Omaggio a Friends – Ho passato dieci giorni della mia vita a rivedere dieci stagioni di Friends

Sono passati venti anni dall’arrivo di Friends in Italia.

Lasciamo assorbire l’informazione.

Venti anni: molti non erano neanche nati, altri erano in fase svezzamento, ma io, ahimè, no.

Nel 1997, ero al primo anno di Università: i Radiohead facevano uscire “Ok computer”, un vero capolavoro, morivano Lady D e Madre Teresa e Ronaldo passava dal Barcellona all’Inter per 50 miliardi di lire. Sì, ho detto lire. E, no, non sto parlando di Cristiano Ronaldo, ma di quello brasiliano, pelato, il Fenomeno.

E, come si diceva sopra, Friends arrivava in Italia.

Per celebrare il ventennale, qualche settimana fa (in realtà un pochino in più, se pensate che l’articolo è stato pubblicato il 20 luglio, ndr), Comedy Central ha ben pensato di ritrasmettere tutte le dieci stagioni della Serie Tv per eccellenza in dieci giorni. Quindi, come ogni fan che si rispetti, ho detto addio alla mia vita sociale e mi sono barricata in casa per riguardare tutto il riguardabile (malgrado le apparenze, ho anche io una vita, più o meno, e non sono riuscita a vedere tutti i 236 episodi, ma ho fatto il possibile umano).

E, come la prima volta quando guardavo le puntate a casa della mia migliore amica, serate di pizza e chiacchiere in attesa di uscire con gli amici di sempre, mi sono ritrovata a ridere come una pazza per battute che avrò sentito circa cento volte, talmente tante volte che ormai, più che battute, sono veri e propri modi di dire, come, ad esempio: “Abbassare il volume”, facendo il gesto delle manine di Ross o “Sollevare e spostare” per qualsiasi mobile debba essere ricollocato in casa.

Non so perché le mie citazioni su Friends siano quasi tutte made-in-Ross, probabilmente sono anche io prolissa e pedante, chissà; di certo amo scandire le parole  l e t t e r a l m e n t e.

Mi sono anche commossa, come quando Phoebe dà alla luce i tre gemelli e poi, col cuore a pezzi, li deve lasciare, perché così ha promesso al fratello e perché Phoebe, nella sua stranezza surreale e, talvolta, macchiettista, fa sempre la cosa giusta.

O quando Monica ha fatto la proposta di matrimonio a Chandler e, mentre si inginocchiava, tutto l’universo si è allineato in una congiunzione astrale perfetta.

Per chi, come me, ha avuto l’onore e il privilegio di essere adolescente negli anni ’90, è davvero surreale vedere Friends nel 2017, perché risveglia ricordi che, con la fretta di questi tempi, si pensava fossero addormentati, o dimenticati del tutto.

Adesso siamo troppo impegnati: figli, famiglia, salute, il mutuo. I social. I selfie e il selfie stick. L’apparire. Gli irraggiungibili canoni di bellezza. Il cellulare sempre in mano. Soli, anche in mezzo alla gente. L’eterna lotta di dimostrare di esserci, di essere all’altezza, di essere il migliore di tutti.

Allora non era così, ve lo garantisco, e Friends ne è un esempio eclatante: semplicemente alcuni amici che sorseggiano caffè riuniti intorno a un divano.

Niente di più semplice, banale e rassicurante: nessuno che snapchatta, nessuno che si fa selfie, nessuno che controlla il numero di follower.

Ho vissuto a pieno gli anni ’90 e posso dire che la vita era davvero più semplice: non c’era nessun esibizionismo, non c’era ansia da prestazione social, le nostre brutte figure restavano relegate nei ricordi dei nostri amici, non viste e riviste su youtube. E si parlava tanto, di tutto, per cui il concetto di “amicizia virtuale” era del tutto sconosciuto.

E, prima che mi si accusi di essere una vecchia trombona nostalgica, spezzo una lancia a favore dei “tempi moderni”: è una figata essere così in contatto con tutto, sai cosa succede in tempo reale, mentre noi, mancava poco, e ancora ci affidavamo ai piccioni viaggiatori.

Internet non esisteva, le e-mail erano solo un progetto, io che, da polentona, avevo un fidanzatino in Calabria, col cavolo che potevo whatsapparlo o anche solo mandargli un veloce (e antiquato) sms. No, carta e penna e via, quindici giorni ad andare e, se rispondeva in tempi non biblici, venticinque/trenta giorni per avere una risposta. Poi, nel frattempo, era arrivata l’estate, quindi, di lì a poco lo avrei rivisto vis à vis.

Negli anni ’90 non esisteva Ed Sheeran, non sapevamo niente di Trono di Spade e, cavolo, Leonardo di Caprio era considerato solo “bello”, però esistevano il disagio, il bullismo, il terrorismo, le epidemie, no, poi, avete visto come ci vestivamo? Eravamo tremendi, degli sfigati, ballavamo come Mauro Repetto e questo la dice lunga.

Alla fine dei conti, la mia full immersion negli anni ’90 grazie a Friends, mi ha ricordato quanto questa Serie Tv sia senza tempo perché piaceva allora esattamente come ora, è attuale e, nei personaggi, ritroviamo qualcosa di noi stessi: siamo razionali e strambi come Ross, sognatori e idealisti come Phoebe, pragmatici e schizzati come Monica, sfigati e cinici come Chandler, spensierati e concreti come Joey, determinati e indecisi come Rachel.

Sono la descrizione di una generazione che, nel corso di venti anni, non è invecchiata di un secondo.

Bruna Martinelli, Hall of Series
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