Roberto Da Crema, il re delle televendite, è tornato

È una mattina d’inizio estate, dall’altra parte c’è Roberto Da Crema, il mitico Baffo delle televendite degli anni ’90. «Pronto? L’intervista, certo. Ma al momento… Vuole ridere? Guardi, sto al pronto soccorso, un momento che mi sposto…».
Ma come, tutto bene?
«Una sciocchezza, niente di che… Ci sentiamo domani, va bene?». Il giorno successivo risponde dall’ambulanza. «Vuole ridere? Oggi mi becca sulla barella! (dottore, dove andiamo? Al Monzino?) Andiamo al Monzino. Aspetti, siamo arrivati. Dottore devo attaccare?».
Passa qualche ora, nuova chiamata.
Roberto, siamo preoccupati: come sta?
«Scusi ma è che sono fuori di testa… Vuole ridere? Sono ricoverato! Qualche mese fa ho messo degli “stent” al cuore ma poco dopo ho avuto un malore, e ora devo fare un controllo. Bisogna vedere il numero degli enzimi. Faccio lo smargiasso ma me la sto facendo sotto…. Vabè, cominciamo».
Re delle televendite prima, personaggio televisivo poi. Da qualche tempo è ritornato al commercio vero e proprio. Ci racconti.
«Ho smesso con le televendite dopo 35 anni, dopo ho fatto tanta tv. Poi un giorno parlavo con un dirigente pubblicitario e mi è venuta l’idea: prendo i prodotti in cambio merce dalle agenzie e li rivendo nei miei negozi a prezzi ribassati. I clienti hanno tutti la tessera e ricevono le offerte a casa e per sms. Grazie agli spot ho aperto otto negozi in Brianza e sono arrivato a più di 300mila tesserati. Numeri che fanno gola pure a qualche politico, ma non posso dire chi. Io sono un contadino che al posto della vanga ha usato il marketing. Ce li vede Jerry Scotti, Carlo Conti e Maria De Filippi vendere gli stock di limoncello a tre euro a bottiglia?».
Perché la gente si fida di lei?
«Le mie televendite le hanno trasmesse ovunque, dall’America all’Arabia Saudita. Il Baffo doppiato in arabo? C’è da morire dal ridere. Insomma, una volta a Malta mi hanno invitato in una trasmissione con psicologi ed esperti. Be’, secondo loro il sudore, la sofferenza e il respiro asmatico sono elementi che creano vicinanza con il pubblico. Ma non a tutti andava a genio il mio successo».
Per esempio?
«Con Mediaset ho avuto grossi problemi. Ho fatto le televendite all’interno dei programmi di Mike Bongiorno. Ebbene, dopo un po’ si è scoperto che vendevo più di lui nel suo programma. E questo ha fatto arrabbiare qualcuno. Se usciva che le famiglie italiane si fidavano più di uno come me che di Mike Bongiorno succedeva un pandemonio. Vuole sapere cosa vuol dire vendere? Le racconto una cosa».
Prego.
«Ero a Rete A e presentavo un massaggiatore di legno, quegli affari per la schiena pieni di sfere. Ebbene, si è spaccato durante la trasmissione e tutte le palle sono iniziate a rotolare nello studio. Ho improvvisato: “Mi avete sempre chiesto quante sfere ci sono nel massaggiatore? Contiamole!”, e ho continuato a registrare. Quel filmato è stato tagliato, naturalmente. Ma qualche mese dopo l’abbiamo mandato in onda integrale. Abbiamo stravenduto, la gente telefonava per poterlo rivedere, anche se chiedeva la garanzia sul prodotto! Inspiegabile, eh? Pensi che vent’anni fa mi hanno chiamato al circolo culturale della Bocconi per fare una lezione… Aspetti, c’è il dottore (dottore, quanti sono ’sti enzimi? Dieci? Zero? Perfetti! Oh, grazie!). Sentito? Gli enzimi sono a zero, sto bene! Domani torno a casa! (festa in corsia, infermieri e pazienti applaudono, ndr). Dove eravamo rimasti?».
Alla Bocconi…
«Con l’aneddoto del massaggiatore con le palle sono impazziti. Poi mi hanno chiamato un sacco di università. Conferenze, dibattiti, ma il segreto è solo l’istinto. Professoroni di marketing mi dicevano: genio. Ma quale genio, io vendevo gli aspirapolveri nelle sagre di paese».
Poi c’è quel respiro affannato…
«L’intuizione è stata di Renato Calderola, scopritore tra gli altri di Wanna Marchi. Mi disse: avvicinati al microfono. Ha trasformato un difetto in un fattore di riconoscibilità».
La prima ospitata in tv fuori del circuito delle locali?
«Con Gianfranco Funari in A bocca aperta. Quando mi ha chiamato pensavo che protestasse per un idromassaggio che gli avevo venduto… Un signore della tv, amava la mia gestualità. Ho lavorato con tanti, da Teo Mammucari a Fabio Canino. Il top è stato Videosapere, l’operazione culturale della Rai a metà degli anni ’90. Antonio Spinosa, un intellettuale, mi aveva scelto per gli spot che dovevano invitare gli italiani alla lettura, pensa te! Alla conferenza stampa di presentazione non sapevo cosa fare. Sulla scrivania c’era un volumone alto così: lo buttai per terra e ci salii sopra: «Un libro ti fa crescere». Fu un trionfo».
Anche Silvio Berlusconi la stimava, è vero?
«Pensava avessi una marcia in più di tanti altri e mi voleva per OK, il prezzo è giusto. Dopo sei mesi entrò in politica e non se ne fece più niente».
Ecco, la politica…
«Una volta mi chiamarono a casa Marco Pannella e Vittorio Sgarbi. Pannella mi disse: “Hai l’istinto radicale, candidati con noi. Ti votano sicuro”. Io rispondevo che non avevo un partito, e lui ribatteva: “Il nostro è un movimento”. Lì per lì non capii, ringraziai e salutai. Sgarbi mi disse. “Sei proprio una bestia!”. Pensi, potevo andare in Parlamento!».
(Altro intermezzo: entra l’infermiere: una signora sostiene che Da Crema le ha rubato il telecomando. Si scopre subito che l’accusa è priva di fondamento, scuse e strette di mano con il Baffo).
Con la televisione ha chiuso?
«Non mi piace andare in quei salotti del pomeriggio, a parlare di niente. Aspetto una cosa forte, alla Baffo. Mi piacerebbe intervistare i politici davanti al Parlamento, ma a modo mio».
Una domanda tecnica. Tra i politici di oggi chi sa vendere meglio?
«Matteo Salvini è il vero Baffo della politica. Ti butta lì una mezza verità ma la pagnotta te la fa mangiare… Di Maio? Nel Movimento 5 Stelle l’unico che sa vendere è Beppe Grillo. Aspetti che stanno facendo una televendita in tv… Mengacci? La poltrona automatizzata dovrebbe comprarla, non venderla!».
Su Roberto, è pur sempre un collega…
«È simpatico ma come giovane non sarebbe credibile neanche con una bandana in testa e gli occhiali da sole. Comunque una cosa va detta. Ci hanno preso per i fondelli per anni e adesso le televendite le fanno tutti».

Davide Di Santo, Il Tempo

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