Chalamet, il mio viaggio da antieroe in Dune

Su Vanity Fair anticipazione film di Villeneuve da romanzo cult

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è dune.jpg

Dopo i tentativi di Jodorowski e Ridley Scott (che abbandonò il progetto per dedicarsi a Blade Runner) , la criticata trasposizione (1984) di David Lynch, con Kyle McLachlan, Silvana Mangano, Max Von Sidow e Sting, flop al botteghino, diventata a suo modo un classico, e la miniserie di Syfy con relativo seguito (2000-2001), è Denis Villeneuve a firmare il nuovo adattamento di Dune, romanzo cult fantascientifico (1965) di Frank Herbert, base del ‘Ciclo di Dune‘. L’epopea visionaria di guerra, crescita interiore, critica politica e sociale, considerata una delle maggiori ispirazioni per tante altre saghe, compresa Guerre Stellari, nella versione del regista canadese (già autore di Blade Runner 2049), sarà in due film, dei quali il primo, che mette in scena la prima metà del libro, dovrebbe uscire negli Stati Uniti (rinvii da emergenza pandemia permettendo) il 18 dicembre con Warner Bros.

Vanity Fair Usa propone un’anticipazione, arricchita dalle prime foto, sul mondo creato da Villeneuve, che ha per protagonista Timothée Chalamet nel ruolo che è stato di McLachlan, di Paul Atreides, erede al Trono della Casa degli Atreides, dotato di un potere sovrumano e destinato a diventare leader politico e religioso nella guerra contro l’Imperatore e i nemici della casa di Harkonnen. Nel supercast anche Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Stellan Skarsgard, Josh Brolin, Zendaya, Charlotte Rampling, Javier Bardem e Jason Momoa.

“L’appeal immediato di Paul era che in una storia di fondazione di un nuovo mondo, così dettagliata e su grande scala, ci fosse al centro del racconto il viaggio di una sorta di antieroe – ha spiegato Chalamet a Vanity Fair -. In altre parole, lui non sogna l’avventura. Le resiste, ne è spaventato. Pensa di essere destinato a diventare un giovane generale studiando il padre (interpretato da Oscar Isaac) e la sua leadership, e di avere avanti a sé ancora una decade per prepararsi”, ma “il fato gli riserva un programma diverso. E lui potrebbe possedere poteri che neanche i suoi istruttori immaginano”. La storia di Herbert ha come principale ambientazione il Pianeta desertico di Arrakis, dove dal ciclo vitale dei vermi delle sabbie si genera la Spezia, la merce più preziosa dell’Impero, essendo una droga capace di provocare preveggenza, essenziale anche nel pilotaggio delle grandi astronavi, e di allungare di centinaia di anni la vita umana. Villeneuve ha scelto, fra le location, un’area fuori Abu Dhabi e la Giordania.

“Mi è capitato di uscire dalla mia stanza di albergo alle 2 di notte e la temperatura era di 100 gradi (Fahrenheit, quasi 38 gradi Celsius, ndr)” racconta Chalamet, che durante le riprese come molti altri attori indossava, anche con temperature di 120 gradi (48 gradi celsius), costumi ispirati alle ‘tute’ distillanti’ pensate da Herbert, simili a ‘armature’ in gomma spessa. Condizione essenziale che ha posto Villeneuve alla Warner Bros prima di accettare il progetto è stata di poter realizzare dal libro due film. “E’ un mondo troppo complesso (per un film solo, ndr). E’ un mondo che dipana il suo potere nei dettagli”. Per il regista, la storia centrale, di un pianeta destinato a morire, non è solo un’avventura spaziale ma una profezia: “Non importa quello che si crede, la Terra sta cambiando e ci dovremo adattare – spiega -. Dune è stato scritto nel 20/o secolo. Era un ritratto distante della realtà del petrolio, del capitalismo dello sfruttamento e del sovrasfruttamento della Terra. Oggi le cose sono molto peggiorate”. Si racconta “una storia di formazione, ma anche un invito all’azione rivolto ai giovani”.

Ansa

Torna in alto