alla stagione precedente.

Yemos e Wiros vestono come il resto del loro popolo ma con corazze più elaborate, che preludono a quelle future romane con grandi mantelli in pelliccia.

Risulta nell’insieme un esercito colorato e stratificato, senza una “divisa ufficiale” ma caratterizzato da colori caldi e dal cuoio. Diverso invece quello dei sabini, i cui soldati vestono infatti di nero con un Kardiophylax metallico, rettangolare, più grande di quello visto in precedenza. La loro divisa è uguale per tutti. Il loro re Tito Tazio è completamente diverso da qualunque personaggio incontrato nella serie.

Etereo, ambiguo, seducente e terribile, sembra un dio dai lunghi capelli mai tagliati dalla nascita acconciati con cura dalle sue schiave. Indossa sempre molti gioielli arrivati da mondi lontani. Per creare i suoi vestititi siamo partite dallo studio delle immagini degli dèi greci e dei faraoni egiziani muovendoci con estrema libertà creativa. I suoi abiti sono stati confezionati con stoffe preziose, leggere e impalpabili. I suoi colori sono il bianco, il nero e soprattutto l’oro.

In battaglia l’obiettivo era che apparisse come un dio sia ai suoi soldati che allo spettatore. Il volto dorato, così come la corazza, gli accessori e le piume del mantello, il tutto per renderlo possente e divino.

In linea con gli obiettivi della produzione di creare una serie tv “green”, abbiamo contribuito facendo in modo che nulla andasse sprecato. Ogni più piccolo scarto di stoffa è stato riciclato grazie all’intervento di Zen 2030. Ci sono state fornite tinture ecosostenibili.

Sono stati confezionati moltissimi nuovi costumi ma abbiamo riutilizzato corazze, tuniche e pellicce della prima serie trasformando ogni pezzo in mille modi diversi.

EFFETTI SPECIALI (EDI – EFFETTI DIGITALI ITALIANI)

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Il lavoro di VFX sulla seconda stagione di Romulus è stata una naturale evoluzione di quanto fatto per la prima stagione. Abbiamo sviluppato e arricchito gli environment full CGI già creati e ne abbiamo realizzati di nuovi.

Le tre città in cui si svolge questa seconda parte della vicenda sono Ruma, Cures e Alba.

La città di Ruma, dimora dei protagonisti Wiros e Yemos, è ormai una città ampia e sviluppata che ha creato la sua potenza e la sua forza. A partire da una base scenografica, abbiamo costruito digitalmente la geografia della città che si sviluppa lungo il corso del Tevere.

L’altra grande città che è stata ricostruita digitalmente è Cures, patria di Tito, re sanguinario e nemico di Ruma. La città doveva rispecchiare la potenza del popolo che la abitava e la personalità del suo re tramite la costruzione di una reggia magnifica ed enorme.

La terza città è Alba, che abbiamo già conosciuto nel corso della prima serie e che in questa stagione viene assaltata e distrutta da Tito. La rappresentazione dell’assalto e dell’incendio che distruggono Alba è stata fatta per la maggior parte digitalmente tramite la ricostruzione in FX di capanne che bruciano e frecce infuocate.

I nostri reparti di CG e FX hanno sviluppato anche tutto quello che popola e anima la città, dagli abitanti al bestiame fino agli “arredi urbani”. Tutto questo conferisce grande realismo e vitalità agli ambienti che si susseguono durante la serie.

L’altra grande area di intervento vfx di Romulus II riguarda la realizzazione di eserciti digitali durante la grande battaglia di episodio 6. La tecnica per rendere realistica la folla digitale si avvale dello strumento del Motion Capture. Dotandoci di più tute fornite di sensori, abbiamo registrato i movimenti reali delle coreografie degli stunt per poi poterli replicare digitalmente. Le coreografie vengono registrate su computer per poi essere processate per essere pronte all’uso in fase di animazione. Sempre nelle fasi di battaglia, ci siamo occupati dell’aggiunta di armi, ferite e sangue.

Oltre a queste due macro-aree di intervento, ci siamo occupati di vari effetti minori come l’aggiunta di fumo, cancellazioni di elementi anacronistici, sky repali italiani.

CAST TECNICO

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Casting director: Francesca Borromeo (U.I.C.D.)  Federica Baglioni (U.I.C.D.) (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Hair Designer: Donatella Borghesi (ep. 1,2,3,4,5) – Armido Pezzato (ep. 6,7,8)

Make-Up e Prosthetics Designers: Roberto Pastore e Valentina Visintin (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Costumi: Valentina Taviani (A.S.C.) (ep. 1,2,3,4,5) – Valentina Taviani (A.S.C) e Chiara Ravizza (ep. 6,7,8)

Scenografia: Tonino Zera (A.S.C.), Riccardo Monti (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Effetti Visivi: Francesco Pepe per EDI (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Direttori di Produzione: Daniele Modina, Neri Migani (ep. 1,2,3,4,5) – Daniele Modina (ep. 6,7,8)

Aiuto Regia: Tiziano Grasso (ep. 1,2,3,4,5) – Germano Boldorini (ep. 6,7,8)

Organizzatore Generale: Enrico Cerabino (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Produttore Esecutivo: Paolo Lucarini (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Suono in presa diretta: Angelo Bonanni (ep. 1,2,3,4) – Emanuele Cicconi (A.I.T.S.) (ep. 5,6,7,8)

Supervising sound editor: Mirko Perri (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Sound Re-recording Mixer: Michele Mazzucco (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Musiche: Andrea Farri (ep. 1,2,3 4,5,6 7,8)

Montaggio: Francesco Loffredo (ep. 1) – Valeria Sapienza (ep. 2,3,4) – Marcello Saurino (ep. 5,6,7,8)

Fotografia: Vladan Radovic (A.I.C.) (ep. 1,2,3,4) – Francesco Scazzosi (ep. 5) – Giuseppe Maio (A.I.C.) (ep. 6,7,8)

Responsabile editoriale SKY: Emanuele Marchesi

Produttore Delegato SKY: Fabiana Tesauro

Produttrici Delegate: Camilla Fava del Piano, Alessia Polli

Produttrici Delegate: Laura Cotta Ramosino, Arianna De Chiara

Produttori esecutivi SKY: Nils Hartmann, Sonia Rovai, Erica Negri

Prodotto da: Giovanni Stabilini, Marco Chimenz, Francesca Longardi

Prodotto da: Riccardo Tozzi e Matteo Rovere

Creata da: Matteo Rovere

Soggetto di Serie: Filippo Gravino, Guido Iuculano, Matteo Rovere

Soggetto di puntata: Filippo Gravino, Guido Iuculano

Sceneggiatura di puntata: Filippo Gravino e Guido Iuculano (ep. 1,4,5,7), Federico Gnesini e Flaminia Gressi (ep. 2,3,6,8)

Head writers sceneggiatura di puntata: Filippo Gravino e Guido Iuculano (ep.2,3,6,8)

REGIA: Matteo Rovere (ep. 1) – Enrico Maria Artale (ep. 2,3,4) – Francesca Mazzoleni (ep. 5) – Michele Alhaique (ep. 6,7,8)


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