Claudia Mori, la Rai e..lo spinello

Ho letto con interesse il botta e risposta di questi giorni tra Corriere della Sera e Rai sulla questione del presunto ostracismo nei confronti della “Ciao Ragazzi” (casa di produzione di Claudia Mori) in merito a una fiction sul gioco d’azzardo.
Brava è stata Tinny Andreatta a evidenziare, neppure tanto velatamente, quello che sembra essere il problema di fondo del perché da sette anni il progetto della Mori si sia arenato ai piani alti di Viale Mazzini: semplicemente non è un buon progetto, ovvero scritto e sceneggiato come si deve per rispondere a quella che è la finalità di un prodotto televisivo, ovvero attirare spettatori (e conseguente raccolta pubblicitaria). O forse la Mori pensava che bastasse il nome (il suo e del marito) per vederselo approvare? Non vado oltre nel ragionamento, perché entreremmo nel campo della meritocrazia, su cui lascio la parola a Cesare Lanza che sul tema ha ben più esperienza e sensibilità del sottoscritto, portando avanti da anni una campagna sul tema attraverso il suo movimento “Socrate 2000 – ritorno al merito”
Una cosa è certa: alla Rai (e al suo azionista di riferimento) non si può certo recriminare che abbiano un occhio di riguardo nei confronti dell’azzardo: prova ne è la nuova convenzione del Servizio pubblico che praticamente elimina la possibilità di pubblicizzare il gioco d’azzardo sui canali Rai e il fatto che tali limiti arrivano dopo una legge dell’anno scorso che già limitava fortemente la pubblicità dei giochi sulla Rai (oltre che su Mediaset e La7). Infine l’atteggiamento non certo “di favore” nei confronti dell’azzardo è testimoniato dall’attenzione che la Rai, da qualche anno a questa parte, dedica agli aspetti più devianti legati al gioco, sia attraverso i TG sia con approfondimenti nei suoi programmi di punta, quasi fosse la nuova droga del millennio (basta una ricerca sul sito della Rai.it per averne conferma).
A proposito di droga…assisto stupito alla crociata contro il gioco d’azzardo leggendo, contestualmente, che a favore della legalizzazione della cannabis sono addirittura scesi in campo alcuni magistrati…lascio al lettore qualsiasi considerazione e riflessione in merito, io mi limito a chiudere con questo aforisma di quel genio di O.Wilde: “Il mondo è un palcoscenico, ma le parti della commedia sono assegnate malamente”.

di Sirio dall’ Aia

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