David Cronenberg, gli 80 anni del visionario regista cult tra sogni e incubi

Da “La mosca” a “Videodrome” fino all’ultimo “Crimes of the future” la carriera dell’inimitabile regista canadese, innovatore di forme e linguaggi cinematografici

David Cronenberg compie 80 anni il 15 marzo. In oltre mezzo secolo di carriera dietro alla macchina da presa ha offerto una filmografia personale e originale che ha saputo scavalcare i confini del cinema di genere, e partendo dal “body horror”, di cui è maestro indiscusso, ha indagato la metamorfosi umana attraverso la mutazioni di corpi, il lato oscuro di questa evoluzione come incubo, il rapporto tra uomo e tecnologia, mantenendo uno sguardo costantemente proiettato verso il futuro dell’esistenza. Sempre con uno stile unico e fedele alla (sua) linea, a costo di inimicarsi Hollywood.

Gli inizi

 Un’interessante definizione di David Cronenberg e del suo cinema l’ha fornita Martin Scorsese: “Cronenberg è il XX secolo, qualcosa che sfortunatamente noi non riusciamo a controllare, nel senso che non controlliamo l’imminente distruzione di noi stessi”. Appassiona fin da giovanissimo alle storie di fantascienza (da Isaac Asimov a Philip K. Dick), già negli anni precedenti al debutto cinematografico Cronenberg aveva scritto diversi romanzi di questo genere: un tema che anima di fatto tutta la sua produzione, con il fantastico che si mischia all’horror e al macabro con ambiziose riflessioni sulla natura umana. Cronenberg si siede per la prima volta dietro la macchina da presa nel 1969 per “Stereo” seguito l’anno dopo da “Crimes of the Future” (solo omonimo del film del 2022). 

I film cult

Seguono film che hanno fatto la storia da “Scanners” (1981) a “La zona morta” (1983), da “La mosca” (1986) a “Il pasto nudo” (1991), fino a “Crash” (1996), “eXistenZ” (1999) e “A History of Violence” (2005). I temi, il linguaggio sono una delle particolarità di Cronenberg, i cui film non sempre hanno riscosso consensi unanimi. In carriera ha ottenuto solo un grande riconoscimento, il Premio speciale della Giuria per “Crash” a Cannes nel 1996. Nel 2018 la 75esima Mostra del Cinema di Venezia gli ha attribuito il Leone d’oro alla carriera, con questa motivazione: “Benché in origine Cronenberg sia stato relegato nei territori marginali del genere horror, sin dai suoi primi film scandalosamente sovversivi il regista ha mostrato di voler condurre i suoi spettatori ben al di là del cinema di exploitation, costruendo film dopo film un edificio originale e personalissimo”.

I film rifiutati

La carriera di Cronenberg è stata sul punto di prendere molte volte strade diverse. Ad esempio quando George Lucas pensò a lui come possibile regista de “Il ritorno dello Jedi”, offerta declinata dal cineasta canadese. Lavorò anche per circa un anno a una versione di “Atto di forza”. Ma le divergenze creative con il produttore Dino De Laurentiis e con lo sceneggiatore Ronald Shusett, lo allontanarono dal progetto che passò nelle mani di Paul Verhoeven. Alla fine degli anni Novanta, venne annunciato come regista del sequel di “Basic Instinct”, progetto che poi si insabbiò.

Ultimo film e progetti

“Crimes of the Future” è un thriller fantascientifico sconvolgente, estremo, che ha riportato il maestro canadese in concorso a Cannes nell’edizione 2022, tra distopia ed evoluzione dei corpi, dopo otto anni di assenza dal set. E’ stato poi annunciato la messa in cantiere di “The Shrouds”, nuovo film che vedrà Cronenberg tornare a lavorare con Vincent Cassel dopo “La promessa dell’assassino” e del 2007 e “A Dangerous Method” del 2011.

Una mostra a Milano

David Cronenberg ha collaborato alla prossima mostra della Fondazione Prada “Cere anatomiche: La Specola di Firenze 5/8 David Cronenberg”, aperta a Milano dal 24 marzo al 17 luglio. Il progetto è stato ideato in collaborazione con La Specola, parte del Museo di Storia Naturale e del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze, uno dei musei scientifici più antichi d’Europa (ospita più di 3,5 milioni di reperti animali e 1.400 elementi di cere anatomiche, realizzati tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo per illustrare l’anatomia del corpo umano). La mostra riunisce tredici ceroplastiche, concentrandosi sul modo in cui il corpo delle donne è stato rappresentato per scopi scientifici. Un inedito cortometraggio, realizzato da Cronenberg negli spazi della Specola, introduce queste cere in una dimensione alternativa, esplorando temi come la fascinazione per il corpo umano e le sue possibili mutazioni e contaminazioni.

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