BUROCRAZIA E CALCIO IN TIVU / TU QUOQUE, MEDIASET PREMIUM…

Mediaset-Premium(Cesare Lanza) Preambolo: da anni pago l’abbonamento a Mediaset Premium, tadalafil senza quasi mai seguire le sue offerte. In particolare, sildenafil per il calcio, preferisco Sky: sinceramente Sandro Piccinini – bravo, l’ho conosciuto – mi dà ansietà, col suo stile enfatico e drammatizzante. E dire che lo stimo per la preparazione, capisce di calcio, ed ero anche un ammiratore di suo papà, indimenticabile mediano sinistro di una straordinaria Juventus.
La settimana scorsa scopro di aver perduto la scheda. Dal mio ufficio telefonano subito all’ufficio stampa: che fare? Gentilissimi, mi dicono che mi sarà inviato subito un duplicato. L’abbonamento è in regola. Purtroppo, fino a stamattina (mercoledì ore 14) la tessera non è arrivata. Vedrò dunque la partita Roma – Barcellona in casa di un amico, che per fortuna (c’è sempre un’altra faccia della medaglia) ha un televisore ben più importante e godibile del mio.
Ma il punto non è questo. Ieri c’era, su Mediaset Premium, Manchester City – Juventus. Disperato, vado a comprare un’altra scheda, 69 euro buttati al vento.
Il problema però non è risolto, devo “attivare” la scheda… Sono le 19, il match comincia alle 20.45. Bisogna chiamare un certo numero, lo faccio. E comincia il tormento. Al numero risponde una gentile voce femminile: “La telefonata da lei eseguita non è abilitata”. Che cacchio significhi, non si sa. Cosa vuol dire che non sono abilitato?
Ma sono calabro ligure dunque doppiamente testardo; e riprovo. A lungo. Una volta (diciamo fifty-fifty) mi dice che non sono abilitato, un’altra volta risponde… Primi misteri burocratici! Quando rispondono, considerandomi implicitamente “abilitato”, tuttavia mi mettono immediatamente in attesa… e puntualmente cade la linea, dopo tre secondi. Oppure dicono di richiamare più tardi. Oppure mi lasciano in attesa a lungo, e non succede niente. La telefonata si paga, non ricordo quanti centesimi al minuto. E io, sentendomi sempre più scemo, insisto e insisto (che calabro ligure sarei?) per un’ora e mezza, poi, stremato, alle 20.30 desisto. Come nella famosa commedia di Eduardo e Totò, “Miseria e nobiltà”… Desisto.

NON MI SUICIDERO’ PER QUESTO, PERO’ SPIEGATEMI…

Penso che si possano fare molte riflessioni, ma mi limito a due o tre. La prima: questo trattamento da parte di Mediaset Premium verso i suoi abbonati è semplicemente vergognoso. Mi piacerebbe sapere cosa ne penserebbe Silvio Berlusconi, se ancora si interessasse a queste minuzie. Perché è proprio interessandosi a queste apparenti minuzie, infatti, quando faceva l’imprenditore, che Berlusconi riuscì a mettere le basi per il suo impero: prima regola, rispetto per i clienti!
Invierò questa nota a Pier Silvio Berlusconi, erede del padre, e al suo direttore generale Salem: li ho conosciuti, ho lavorato con loro con soddisfazione, dunque sono certo che non siano al corrente di questo scempio (il disagio non è stato solo mio, non soffro di sindrome di vittimismo, non mi sento perseguitato: delusi e frustrati sono rimasti tanti, tantissimi appassionati di calcio, beffati come me). Seconda riflessione, implicita nella prima: la Champions è un business per Mediaset, qual è dunque una possibile ragione per spiegare questo comportamento? Inadeguatezza organizzativa? Insensibilità verso i diritti dei clienti (che pagano)?
Impreparazione, responsabilità affidata a funzionari incapaci? Piacerebbe avere una risposta, innanzitutto dall’ufficio stampa. Ma anche da Pier Silvio e Salem, o da un responsabile del (dis)servizio. Perciò invio anche alle associazioni che difendono i diritti dei consumatori. Non mi va di essere preso per i fondelli!
Non voglio essere estremo e catastrofico, proponendovi cosa scrisse Emil Cioran a proposito di burocrazia: “La menzione delle noie burocratiche tra i motivi che giustificano il suicidio, mi sembra la cosa più profonda che Amleto abbia detto”. (“Sillogismi dell’amarezza”, 1952). Non mi suicido, comunque non per questo motivo, e aspetto serenamente una spiegazione. Plausibile, non una ulteriore presa in giro.

MALA BUROCRAZIA / MA RAI, SKY E MEDIASET NON POTREBBERO METTERSI D’ACCORDO?

Terza riflessione, la più importante. Questa è solo una piccola vicenda di mala burocrazia. Il Paese è soffocato da ben altra mala burocrazia. Però, tanto per chiudere questa piccola vicenda, vorrei dire ancora: per cambiare da una emittente all’altra, ormai ci vuole una laurea! Il disagio è forte soprattutto per le fasce anziane, che però sono quelle “fidelizzate”, e fidelizzabili, a seguire la tivu. E invece: decoder, schede, telecomandi, accendi questo e spegni quello, prova a sintonizzarti, non ci si riesce, cosa ho sbagliato?… L’autostima affonda. Chiedo allora: per Rai, Sky e Mediaset non sarebbe possibile (nel loro interesse!) trovare un accordo, unificarsi tecnicamente, proporre un solo, uno solo cribbio!, telecomando – facile da usare – per cambiare emittenti e sintonizzarsi sui programmi preferiti? Non sarebbe un business più grande epiù facilmente gestibile per loro, e un gran bel gesto di rispetto verso i telespettatori? Mi chiedo anche se non ci siano gli estremi perché una Authority, tra le tante che affollano la nostra repubblica per vigilare su diritti e doveri, non colga il momento per intervenire.
Concludo invitandovi ancora a una riflessione, con Carlo Dossi: “La vita burocratica, come la prigione del corpo, fa vittime più che non si pensi all’altare della pazzia. È infatti un vero carcere dell’animo. I soli che vi possano resistere sono gli idioti – ma l’idiotismo è già una forma della pazzia”.

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