Martin Scorsese contro l’ossessione di Hollywood per il botteghino

In occasione del New York Film Festival il regista statunitense ha criticato la logica del profitto dell’industria cinematografica di Hollywood, che umilierebbe la settima arte

“Il cinema è svalutato, umiliato, sminuito da tutte le parti, non necessariamente dal lato degli affari, ma sicuramente da quello dell’arte”. Le taglienti parole pronunciate in occasione del New York Film Festival da Martin Scorsese hanno denunciato l’ossessione dell’industria cinematografica di Hollywood per i numeri del botteghino, una tendenza che secondo il regista statunitense ha spesso danneggiato la qualità della settima arte. Come riportato da IndieWire, Scorsese ha infatti sottolineato che “A partire dagli anni Ottanta, si è sviluppata un’attenzione per i numeri. È piuttosto ripugnante. Il costo di un film è una cosa. Si capisce che un film costi una certa cifra, che loro si aspettino di riavere di nuovo indietro almeno quell’importo, e anche di più. L’enfasi ora è sui numeri, sul costo, sul weekend di apertura, su quanto ha guadagnato negli Stati Uniti, quanto ha guadagnato in Inghilterra, quanto ha guadagnato in Asia, quanto ha guadagnato nel mondo intero, quanti spettatori ha raggiunto. Come regista, e come persona che non riesce a immaginare la vita senza il cinema, ho sempre ritenuto tutto questo davvero offensivo”. Scorsese, che in occasione della kermesse cinematografica ha presentato il documentario Personality Crisis: One Night Only su David Johansen, ex-frontman del gruppo glam punk degli anni Settanta The New York Dolls, ha poi lodato lo spirito del New York Film Festival: “Non ci sono premi qui. Non sei costretto a competere. Qui devi semplicemente amare il cinema”.

DUE IDEE INCOMPATIBILI DI CINEMA

Non è la prima volta che il regista ha polemizzato contro la logica del profitto di Hollywood. Come riportato dal Guardian, nel 2019 Scorsese ha contestato il valore artistico dei film di supereroi, in particolare del franchise campioni di incassi Marvel. “Ci ho provato, sapete? Ma quello non è cinema” ha commentato. In un articolo scritto per il New York Times il regista di capolavori come Taxi DriverQuei bravi ragazziShutter Island e The Irishman ha ribadito che la sua idea di cinema è “tanto lontana dall’universo Marvel quanto noi sulla Terra siamo lontani da Alfa Centauri”. Per lui e per i suoi contemporanei il cinema consisteva infatti nella rivelazione estetica, emotiva e spirituale dei personaggi: “La complessità delle persone e le loro nature contraddittorie e, talvolta, paradossali, il modo in cui possono ferirsi e amarsi a vicenda e improvvisamente trovarsi faccia a faccia con sé stessi”. Un universo invece sconosciuto per i film Marvel, paragonati da Scorsese a vacui parchi a tema. “Non è il cinema degli esseri umani che cercano di trasmettere le loro esperienze emotive e psicologiche a un altro essere umano”.

IL DESTINO DEL CINEMA

L’indifferenza per l’arte spesso mostrata da Hollywood, che per accrescere il dominio nelle sale dei film dei franchising avrebbe ridotto le opportunità di proiettare altre pellicole (sempre più spesso distribuite sulle piattaforme di streming) ha riempito Scorsese di tristezza. “La situazione, purtroppo, è che ora abbiamo due campi separati: c’è un intrattenimento audiovisuale in tutto il mondo, e c’è il cinema. Si sovrappongono ancora di tanto in tanto, ma sta diventando sempre più raro…il predominio finanziario dell’uno viene usato per emarginare e anche sminuire l’esistenza dell’altro”.


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