MELISSA SATTA, LA CONFIDENZA DRAMMATICA A LIBERO: “INSEGUITA DA MANIACI E CRETINI, NON SONO PROTETTA: COSA È SUCCESSO”

sattaLa conoscono tutti. I maschi adulti che guardano la tv, le donne che sfogliano le riviste o la ammirano su Instagram, i ragazzini che seguono il calcio. Perché Melissa Satta è bella, fresca, sexy, ha trent’ anni, ha fatto la velina per tre anni e si è fidanzata con due calciatori famosi. Il primo è stato Bobo Vieri, il secondo se l’ è sposato e ci ha fatto un bimbo dolce e boccoloso, Maddox.
Melissa, sarda ma nata a Boston, è la moglie del centrocampista Kevin Prince Boateng, è una Elisabetta Canalis più giovane, o una Belen Rodriguez meno sfacciata. Definizioni che non le farebbero piacere, probabilmente, perché lei non ha modelli e va per la sua strada.
In televisione è la presenza fissa di Tiki Taka, il programma sportivo del lunedì di Italia 1. Ma è sui social che non conosce rivali, tanto da essere quasi diventata un marchio. Ci parla della sua vita in cui nulla, ormai, è privato, delle sue paure e dei suoi veri sogni di ragazzina. E di come cambia la sua routine da quando il compagno, dopo aver militato nel Milan e nello Schalke 04, in Germania, ora gioca a Las Palmas, Gran Canaria.

Come si sta alle Canarie?
«Beh, non ci sono ancora andata, per ora ci ha sempre e solo raggiunto lui. Ma non sembra certo male. La gente ci va in vacanza, c’ è caldo tutto l’ anno, l’ oceano, il sole».

Sempre meglio di Gelsenkirchen, nella Renania Settentrionale…
«Direi di sì».

La sua vita è cambiata?
«Sì. Ci sono abituata, con Kevin. Fa parte del suo lavoro di calciatore, in cui non c’ è nulla a tempo indeterminato, tutto cambia in fretta. Dopo due anni in Germania, adesso sta in Spagna. Comunque vicino, non dall’ altra parte del mondo. Ora ci divideremo tra lì e Milano, dove abbiamo la nostra casa e dove lavoro».

Il Las Palmas ha anche esordito bene nella Liga.
«Non è una squadra come il Real Madrid e il Barcellona, certo. Non ci sono Messi né Ronaldo, ok. Ma è pieno di ragazzi giovani e forti, un calcio molto veloce, tipicamente spagnolo: Kevin ha sempre amato quel tipo di gioco. È un’ esperienza. Tra l’ altro Kevin è l’ unico calciatore in attività ad aver segnato in tutti i quattro maggiori i campionati europei. Quest’ anno ha giocato due match e segnato due gol, un bell’ inizio».

C’ è stato però un episodio spiacevole: Boateng, in campo, ha mostrato una maglietta con la scritta «Forza Italia» in omaggio alle vittime del terremoto, ma per tutta risposta è stato multato.
Capisco che ci siano delle regole, e io sono pro-regole. Ma nel momento in cui uno sportivo si sente un po’ italiano, avendo moglie italiana e un figlio nato qui, e fa un gesto di solidarietà, mi pare una misura assurda. Quel tipo di tragedia può avvenire ovunque e il calcio dovrebbe unire. Il suo gesto non ha nulla che si avvicini a una sponsorizzazione. L’ ammontare della multa non è confermato, comunque».

E tu, Melissa, che sentimenti hai nei confronti della tragedia di Amatrice?
«Non vorrei essere nei panni di chi ha progettato e costruito la scuola che è crollata. Ci sono costruzioni antisismiche che non si rivelano tali, evidentemente in Italia non si fanno i controlli. E poi ci mettiamo a piangere dopo. Per fortuna non è avvenuto nel periodo scolastico. Da mamma sono davvero colpita: mandi a scuola tuo figlio in un istituto nel quale potrebbe essere sepolto vivo. Spero che questa tragedia spinga finalmente a fare le giuste verifiche sulle strutture pubbliche anche perché – non dimentichiamolo – sono fatte coi nostri soldi».

Come mamma sei paurosa, in generale?
«Non sono piena di paure, cerco di trovare un giusto mezzo tra il bisogno di un bambino di fare le proprie esperienze e il mio di proteggerlo. Quando sono via per lavoro lo lascio spesso a mia mamma, per fortuna ho molto aiuto».

Recentemente lei e Boateng vi siete sposati: più perché ci crede o più per tutelare vostro figlio?
«Per una questione formale, direi. Avevamo già una nostra quotidianità. Se non avessi avuto Maddox, non avrei avuto l’ urgenza. Sono religiosa, ma non fanatica. In ogni caso, è stata davvero una favola: è stato uno dei giorni più belli della mia vita».

Sei tornata a Tiki Taka. Cosa ti ha convinto?
«Conosco il direttore Claudio Brachino da tanti anni, dai tempi in cui ero a Striscia la notizia. Un giorno mi chiama: “Ho in mente un nuovo programma, una scommessa”. Era Tiki Taka. Da ragazzina giocavo a calcio, in serie C, è la mia passione, avevo già fatto Controcampo e ho detto subito di sì. Fissi siamo Pardo, Mughini e io, poi c’ è un viavai di allenatori, giocatori, giornalisti e anche belle ragazze, perché no? È un programma leggero, colloquiale, in cui si parla di sport come sul divano di casa. Ci seguono giovani, non giovani e anche tante donne».

Quando hai capito che saresti stata una donna di spettacolo?
«Non l’ ho capito nemmeno ora! A 18 anni mi sono diplomata e sono venuta a Milano. Mi sono iscritta a Pubbliche relazioni. Contemporanemente partecipavo a provini come modella qua e là: facevo parte dell’ agenzia Riccardo Gay. Milano è una città grande, ma anche piccola. Ho fatto un casting a Mediaset con la mitica Gianna Tani: mi hanno preso per il programma di Teo Mammucari. Poi è arrivata Striscia la notizia, dove sono rimasta tre anni. Ma non avevo certezze: dopo il tg di Ricci sarei potuta tranquillamente sparire. Invece sono qui da 12 anni».

Se non fossi diventata showgirl, cosa saresti?
«Studiavo per fare la giornalista. La mia idea era questa: mi è sempre piaciuto scrivere e ho fatto il Classico. Volevo avere successo, ne ero certa, ma non sapevo ancora in cosa. Sono sempre stata ambiziosa».

Modelli?
«No, nessun mito. Vado dritta per la mia strada».

Il successo è arrivato, numericamente almeno. Due milioni e 400 mila seguaci su Instagram, 670 mila fan su Facebook, un blog e un milione e mezzo di follower su Twitter. Perché ti seguono tutti?
«Sono 12 anni che sto in tv, la popolarità me la sono costruita col tempo. Oggi è tutto più veloce. Emergono i cosiddetti youtuber, ragazzi che diventano improvvisamente famosi proponendo video diversi dal solito, buffi, cose comiche. Oggi funziona così. Io lavoro parecchio all’ estero, ho un compagno calciatore: tutto questo influisce. Propongo una bellezza semplice, mi diverto, non ho problemi a mostrarmi struccata. Sono sempre uscita di casa in tuta e con lo chignon, non mostro la perfezione ma naturalezza. Sono una ragazza. E adesso una mamma».

Ma non ti turbano mai i commenti cattivi sul web. O quelli volgari?
«Sono abituata. Certe volte sono pesanti, ma fossero solo i commenti volgari… L’ anno scorso io e Kevin siamo stati travolti da insulti razzisti. I social sono pensati per fare divertire la gente, ma non per tutelarla. Tutti prendono parola, anche i cretini e gli ignoranti. Non lo dico tanto per me, ma magari per le ragazzine giovani, o le persone fragili e deboli».

Per esempio?
«Immagino una ragazzina già insicura che legge commenti del tipo “sei brutta” o “sei grassa” a corredo delle sue foto. Può essere pericoloso. Sta succedendo un fenomeno buffo, lo sa?».

Quale?
«Ho sentito che alcune ragazze, con l’ uso massiccio di Photoshop, modificano le foto del proprio corpo tanto da apparire con corpi perfetti, da modelle. Succede che poi vengano chiamate in tv a fare delle ospitate, o a eventi live, ed entrano in crisi: non posso andarci perché nella realtà sono completamente diversa da quella che mostrano sul web. Un po’ come quelli che su Tinder mettono la foto di Brad Pitt e invece…».

Senti su di te una sorta di responsabilità per essere cosi tanto seguita?
«Qualsiasi personaggio pubblico la dovrebbe sentire. Cantanti, attori, politici. Sei esposto e devi avere una misura.
Dare il buon esempio. Io sto attenta, non ho mai fatto calendari nuda, anche se le campagne di intimo le faccio. Se mi scappa di scrivere una frase polemica, cerco di stare attenta».

Hai mai avuto episodi di stalking? Quelli che un tempo si chiamavano maniaci.
«Purtroppo sì. Dieci anni fa ho subìto un’ aggressione fuori dagli studi di Striscia la notizia. Ma purtroppo in Italia non siamo tutelati, visto che non si trattava di un reato vero e proprio. La polizia mi disse che potevo anche fare denuncia, ma tanto il tizio sarebbe uscito dopo due giorni».

Le è mai più successo?
«Sei mesi fa, una cosa simile. Ero in centro a Milano con mia mamma e mio figlio. Un omone grosso ci segue. Si avvicina, inizia a importunarci. Corriamo e ci infiliamo in un bar. Chiamiamo la polizia. Lo hanno preso e lo hanno perquisito. Aveva con sé un coltello di tipo militare con il cappuccio nero. In caserma ho fatto la denuncia, ma anche lì mi hanno spiegato che senza morti né feriti sarebbe stato libero dopo poco».

Ha avuto paura?
«Sì, aveva problemi psicologici, mi pare fosse italiano. Potrebbe succedere a chiunque, ma il problema è sempre lo stesso: le donne sono più vulnerabili».

Dicevi che non hai mai posato per calendari nuda. Come mai? Pudore?
«Non ne ho mai sentito la necessità per la mia carriera. Ho rinunciato a un bel po’ di soldi, come pure ho detto no a tante campagne pubblicitarie o eventi a cui non volevo associare la mia immagine. Sono scelte che hanno pagato».

C’ è invece un programma che avresti voluto fare, ma non ti è ancora andata bene? Le Iene, per esempio?
«Ce ne sono molti. Però anche se lavoro da 12 anni mi sento ancora agli inizi. In Italia la carriera in tv per una donna è piuttosto longeva, ho solo 30 anni. Devo maturare più esperienza. Un giorno lontano, lo ammetto, ambisco più a una trasmissione come Striscia la notizia, che mi ha lanciato».

Come conduttrice?
«Beh, come velina ormai sono un po’ passata. Magari un giorno busserò alla porta di papà Antonio Ricci, che è stato quello che ci ha sempre dato le regole e bacchettato. Gli devo tutto. Con chi sul bancone di Striscia? Greggio, Iacchetti, Michelle Hunziker. Oppure lo stesso Mammucari, che mi ha battezzato in tv. Mi massacrerebbe, ma gli voglio bene lo stesso. Senza di lui magari non sarei qui».

E della polemica sul burqini cosa pensi?
«Capisco entrambe le posizioni. Da una parte c’ è la paura diffusa, incontrollata, e il bisogno di tutelarsi da un gruppo di persone fuori di testa; dall’ altra sono per il rispetto della cultura di Paesi diverso dal mio.
Sono nata in America, viaggio tantissimo, ho visto il mondo, ma non nego che oggi ho paura persino di fare una passeggiata in Piazza Duomo».

Pensi mai alla bellezza che, soprattutto per una donna, è destinata a passare?
«Si può puntare su altro. A 50 anni avrò più rughe e sarò più morbida, mi proporrò per ruoli diversi. In realtà non so come mi vedo tra 20 anni: faccio progetti anno per anno».

Libero Quotidiano

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