«Fra saltare un anno, per la mancanza del palco di Caracalla a causa delle norme Covid, e esserci al Circo Massimo, ho deciso di esserci. Anche se i posti saranno un migliaio invece che quattromila. Anche se trovo ingiusto il paragone fra il nostro spettacolo a ingressi limitati e altre forme di intrattenimento, in cui non si usano le mascherine e non si rispetta il contenimento»: parole di Roberto Bolle. Da domani a giovedì, l’étoile del Teatro alla Scala di Milano, principal dancer dell’American Ballet Theatre, venerato fuori e dentro il mondo della danza, porterà a Roma il suo Roberto Bolle & Friends. Un’occasione unica per ammirare a Roma stelle del balletto dall’Opéra de Paris, dall’American Ballet Theatre, dal Dutch National…Lui padrone di casa e protagonista de L’altro Casanova, pas de deux di Gianluca Schiavoni, Borderlands di Wayne McGregor e Prototype reloaded di Massimiliano Volpini, con quei segni geometrici su ledwall. Bolle come l’uomo vitruviano. Pezzo amatissimo. E Canon in D Major di Bubenícek.
Come sarà lo show al tempo della pandemia?
«Più difficile organizzare i viaggi e i tamponi per i ballerini in arrivo in Italia. Complicato, ma i danzatori sono capaci di affrontare tutto, anche sul palco! Il pubblico ama i grandi classici, ha ancora voglia di ammirare le ballerine in tutù, così non mancheranno Don Chisciotte e Lago dei cigni accanto all’estetica contemporanea del mio pezzo con ledwall, leggero e vitale. Ideale per chiudere con una nota di speranza».
Lei l’ha sempre conservata, durante i lockdown?
«Ammetto, è stato un periodo molto duro. Io abituato a un allenamento costante mi sono all’improvviso sentito privato di tutto. Chiuso dentro quattro mura, senza potermi esercitare, senza gli spettacoli. Una dimensione innaturale. Ero come malato. Il mio corpo ne ha risentito. Poi ho reagito scrivendo un libro (Parole che danzano, edito da Rizzoli), e tenendo lezioni online per il palinsesto di Timvision. Senza esibirmi, mi sono dedicato a cercare nuovi stimoli e nuovi progetti».
La danza esce malconcia dalla lunga immobilità.
«Alcuni corpi di ballo sono stati chiusi. Produrre spettacoli con forti limitazioni di pubblico è un azzardo, per la danza così come per le altre arti. Eppure ho una speranza, che la crisi porti il Paese a capire che è da lì che occorre ripartire: dalla cultura, dall’arte, dalla bellezza. Il nostro petrolio. Ho esposto il mio pensiero più volte al ministro Franceschini, in occasioni sia pubbliche sia private, perché sono convinto che siano necessarie anche una visione e una forte spinta a livello governativo».
Non smette di ripeterlo.
«La mancanza che tutti abbiamo sentito delle discipline artistiche nell’ultimo periodo insegna che non sono passatempi, ma parti essenziali della vita. Rendono l’esistenza più ricca, più colorata. Danno un senso al grigiore della quotidianità».
La scomparsa di Carla Fracci e Raffaella Carrà. Esempi di rigore, forse lontani dal pensiero dominante.
«Difficile dire se avranno eredi. Sono icone, figure quasi epiche. Ma la loro quotidianità era molto diversa dalla nostra. Oggi i miti nascono in un modo che rende difficile fare un paragone. Vedo nelle nuove generazioni tanta voglia di sacrificarsi, ma la loro fama si misurerà probabilmente con la velocità di Instagram».
Lei che uso fa dei social?
«Li utilizzo con parsimonia, per me sono uno svago. Occorre fare attenzione, possono rubare molto tempo. Mi turba vedere che a volte i ragazzi li scambiano per la realtà. Il rischio è vivere in un mondo ribaltato».
Recentemente ha incontrato il corpo di ballo dell’Opera di Roma.
«Sì, per la festa della Repubblica al Quirinale, e si percepiva l’emozione di tornare finalmente sulle punte per Il lago dei cigni. Non vedo da tanto la compagine romana, ma in generale provo grande gioia quando vedo giovani danzatori far uso di un nuovo linguaggio, differente dal mio. Hanno voglia di sfide e desiderio di crescere. Tanto più in questa fase storica».
Il suo show tv «Danza con me» ha primeggiato anche quest’anno negli ascolti.
«Un altro modo del mio essere artista, mi sono appropriato di codici non miei. E mi piace. Ho imparato il lavoro in team. Essere riusciti a portare la danza in tv è una sfida vinta. L’importante, anche per me, è crescere. Andare avanti».
Non si ferma mai..
Sorride: «Il tour sarà molto impegnativo, voleremo a San Francisco, in Francia. A settembre la mia festa della danza OnDance, a Milano, che parla a un pubblico ampio, anche a chi ama tango e swing. E a ottobre Madina, al Teatro alla Scala…». Altro sguardo contemporaneo, una kamikaze che non sapeva uccidere. Le prove furono bruscamente interrotte dal primo lockdown.
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