Run, dal 10 giugno il nuovo horror della Universal

Nessuna casa isolata nella nebbia, ne’ zombi o demoni nei dintorni, RUN di Aneesh Chaganty e’ un horror che si nutre di altre paure ancora piu’ terribili, perche’ normali, umane. Siamo insomma in pieno horror psicologico, o, se si preferisce, in un thriller hitchcockiano per questo film con Sarah Paulson e l’esordiente Kiera Allen distribuito dal 10 giugno da Universal Pictures e Lucky Red in associazione con 3 Marys.

Due solo le protagoniste principali una madre, Diane (Paulson, icona dell’horror psicologico contemporaneo grazie alla serie tv, American Horror Story,), e’ una figlia adolescente, Chloe (Allen). Fin qui niente di strano se non il fatto che la ragazza e’ fin troppo malata – aritmia, diabete, paralisi agli arti inferiori e asma – e la madre troppo apprensiva. Insomma Chloe non sta affatto bene, ha bisogno di cure e medicine tutti i giorni, e’ poi tanto brava ad aggiustare le cose ed da mesi e’ in fremente attesa che una delle tante universita’ a cui si e’ iscritta accolga la sua domanda. Ma un giorno nella borsa della spesa della madre scopre un flacone di medicinale sospetto, cerca subito di saperne qualcosa di piu’ ed entra in un tunnel di inaspettate verita’ che portano ad un unico risultato. Ovvero che a volte l’amore della madre ti paralizza come una malattie e che dunque la tua unica mission e’ appunto fuggire alla maggiore velocita’ possibile anche se sei su una sedia a rotelle. “RUN e’ una lettera d’amore all’eta’ d’oro di Hollywood. È un thriller puro, su una madre e una figlia che scoprono alcune cose l’una dell’altra. Parte tutto da questo” dice nelle sue note di regia il regista di origini indiane Chaganty. La Paulson, che non e’ estranea al genere thriller, spiega che Run e’ diverso da qualsiasi altro film abbia mai interpretato: “È spaventoso, inquietante e agghiacciante. Di base e’ una vicenda nella quale tutti possiamo identificarci, perche’ e’ una storia sul legame con la persona piu’ importante nella vita di tutti noi”. E ancora l’attrice sottolinea “Naturalmente, la maggior parte delle madri non arriverebbe mai a fare cio’ che fa Diane per proteggere sua figlia, ma il pubblico comprendera’ il suo desiderio di farlo. Si crea una bellissima simmetria nel momento in cui Chloe inizia a rendersi conto di cosa le sta accadendo, e parallelamente anche il pubblico lo scopre insieme a lei”. Per quanto riguarda il legame familiare, la Paulson osserva poi che: “Diane e Chloe vivono sulla Costa Nord-Ovest del Pacifico, dove sono completamente isolate, tra loro si crea un legame che e’ parte integrante della loro sopravvivenza emotiva, spirituale e fisica. Sono rimasta affascinata dall’intimita’ del loro rapporto e dall’opportunita’ di fare un film che e’ essenzialmente un film con due protagoniste”. La Allen, infine, descrive il film come: “Estremamente intenso.Inizia in un luogo tranquillo, in una casa apparentemente normale e piena di amore.
    Poi le cose cambiano all’improvviso, la situazione inizia a degenerare. Ci sono continue sorprese, colpi di scena e scoperte”.

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