FILM IN USCITA AL CINEMA: COSA VEDERE (E NON) NEL WEEKEND

cinemaPERICLE IL NERO di Stefano Mordini (Italia, 2016) con Riccardo Scamarcio, Gigio Morra, Marina Fois Durata: 104’ Voto 4/5
Pericle Scalzone, detto il nero, di lavoro “fa il culo alla gente”: per conto di un boss napoletano di Liegi tramortisce le vittime con un sacchetto pieno di sabbia poi toglie loro le mutande e le sodomizza. Tra queste capita pure la persona sbagliata e per Pericle inizia una fuga senza fine verso Calais: braccato da sgherri dei boss rivali e dalla polizia, piombato fra le braccia di un’attempata fornaretta, cercherà di sopravvivere. Basandosi sul libro di Giuseppe Ferrandino, Mordini, assieme alla veterana Francesca Marciano e Valia Santella, cuce il film addosso ad uno Scamarcio magistralmente tatuato e brutale. Poi si abbandona ad una regia godardiana che ricorda Fino all’ultimo respiro, senza troppe infrazioni tecniche ma con una impostazione formale simile. Infine immerge storia e protagonisti in atmosfere alla Melville e in prolungate sospensioni temporali alla Dardenne (i fratelloni belgi producono). Seguite fino ad un certo punto senso e svolte della trama: perché ciò che conta sono la dannata messa in scena e lo sguardo dell’autore. L’aria, i soldini e la mancanza di oppressione produttiva franco-belga fanno benissimo ad un regista ambizioso e fino ad ora titubante, che qui veleggia “fuori categoria”. Peccato per quella voce fuori campo, ultimo fardello da cinema “italiano”, trascinato oltre misura. (DT)
WILDE SALOMÉ di e con Al Pacino (USA, 2011) con Jessica Chastain, Kevin Anderson. Durata: 88’ Voto 4/5
In quest’opera pubblicata nel 1893, Oscar Wilde sembrava conoscere il proprio destino. E non a caso Salomé fu il suo lavoro letterario più controverso, certamente il più sofferto. Al Pacino “se ne appropria” nel miglior senso del termine e conferisce alla tragedia biblica di wildeiana creazione una rara mescolanza di teatro, cinema, musica e fotografia. Al centro è l’ossessivo e diabolico rapporto tra Erode e Salomé, ove la seconda chiede la testa di Giovanni Battista al sovrano che farebbe qualunque cosa pur di amarla. Se Pacino è un Erode sopra le righe, simile al precedente e magnifico scespiriano Riccardo III, Jessica Chastain nel corpo della principessa figliastra rivela tutte le qualità di un’attrice di talento ancora non diva mondiale. Il sangue, la lussuria, il desiderio insaziabile di vendetta nutrono la tragedia ri-documentata e ri-elaborata (dentro e fuori la scena) da Al Pacino, arricchita da personaggi inattesi come Bono degli U2 (autore del brano Salomé) e Gore Vidal. Il film esce a distanza di 5 anni dalla sua premiére alla 68ma Mostra veneziana fuori concorso dove fu acclamato. (AMP)
VIAGGIO DA PAURA di Ali F. Mostafa (Emirati Arabi, 2014) con Fahad Albutairi, Shadi Alfons, Fadi Rifaai Durata: 105’ Voto 3/5
Ci sono un egiziano, un siriano e un saudita che intraprendono un viaggio in auto da Abu Dhabi fino a Beirut… C’è parecchio da ridere ma pochissimo da scherzare in questo on the road arabo, campione d’incassi in Medio Oriente nel 2014, con un terzetto di giovanissimi protagonisti upper class degli Emirati Arabi (un dj, un insegnante di ginnastica, e un blogger disoccupato cocco di mamma) che tornano a trovare l’amico morto sotto le bombe in Libano nel 2006. Momenti di assoluta ilarità modello Una notte da leoni, siparietti comici che sottolineano le mille crepe del tessuto sociale mediorientale attuale (le ragazze “israeliane”, il cammello investito alla Lynch, le primavere arabe schiave dei social, i guerriglieri in nome di Allah), per non dire degli scenari desertici mozzafiato, Viaggio da paura (titolo pietoso che in originale diventa l’onesto From A to B) è un film davvero intelligente e spassoso. Senza enfasi retorica Alì Mostafa non tralascia mai la collocazione storico/politica di questi ragazzotti borghesi in mezzo alla polvere, al sangue e ai morti. Che alla fine una bella serata in discoteca sia un ambizione legittima e agognata è tutto fuorché eticamente riprovevole. Cercatelo e non ve ne pentirete. (DT)
THE BOY di William Brent Bell (Usa, 2016) con Lauren Cohan, Rupert Evans, James Russell Durata: ’97 Voto 3/5
La tata Greta che arriva dal Montana è la bella Lauren Cohan di The Walking dead. Il lugubre maniero inglese dove va a prestare momentaneo servizio è abitato dagli Hellshire, una coppia di anziani ed eleganti signori che vogliono andare in vacanza. Alla bambinaia il compito di accudire il piccolo Brahms come i due fanno da anni. Ma il bimbo altri non è che un bambolotto di porcellana… oppure no? The Boy è un horror purissimo girato tra quattro mura quattro, con sei personaggi di cui uno sempre in scena. I cambi d’abito e pettinatura di Greta sono i graduali step da superare, tra corridoio, cucina e camera da letto, per l’agnizione classica in cui niente è ciò che sembra. Scricchiolii, oggetti che si spostano senza motivo, sussurri provenienti dalle pareti, sangue che goccia dal soffitto, il salto sulla sedia l’artigianalissimo Bell lo crea con espedienti semplici e per nulla ardimentosi. Al resto pensano gli occhioni azzurri della Cohan e l’inquietante fissità dell’ovale del rigido Brahms. Nessun capolavoro all’orizzonte, ma un’onestissima, prolungata attesa del turning point definitivo che trasforma l’horror in brevi sequenze d’azione e fisicità performativa da thriller. Girato in Canada. (DT)
LA SPOSA BAMBINA di Khadijah Al Salami (Yemen, 2014) con Reham Mohammed Durata: 99’ Voto 3/5
Nojoom non ci sta. Andata sposa a 10 anni secondo un’assurda usanza tribale yemenita, le è stata distrutta l’unica bambola che possedeva, simbolo di un’infanzia derubata. A fronte di maltrattamenti ed abusi costanti, la bimba si presenta coraggiosamente a un giudice di tribunale, ottenendo che giustizia sia fatta. La storia vera è divenuta prima un romanzo autobiografico (La Sposa Bambina” di Nojoud Ali e Delphine Minoui, Piemme) e poi un film, nelle salde mani della regista Khadijah Al Salami, la prima donna cineasta dello Yemen. Benché il film non possieda qualità cinematografiche memorabili, è impossibile non rimanerne sconvolti, commossi ed orgogliosi di fronte a una vicenda di tale portata, specie venendo a conoscenza del fatto che la stessa regista da ragazzina rischiò una sorte simile a Nojoom. Da cercare nelle migliori sale. (AMP)

Anna Maria Pasetti e Davide Turrini, FQ Magazine

Torna in alto