SE RAI SPORT SCEGLIE LA RADIOCRONACA E RINUNCIA AL RACCONTO

Italia-Spagna e Macedonia-Italia ci hanno riportato indietro di anni, quando ascoltavamo le partite alla radio

raisportCi vuole un bel coraggio per trasmettere telecronache così! Italia-Spagna e Macedonia-Italia ci hanno riportato indietro di anni, quando ascoltavamo le partite alla radio. Quelle di Rai Sport non sono telecronache, ma radiocronache. Non c’è racconto, ma solo descrizione. Non c’è pathos, ma solo tifo. Provate a chiudere gli occhi e non perderete un’azione, una che è una. A cosa serve l’alta definizione? È vero che il vizio non è solo di Rai Sport, che in questi ultimi anni c’è stato uno sviluppo asimmetrico, che la qualità dell’immagine è progredita notevolmente mentre il commento parlato è aumentato solo in chiacchiere. Certo, dalla Rai ci si aspetterebbe un po’ più di coraggio, quello stesso coraggio di cui parla Gabriele Romagnoli nel suo ultimo libro,Coraggio!, appena uscito nelle librerie. «In principio — si legge nella presentazione — c’era don Abbondio con il suo “Il coraggio, uno non se lo può dare”. Un grande personaggio illuminato nella sua neghittosa rinuncia a scegliere il bene. Gabriele Romagnoli percorre le strade del coraggio…». Ecco, ma queste strade del coraggio, il Romagnoli direttore di Rai Sport non poteva percorrerle nel rinnovare qualcosa?
Abbiamo messo a dirigere uno scrittore per sentir ripetere in continuazione che «è cambiata l’inerzia della partita»? O che è cambiata «l’inerzia psicologica», che dev’essere una nuova versione dell’atarassia? Dov’è il coraggio di Rai Sport? Il capolavoro di Alberto Rimedio è che non solo fa la radiocronaca della partita, ma persino dei replay. Per parlare in continuità (il silenzio è vissuto come il male supremo, i rumori ambientali sono pura dannazione) inevitabilmente si ripetono sempre le stesse cose: dobbiamo attaccare, ci vuole pazienza, gli abbiamo concesso autostima!, sulle palle centrali la linea d’attacco è troppo statica… Cose così, spruzzate dal buonsenso soporifero di Alberto Zaccheroni. Su, sveglia, coraggio!

Corriere della Sera

Torna in alto